La chiamano agricoltura del futuro: probabilmente è una definizione roboante ma di certo la cosiddetta vertical farm, vale a dire l’agricoltura verticale in un ambiente chiuso e controllato, è una delle soluzioni più promettenti per l’approvvigionamento alimentare. Uno studio, però, invita alla cautela nell’ottimismo e suggerisce di approfondire gli studi LCA (Life Cycle Assessment, la valutazione del ciclo di vita) quando ci si riferisce all’agricoltura verticale indoor. La ricerca è stata condotta dallo svedese Michael Martin, ricercatore presso l’IVL Swedish Environmental Research Institute e il KTH Royal Institute of Technology, e dalll’italiano Francesco Orsini, ricercatore presso l’Università di Bologna.
“Gran parte della letteratura scientifica promuove l’agricoltura verticale come soluzione sostenibile per l’approvvigionamento alimentare. Tuttavia, le valutazioni delle implicazioni ambientali della fecondazione in vitro rimangono limitate nella letteratura scientifica, con pochi casi che applicano valutazioni ambientali sistematiche” scrivono Martin e Orsini.
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L’impiego di LCA è essenziale nell’agricoltura verticale
Secondo i due ricercatori, sono ancora pochi gli studi che convalidano le affermazioni fatte sull’agricoltura verticale in merito all’efficienza delle risorse e al ridotto impatto ambientale. Tali valutazioni positive, inoltre, provengono spesso dalle stesse aziende agricole e tradiscono un approccio lineare alle questioni.
“L’impiego di LCA – aggiungono Martin e Orsini – può essere una metodologia essenziale per per risolvere le criticità di molte delle affermazioni del settore e fornire conoscenze adeguate per lavorare con la sostenibilità in modo più strategico, fornendo metriche trasparenti e scientificamente fondate”.
Lo scopo dello studio è quello di fornire approfondimenti su come condurre una valutazione della sostenibilità ambientale per quel che riguarda la vertical farm utilizzando la metodologia LCA, in modo da ricavarne anche un apprendimento durante il processo. Lo studio fornisce infatti una panoramica del metodo e descrive le diverse fasi della conduzione di una valutazione del ciclo di vita,, fornendo una guida specifica per l’agricoltura verticale.
Allo stesso tempo si analizzano i limiti dell’impiego dell’LCA e si forniscono informazioni sulle sfide e sui possibili miglioramenti nelle tecniche adottate nell’agricoltura verticale indoor, in base a precedenti ricerche.
Lo studio condotto da Martin e Orsini sostiene che la maggior parte degli attuali sistemi di agricoltura verticale impiega approcci lineari alla loro produzione. Ciò implica che si utilizzano materiali importati (spesso vergini) dall’esterno, e lo stesso vale per l’energia necessaria ad alimentare gli impianti. Per il futuro i due ricercatori prevedono l’impiego di materiali riciclati oltre all’uso di fonti energetiche rinnovabili, prodotte in loco, in modo da poter ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura verticale.
“Con le città che diventano un’importante forza trainante per l’economia circolare e come parti interessate fondamentali per lo sviluppo e il miglioramento della sicurezza alimentare, le sinergie tra gli impianti di agricoltura verticale e le loro infrastrutture urbane sono essenziali per comprendere e pianificare i futuri sistemi alimentari urbani”, aggiungono.
Ancora di più, le soluzioni sostenibili per cibo, acqua, energia e trasporti diventeranno sempre più importanti. Come spiegano ancora i due ricercatori, alcune aziende stanno esplorando tali sviluppi in tutto il mondo, con il potenziale necessario per mettere in campo approcci più circolari e potenzialmente migliorare ulteriormente le prestazioni ambientali dell’agricoltura verticale indoor.
Nei prossimi anni, inoltre, l’agricoltura verticale indoor dovrà ottenere una maggiore diversificazione, passando dagli attuali sistemi, che si basano principalmente su ortaggi a foglia, erbe aromatiche e microverdure, verso una più ampia gamma di prodotti agricoli. Secondo Martin e Orsini, nel futuro lo sviluppo dell’agricoltura verticale dovrà includere bacche, fiori commestibili, piantine in vaso. Per questi prodotti, dunque, le valutazioni comparative e le analisi LCA rispetto ai sistemi di produzione convenzionali (sia in termini di coltivazione che di trasporto/stoccaggio) potrebbero diventare ancora più rilevanti.
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