Se è vero che negli ultimi anni la finanza sostenibile è stata messa in un angolo, è altrettanto innegabile che resta, almeno in teoria, uno degli strumenti principali per raggiungere gli obiettivi ambientali, sociali ed economici dell’Unione Europea. Lo sa bene la Commissione europea, che lo scorso 20 novembre ha proposto una serie di modifiche al regolamento sulla divulgazione della finanza sostenibile: si tratta più precisamente del regolamento 2019/2088/UE, noto con l’espressione inglese Sustainable Finance Disclosures Regulation (SFDR), cioè il quadro di trasparenza che l’UE ha indicato sei anni fa per i prodotti finanziari che integrano obiettivi ambientali o sociali.
Le modifiche attuali, scrive la Commissione europea, “sono progettate per affrontare le carenze attuali, rendendo le regole più semplici, efficienti e meglio allineate con le realtà del mercato. Le regole riviste saranno più adatte al dettaglio e utilizzabili per le aziende”. Come si può notare, dunque, la Commissione continua a spingere sul binario “semplificazioni/competitività”. Ma al contempo è apprezzabile l’autocritica dell’istituzione che, a distanza di pochi anni, ammette che “il regolamento non ha pienamente raggiunto i suoi obiettivi per aiutare il settore finanziario dell’UE ad allocare capitali per le priorità sostenibili dell’Europa”.

Messa da parte l’idea di una revisione completa della SDFR – che avrebbe comportato difficoltà per gli investitori, almeno secondo la Commissione, e avrebbe aumentato il rischio di greenwashing – le modifiche attuali consentiranno ai fornitori di prodotti finanziari una riduzione dei requisiti di informazione, consentendo loro di tagliare i costi. L’obiettivo, scrive ancora la Commissione, è che tali modifiche possano facilitare “una maggiore partecipazione degli investitori al dettaglio nei mercati dei capitali dell’UE”. Come ha insegnato la Cop30, infatti, uno dei problemi della finanza climatica – e più in generale della finanza sostenibile – è che manca ancora un deciso apporto dei privati, che preferiscono delegare agli Stati temendo un lontano o cattivo ritorno degli investimenti.
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Quello che c’è da sapere sulla “nuova” finanza sostenibile UE
Quando la Commissione “tiene” particolarmente, diciamo così, a un testo o una proposta aggiunge le fondamentali FAQ (Frequently Asked Questions), cioè le domande e risposte più richieste. Ne riportiamo alcune che ci sembrano essenziali per una maggiore comprensione del tentativo di modifica in atto del regolamento. Qui invece è possibile consultare la valutazione d’impatto che accompagna la proposta di modifica del regolamento SFDR: per chi fosse interessato suggeriamo di mettersi comodo, dato che si tratta di un testo di 193 pagine, molto fitte di analisi e dati.
Prima di entrare nel merito delle modifiche, vale la pena ricordare che il regolamento SFDR è stato adottato nel novembre 2019 ed è in applicazione da marzo 2021. Il regolamento è integrato da un regolamento delegato della Commissione, adottato nell’aprile 2022, che ha aggiunto dettagli tecnici e ha iniziato ad applicarsi nel gennaio 2023. Le attuali proposte di modifiche saranno presentate a breve al Parlamento e al Consiglio per la loro deliberazione. Verosimilmente, dunque, bisognerà attendere (almeno) la seconda metà del 2026 per la possibile entrata in vigore.
Ma cosa prevedono nello specifico queste modifiche della Commissione? Gli elementi chiave della proposta sono i seguenti:
- rimozione delle informazioni integrative a livello di entità: è soppresso l’obbligo per i partecipanti ai mercati finanziari di pubblicare e mantenere sul loro sito web se considerano i principali effetti negativi delle decisioni di investimento sui fattori di sostenibilità, compresi i modelli corrispondenti;
- riduzione significativa dell’informativa a livello di prodotto: le informazioni destinate agli investitori sono abbreviate e semplificate. Ad esempio, il numero di argomenti trattati nei modelli di informativa sarà ridotto. Inoltre le informazioni saranno coerenti con le nuove categorie di prodotti e si baseranno su concetti chiari, misurabili e utilizzabili;
- introduzione di un sistema di categorizzazione con tre categorie: sulla base di un ampio riscontro delle parti interessate, la Commissione propone tre categorie volontarie che si basano sulle pratiche di mercato esistenti. L’obiettivo principale è fornire chiarezza agli investitori in merito ai prodotti che hanno un livello di ambizione in materia di sostenibilità, consentendo loro di abbinare i loro investimenti alle loro preferenze in materia di sostenibilità. Ancora più importante, le categorie sono più semplici, più chiare e meno ad alta intensità di dati rispetto agli attuali concetti dell’SFDR. I complessi obblighi di informativa di cui agli articoli 8 e 9 dell’SFDR sono soppressi. Ciò aveva causato notevole incertezza e problemi di vendita impropria e uso improprio delle informazioni come etichette. Le dichiarazioni ESG contenute nei nomi e nei documenti di marketing saranno ora rigorosamente riservate ai prodotti classificati, garantendo che tutti i prodotti venduti come ESG soddisfino i criteri minimi comuni dell’UE.
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Come funzioneranno nella pratica le nuove categorie per gli ESG?
Le categorie raggrupperanno efficacemente i prodotti finanziari ESG (ambientali, sociali e di governance) in tre gruppi a seconda dei loro obiettivi ESG e dei loro livelli di ambizione. I tre gruppi sono i seguenti:
- categoria sostenibile: prodotti che contribuiscono agli obiettivi di sostenibilità (ad esempio obiettivi climatici, ambientali o sociali), come gli investimenti in imprese o progetti che soddisfano già elevati standard di sostenibilità;
- categoria di transizione: prodotti che effettuano investimenti in imprese e/o progetti che non sono ancora sostenibili, ma che si trovano su un percorso di transizione credibile, o investimenti che contribuiscono a migliorare, ad esempio, il clima, l’ambiente o le aree sociali;
- categoria di elementi di base ESG: altri prodotti che integrano una varietà di approcci di investimento ESG ma non soddisfano i criteri delle categorie di investimento sostenibili o in transizione (ad esempio, concentrandosi sui migliori risultati della categoria su una determinata metrica ESG, perseguendo rendimenti finanziari escludendo i peggiori risultati ESG).
Il nuovo sistema di categorizzazione riflette le attuali pratiche di mercato e si basa sul quadro legislativo esistente (compresi gli orientamenti dell’ESMA sui nomi dei fondi e la raccomandazione della Commissione del 2023 sul finanziamento della transizione). Inoltre sopprime la definizione di “investimento sostenibile” ai sensi dell’SFDR, che nella pratica aveva dato luogo a interpretazioni e difficoltà di attuazione diverse. Invece il nuovo quadro incorpora il concetto in forma più semplice in criteri chiari e consente agli operatori di mercato di continuare a fare uso delle pratiche che hanno sviluppato. Inoltre la terza categoria può potenzialmente includere una grande maggioranza dei prodotti ESG attualmente sul mercato.

Con il nuovo sistema, conclude la Commissione, “il percorso di investimento è reso più facile in quanto gli investitori sono meglio attrezzati per comprendere i prodotti finanziari che fanno affermazioni ESG. Inoltre, avranno una comprensione più chiara degli obiettivi di sostenibilità e del livello di ambizione dei diversi prodotti. Ciò consentirà una migliore comparabilità tra i prodotti ESG all’interno della stessa categoria e tra categorie diverse, determinando anche un livello più elevato di protezione degli investitori rispetto alla situazione attuale”.
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