A Milano in un vecchio scalo ferroviario dismesso è stato avviato il progetto di riqualificazione urbana “L’innesto”, con l’ambizione di costruire un nuovo quartiere circolare a zero emissioni: ospiterà circa 400 nuovi alloggi di housing sociale e 300 posti letto per studenti in edifici a energia quasi zero, costruzioni prefabbricate smontabili e riciclabili e un’innovativa rete di teleriscaldamento.
Quattro ettari di aree verdi, parcheggi per biciclette e percorsi pedonali di collegamento col resto della città, terminali di ricarica per auto elettriche, laboratori e cucine condivisi, un parco agricolo comunitario, un negozio a rifiuti zero. Per incoraggiare la collaborazione della comunità i servizi saranno gestiti direttamente dai residenti e dalle organizzazioni no-profit e saranno accessibili tramite app. È uno dei casi citati dalla Ellen MacArthur Foundation come esempio di quartiere circolare, un’evoluzione degli spazi pubblici cittadini orientati alla circolarità.
Per la loro caratteristica di essere completamente innestati nello spazio urbano, progetti come questo hanno una grandissima potenzialità nel dare un contributo significativo allo sviluppo di città più circolari, perché i residenti possono toccare con mano i benefici: i quartieri circolari, spiega la Ellen MacArthur Foundation, creano posti di lavoro, migliorano l’accesso ad alimenti più salutari e mettono in connessione le comunità. Inoltre, a livello di quartiere è più facile testare le varie iniziative di economia circolare e servono meno finanziamenti e risorse rispetto a politiche nazionali per avviarle.
Leggi anche: Città resilienti nel mondo: l’adattamento climatico nei centri urbani
Città più ecologiche grazie ai quartieri circolari
Il primo beneficio è sicuramente ecologico. E non è certo un aspetto secondario, se consideriamo che, nonostante occupino solo il 3% delle terre emerse, le città consumano attualmente il 75% delle risorse globali e producono il 60-80% delle emissioni di gas serra. Decarbonizzare i centri urbani è dunque una priorità nel raggiungere gli obiettivi Fit for 55 dell’Unione europea e restare sotto i limiti di 1,5 °C degli Accordi di Parigi. Un piccolo contributo arriva da soluzioni circolari all’interno dei singoli quartieri, che può diventare un grandissimo contributo quando gli effetti si sommeranno, quartiere dopo quartiere, col progredire del nuovo approccio alla vita urbana.
In primo luogo attraverso l’utilizzo di materiali riciclabili e con un minore impatto nella costruzione di nuovi edifici o, ancora meglio, il riutilizzo e la riconversione di edifici e infrastrutture già esistenti. Ad esempio, De Warren è una cooperativa edilizia fondata ad Amsterdam e realizza edifici solo con legname recuperato e riciclato. Inoltre, il minor utilizzo dell’auto privata grazie al trasporto condiviso, al trasporto pubblico sostenibile, alle piste ciclabili e pedonali, ridurrà l’inquinamento, migliorerà la qualità dell’aria per i residenti e incentiverà gli spostamenti a piedi o in bicicletta, con benefici per la salute dei cittadini. Grazie al consumo di cibo coltivato localmente, si taglieranno tutte le emissioni legate al trasporto degli alimenti.
All’interno dei quartieri circolari, sono centrali, inoltre, tutte le iniziative di adattamento ai cambiamenti climatici: oltre al vantaggio ecologico aumentano la sicurezza dei cittadini e riducono le spese di amministrazione nel caso di disastri naturali. Un numero crescente di quartieri, soprattutto nel Nord Europa, sta adottando misure per contrastare gli effetti delle inondazioni. Il quartiere di Dunbar Spring a Tucson, in Arizona, è stato trasformato in una foresta urbana che contribuisce ad abbassare fino a 20 °C le temperature in una città in cui l’aumento delle temperature e la siccità stavano diventando un’emergenza.
Benefici sociali e sviluppo del senso di comunità nei quartieri circolari
Se l’impatto ambientale delle città è un problema, non bisogna dimenticare che i centri urbani sono stati uno dei principali acceleratori della civilizzazione, per la loro caratteristica di creare conversazioni: le persone interagiscono tra loro, lavorano, socializzano, costruiscono relazioni. Senza tutto ciò le città sarebbero solo un insieme di grigi edifici e anonime infrastrutture. A un certo punto, però, qualcosa si è inceppato e le grandi metropoli sono diventate spesso sinonimo di alienazione. Ritrovare una dimensione più comunitaria è un’esigenza universalmente sentita, soprattutto dopo l’esperienza del Covid-19 e lo sviluppo di quartieri circolari è un’opportunità per ricreare un ecosistema fecondo per la conversazione.
I quartieri circolari migliorano le interazioni sociali creando spazi comuni per il giardinaggio, la produzione, il riutilizzo, la condivisione e la riparazione di oggetti, aumentando le opportunità di incontro quotidiano tra i residenti. A Toronto, ad esempio, alcune domeniche dell’anno i cittadini espongono fuori casa i loro oggetti personali che non utilizzano più, perché possano essere presi dai vicini. Laboratori come il Maakleerplek di Lovanio, in Belgio, offrono un posto accogliente dove riunirsi per creare oggetti, scambiarsi conoscenze, strumenti e materiali.
Gli orti urbani e le cucine comunitarie sono luoghi per l’apprendimento delle pratiche circolari e non solo, mentre la presenza di numerosi spazi condivisi come biblioteche, rimesse per le biciclette, negozi per il noleggio di oggetti migliora la qualità della vita anche all’interno delle abitazioni, liberando spazi e rendendole più confortevoli. Più in generale, quartieri verdi e più vivibili contribuiscono alla salute mentale dei cittadini: secondo una stima fatta per la città di Barcellona, almeno il 13% di disturbi mentali potrebbero essere prevenuti solo in questa maniera.
I vantaggi economici per i residenti in un quartiere circolare
La narrazione per cui la transizione ecologica è un costo troppo alto, a beneficio di una minoranza elitaria, oltre a essere distorta e insincera, viene facilmente smentita dagli esempi in cui il concetto di economia della ciambella elaborato dall’economista britannica Kate Raworth viene applicato al contesto locale dei quartieri circolari.
L’housing sociale con affitti e vendite a condizioni agevolate o le residenze universitarie sono un esempio delle ricadute economiche positive sulla vita dei cittadini. Lo sviluppo delle comunità energetiche, con forme di autoproduzione e autoconsumo dell’energia elettrica diminuiscono il prezzo dell’energia e in futuro diventeranno una fonte di reddito, quando il surplus verrà venduto dai residenti con transazioni peer to peer o sarà acquistato direttamente dai gestori di energia per le necessità di stabilizzazione della rete e per colmare momentanei gap.
Gli orti comunitari permettono di avere alimenti a costo zero, i frigoriferi condivisi riducono gli sprechi, le associazioni di produttori di cibi biologici danno accesso ad alimenti di qualità superiore con benefici per la salute e i mercati alternativi sono un’occasione per scambiare beni e servizi, come dimostra l’esperienza del mercato del baratto di Città del Messico. A Londra, ReLondon e il London Borough of Bexley aiutano i residenti di Bexley a condividere e ridistribuire gratuitamente le eccedenze alimentari. È stato calcolato che la Tool Library di Edimburgo ha fatto risparmiare alle famiglie 1,5 milioni di sterline, attraverso la condivisione di utensili che altrimenti sarebbero stati acquistati.
Iniziative circolari come i negozi di riparazione, oltre al risparmio immediato, sono una possibilità per creare occupazione e nuove qualifiche. Ad Augustenborg, in Danimarca, la disoccupazione nell’area è diminuita in modo significativo dopo il loro avvio, e sono state fondate nuove aziende per amministrare i sistemi di gestione dell’acqua, i tetti green e il car sharing. Nella città indonesiana di Surabaya, nell’ambito del progetto di ripristino delle mangrovie, ai residenti viene insegnato come ricavare prodotti dagli alberi, creando nuove opportunità di reddito.
Non c’è una sola via, ma tanti modelli a seconda delle esigenze
Quali sono, dunque, le caratteristiche di un quartiere circolare? Il punto di forza principale di questo tipo di soluzione è proprio la massima versatilità: i quartieri circolari hanno un volto differente da città a città e tra differenti aree all’interno della stessa città, perché diversi sono i fattori sociali, ambientali e culturali. Ogni comune ha un suo approccio nella gestione cittadina, influenzato naturalmente dalla cultura politica dell’amministrazione. Tuttavia la Ellen MacArthur Foundation individua tre direzioni verso cui vanno i progetti di quartieri circolari: 1) riqualificare gli spazi esistenti trasformandoli in hub dell’economia circolare; 2) rivitalizzare interi quartieri in base ai principi della circolarità; 3) costruire nuovi quartieri.
Il progetto “L’innesto” a Milano appartiene a quest’ultima categoria di più ampio respiro e non è certo l’unico caso in Europa. Rivitalizzare i quartieri esistenti, invece, significa ripensarli in chiave circolare adattandosi alle specifiche esigenze del quartiere: ad esempio ad Amsterdam lo stimolo è stata la necessità di prevenire le esondazioni, a Curitiba, in Brasile, la precarietà delle abitazioni rendeva impossibile la fornitura di servizi igienici essenziali. A Città del Messico, risolvere i problemi legati a un’immensa discarica cittadina.
Tutti questi interventi richiedono, naturalmente, finanziamenti adeguati e questa nei prossimi anni potrebbe essere una barriera a causa dei sottofinanziamenti cui devono far fronte molte amministrazioni locali.
La Ellen MacArthur Foundation elenca alcune possibili strategie per integrare gli interventi pubblici con l’apporto dei privati. “Un consorzio con più stakeholder può aumentare l’efficacia e il successo dell’iniziativa, combinando l’efficienza del settore privato con la visione d’insieme del settore pubblico”. Oppure rivolgersi direttamente alle comunità locali: grazie alla conoscenza diretta del contesto possono valutare meglio se un’iniziativa circolare risponda alle esigenze ambientali e socio-economiche del quartiere e attivarsi, ad esempio con forme di crowdsourcing o bilanci partecipativi in cui i cittadini toccano con mano come vengono spesi i fondi.
Un’opportunità da non perdere viene, infine, dalle nuove tecnologie digitali e smart, che consentono di raccogliere dati, coinvolgere i cittadini nella pianificazione urbana e mappare le risorse dei quartieri o le opportunità circolari. Un esempio sono le mappe interattive, come la mappa della North London Waste Authority per i punti di riparazione dei device elettronici, la mappa di Parigi che indica i luoghi in cui i cittadini possono trovare ambienti freschi e ombreggiati durante le ondate di calore o la smart-map di Göteborg, dove sono indicati tutti i punti in cui noleggiare, prendere in prestito, condividere e scambiare oggetti.
Leggi anche: È possibile sbarazzarsi delle auto? Quattro città dicono di sì
© Riproduzione riservata