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venerdì, Gennaio 10, 2025
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SPECIALE | Trattato sulla Plastica
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Come sa bene chi legge EconomiaCircolare.com la plastica è uno dei simboli più evidenti dell’economia lineare, soprattutto nella pratica smodata dell’usa e getta. Uno dei simboli più tossici, se si considerano le centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti finite nei mari e negli oceani di tutto il mondo (per non parlare di quelli dispersi nelle città e nelle campagne); e poi le nano e microplastiche, ormai ubiquitarie dentro e fuori di noi, e, ancora, gli additivi nocivi usati nella produzione dei polimeri e rilasciati anche durante l’uso dei prodotti in plastica, dai giocattoli agli imballaggi alimentari. 

Se il riciclo della plastica è ancora qualcosa di marginale, dall’altra bisogna ammettere che la riduzione della produzione – al vertice della gerarchia dei rifiuti adottata da anni a livello europeo – è altrettanto elitaria.

Da più parti dunque negli ultimi anni si è fatta sempre più forte l’esigenza di decisioni importanti assunte a livello globale. Per questo motivo è stata salutata come storica la decisione risalente a marzo 2022 con il quale il Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) ha ufficializzato la convocazione di un Comitato intergovernativo di negoziazione (INC) per sviluppare uno strumento giuridicamente vincolante che affronti l’intero ciclo di vita della plastica entro il 2024. Uno strumento globale e giuridicamente vincolante che dovrebbe affrontare la plastica attraverso un approccio sistemico.

“Quando affrontiamo i problemi ambientali sentiamo spesso parlare di approccio sistemico. I documenti preparatori diffusi dalle Nazioni Unite in vista dell’incontro di fine novembre vanno proprio in questa direzione. Il problema delle plastiche – ha scritto per noi Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia – non viene inquadrato come una semplice gestione di rifiuti, ma è una questione che riguarda il loro intero ciclo di vita: dall’estrazione dei combustibili fossili necessarie a produrle, al design e fabbricazione degli oggetti, fino al loro smaltimento. Di conseguenza nei documenti diffusi finora si fa riferimento, oltre che alla dispersione di plastiche e microplastiche nell’ambiente e nei mari, anche agli impatti climatici, sulla biodiversità e la perdita di servizi ecosistemici”.

In questi anni abbiamo seguito le lunghe e complesse fasi di negoziazione, raccontato le parti in gioco e analizzato i motivi del ritardo dell’adozione del Trattato sulla plastica, che è stata posticipata al 2025 – e ancora non è chiaro se si riuscirà entro il primo semestre di quest’anno. Sono tutti pezzi che trovate riassunti in questo Speciale, e continueremo a monitorare e ad approfondire tutto ciò che ruota attorno al Trattato .

A nostro avviso si tratta di un appuntamento cruciale, al di là degli esiti. Non solo perché è uno degli appuntamenti che testimonierà la salute del multilateralismo e l’influenza delle lobby ma anche perché c’è da sciogliere il nodo principale, ben sintetizzato dal rappresentante del Kuwait all’ultima riunione del 2024: bisogna porre fine alla plastica in sé o “soltanto” all’inquinamento da plastica, continuando implicitamente a produrre nell’attuale forsennata maniera?

Una domanda la cui risposta, a nostro avviso, è nell’economia circolare. Ecco perché vi invitiamo a seguire questo Speciale, rinnovando l’invito a inoltrarci contributi, critiche e suggerimenti. Intanto buona lettura.

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