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Benvenute e benvenuti al quattordicesimo numero della rassegna internazionale di EconomiaCircolare.com. Il biodiesel europeo alimenta la deforestazione? Secondo l’associazione Transport & Environment sì. Parliamo poi dell’immancabile e instancabile politica anti-ambientalista e anti scientifica dell’amministrazione Trump, di fuga cervelli, di plastiche e bioplastiche, di riciclo dei rifiuti nucleari e di elettricità da fonti rinnovabili.
Buona lettura
DIESEL “RINNOVABILE” SOTTO ACCUSA: NEL BIODIESEL EUROPEO TORNA L’OLIO DI PALMA
Uno studio di Transport & Environment rivela gravi discrepanze nei dati sull’uso del POME, un residuo della lavorazione dell’olio di palma, nei biodiesel venduti in Europa. Nel 2023 l’UE ha usato oltre 2 milioni di tonnellate, a fronte di una disponibilità globale stimata in 1 milione. Il sospetto: olio di palma mascherato da residuo per aggirare le norme

Sono state 2 milioni le tonnellate di POME usate in Europa nel 2023, più del doppio della disponibilità globale stimata, sollevando dubbi sulla reale origine del materiale impiegato nei biodiesel.
Le compagnie petrolifere europee nel 2023 hanno speso 2 miliardi di euro per l’acquisto di POME, dato che evidenzia quanto il “residuo” sia ormai un prodotto di alto valore, nonostante sia classificato come scarto.

Sembra che molto POME sia semplicemente olio di palma camuffato. Ciò solleva seri dubbi sul fatto che questo diesel rinnovabile o HVO sia davvero così verde come dicono le compagnie petrolifere
Cian Delaney, Transport & Environment
Leggi il report sul sito di Transport & Environment
RICICLARE LE SCORIE NUCLEARI: SOGNO GREEN O INCUBO DI PROLIFERAZIONE?Cresce l’interesse per il riciclo delle scorie nucleari come soluzione energetica sostenibile. Start-up e governi investono in nuove tecnologie per riutilizzare il combustibile esaurito, ricco di energia latente. Tuttavia, esperti temono i rischi di proliferazione nucleare legati all’estrazione di plutonio, elemento usabile per armi. Il dibattito divide anche i sostenitori del nucleare.
Il Dipartimento dell’Energia degli USA ha stanziato 10 milioni di dollari per la ricerca su tecnologie di riciclo del combustibile nucleare. Un investimento significativo che mostra l’interesse istituzionale nel tema.
Francamente, c’è abbastanza contenuto energetico nei rifiuti dei reattori attuali per alimentare l’intero Paese per 150 anni Jake DeWitte, CEO di Oklo
Deve avvenire come parte di una strategia più ampia che affronti sia il combustibile esaurito sia la non proliferazione David Victor, professore presso la University of California, San Diego
Leggi l’analisi su Yale Environment 360 |
RICICLO E BIODEGRADABILITÀ: “L’APPARENTE PARADOSSO CHE NON C’È”Secondo European Bioplastics, l’associazione che rappresenta gli interessi dell’industria delle bioplastiche in Europa, le bioplastiche biodegradabili non ostacolano il riciclo: “studi e test dimostrano che possono essere efficacemente separate con tecnologia NIR, senza contaminare altre frazioni plastiche”. La corretta identificazione delle bioplastiche tramite tecnologia NIR è essenziale per un riciclo di qualità. European Bioplastics invita i riciclatori ad aggiornare le proprie macchine con gli spettri corretti per polimeri come PLA, PBAT e PHAs, e sollecita i produttori di macchinari a includerli come standard di fabbrica.
Leggi il post sul sito di European Bioplastics |
DALLE DISCARICHE AGLI ENZIMI:LA BIODEGRADAZIONE DELLA PLASTICA ACCELERA GRAZIE ALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALEUno studio internazionale pubblicato su PNAS Nexus rivela che le discariche ospitano una ricca biodiversità di enzimi e microbi naturali in grado di degradare plastiche. Usando l’intelligenza artificiale, sono stati identificati 712 enzimi e 150 specie microbiche potenzialmente capaci di biodegradare materiali come PET, PLA e nylon. La ricerca apre nuove prospettive per il “bioriciclo” dei rifiuti plastici.
Leggi la ricerca su PNAS Nexus |
STOP ALLA DISPERSIONE DI PELLET IN PLASTICA :L’UE VARA NUOVE REGOLE CONTRO LE MICROPLASTICHEConsiglio e Parlamento UE hanno raggiunto un accordo sulle prime regole europee per prevenire la dispersione di pellet plastici, materia prima per la produzione di plastica. Le misure prevedono piani di gestione del rischio, certificazioni obbligatorie per gli operatori più grandi e regole specifiche per il trasporto marittimo. Obiettivo: ridurre una delle principali fonti di microplastiche.
Secondo il legislatore europeo, tra 52.140 e 184.290 tonnellate di pellet sono state perse nel 2019 solo in UE
Abbiamo raggiunto un buon accordo che garantirà che le perdite di pellet non siano più impossibili da affrontare, come è avvenuto finora. L’Europa guadagna in sicurezza e prevenzione e si dota di strumenti per reagire a incidenti e inconvenienti che possono comportare perdite di pellet di plastica. César Luena (S&D, ES), relatore al Parlamento UE
Ogni anno, l’equivalente di 7.300 camion di pellet di plastica viene disperso nell’ambiente. Oggi l’UE ha compiuto un passo fondamentale per ridurre l’inquinamento da pellet, adottando misure per affrontare le perdite e garantire una corretta gestione, anche nel trasporto marittimo. Paulina Hennig-Kloska, ministra polacca per il clima e l’ambiente
Leggi la notizia sul sito del Parlamento UE |
CARBONE, ORDINI D’EMERGENZA DA TRUMP: MA IL MERCATO GUARDA ALTROVEDonald Trump ha firmato quattro ordini esecutivi per rilanciare l’industria del carbone negli Stati Uniti, inclusa la riapertura delle concessioni su terreni pubblici e incentivi per alimentare data center con carbone. Ma anche tra i sostenitori del carbone c’è scetticismo: gli alti costi e la concorrenza di gas e rinnovabili ne frenano il futuro.
Leggi la notizia su Politico |
PFAS, L’ENVIRONMENTAL PROTECTION AGENCY DI TRUMP TENTA LA RETROMARCIAL’EPA sotto Trump vuole modificare il metodo con cui valuta i rischi chimici, permettendo il ritorno nei mercati di PFAS e altri inquinanti vietati in molti stati. Il piano minaccia centinaia di divieti locali su sostanze tossiche nei beni di consumo. Secondo i critici, aumenterà l’esposizione della popolazione a sostanze collegate a cancro e malattie congenite.
Leggi l’analisi sul Guardian |
FUGA DEI CERVELLI DAGLI USA: LA SCIENZA EUROPEA PRONTA AD ACCOGLIERELicenziamenti e censure negli enti scientifici USA sotto Trump stanno spingendo numerosi ricercatori a emigrare. L’Europa risponde con programmi di accoglienza e nuovi visti scientifici. Per gli istituti come il Max Planck si tratta di un’opportunità, ma la comunità teme l’impatto negativo a livello globale della “guerra alla scienza” americana.
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