La dinamica dell’obsolescenza programmata, cioè della “data di scadenza” che spetta ai nostri dispositivi elettronici è un fenomeno sempre più tangibile nell’era della domotica e non risparmia neanche il mondo digitale, come si è visto con i mancati aggiornamenti automatici per Windows 10 (a cui EconomiaCircolare.com ha dedicato un intero Speciale).
Stanno subendo questo triste epilogo anche i termostati smart Google Nest di prima e seconda generazione. Dal 25 ottobre, infatti, questi modelli non sono più in grado di connettersi o funzionare con l’app Google Nest o l’app Google Home. Ciò significa che il termostato perde tutte le funzionalità smart di controllo da remoto precedentemente fornite da Google Home e Google Assistant, non può più usare le funzioni basate sul cloud, né ricevere gli aggiornamenti software o di sicurezza. Google ha confermato che i dispositivi non saranno completamente bloccati, ma si trasformeranno in termostati manuali. Una bella differenza, anche di valore, per chi aveva acquistato un termostato “intelligente” connesso con il sistema del riscaldamento, e si ritrova con un modello più che basico e antiquato.
Un’operazione prevista: lo scorso aprile, Google aveva annunciato la “fine del supporto” per questi modelli, venduti tra il 2011 e il 2014. Per quel che riguarda l’interruzione degli aggiornamenti software e di sicurezza, l’azienda avverte che potrebbe portare ad un “calo delle prestazioni con l’uso continuato”, e rendere i termostati vulnerabili agli attacchi informatici.
Come risposta al problema, Google ha offerto ai possessori uno sconto per l’acquisto di un Nest Learning Thermostat di quarta generazione e assistenza per il corretto smaltimento dell’hardware da sostituire.
La rete di riparatori che vuole salvare i dispositivi smart
Ma è davvero questo l’unico esito possibile per dei dispositivi ancora perfettamente funzionanti? Come fa sapere in un articolo Fight to Repair, esiste un vasto ecosistema gratuito di software open source per i prodotti smart che è in grado di prendere il posto dei servizi cloud proprietari, mantenendo in funzione o persino ampliando le funzionalità del termostato di vecchia generazione. Tra questi Home Assistant, una sito di domotica open source supportata da una comunità mondiale di appassionati di fai da te e riparatori.
Per sfruttare queste alternative, è necessario però superare i blocchi del software inseriti da Google, che impediscono il flashing, cioè l’installazione di software personalizzato sui dispositivi o il loro collegamento a sistemi di domotica indipendenti di terze parti. È chiaro quindi come questi ostacoli digitali contribuiscono all’accumulo di RAEE, apparecchiature di rifiuti elettrici ed elettronici, non permettendo il proseguo del ciclo di vita di hardware ancora perfettamente funzionanti.

Leggi anche: “Stop destroying videogames”, la campagna contro l’obsolescenza programmata dei videogiochi
Il sistema delle ricompense
In questo contesto si inserisce la FULU Foundation, una organizzazione no profit guidata dall’esperto di riparazioni e YouTuber Louis Rossmann. La fondazione ha lanciato un ambizioso programma di ricompense per programmatori e reverse engineer – professionisti in grado di lavorare a ritroso partendo dal prodotto finito per arrivare alla progettazione inziale – in grado di liberare l’hardware bloccato dalle restrizioni imposte dai produttori.
L’iniziativa include una ricompensa di oltre 12.000 dollari per coloro che riusciranno a riattivare o abilitare le funzionalità smart dei termostati Nest Gen 1 e Gen 2 attraverso una piattaforma che non sia Google e utilizzando strumenti informatici accessibili a basso costo. L’obiettivo è supportare i movimenti per il diritto alla riparazione, in contrasto con l’uso crescente da parte dei produttori di blocchi di software e del cosiddetto Digital Rights Management (DRM), cioè l’insieme di sistemi, meccanismi e protocolli che permettono ai detentori dei diritti su prodotti multimediali, software, e altro, il controllo sulle operazioni effettuabili da parte dei fruitori.

Leggi anche: “Windows 10, dopo il fast fashion arriva il tempo del fast tech?” La denuncia di Right to Repair Europe
L’estensione del problema: dai termostati ai grandi elettrodomestici
La problematica dell’obsolescenza e della limitazione da parte degli OEM (Original Equipment Manufacturer), cioè di chi produce le componenti per le varie aziende, è trasversale e riguarda diversi prodotti. “Le aziende – si legge sul sito di FULU – ci vendono prodotti ma mantengono il controllo, limitando il modo in cui li utilizziamo, ripariamo, personalizziamo e persino accediamo ad essi. Pensi di possedere la tua auto, ma il produttore ti addebita un abbonamento per sbloccare più potenza. Hai acquistato un videogioco, ma l’editore lo distrugge chiudendo i server. Cerchi di riparare la tua lavastoviglie, ma non puoi farlo senza chiamare il produttore”.
“Non è – continuano – una questione di comodità. È una questione di controllo. E sta invadendo ogni aspetto della nostra vita digitale, un aggiornamento alla volta. Se non agiamo subito, rischiamo di intrappolare le generazioni future in un mondo in cui tutto è in affitto, nulla è di proprietà e il potere è nelle mani delle aziende, non dei consumatori”.
In questo senso si muove il concetto che guida attivisti e riparatori: quello della proprietà digitale che vuole che quando acquisti qualcosa, appartiene a te. Non al tuo fornitore di servizi, né all’azienda che l’ha prodotta, ma solo a te.
Le soluzioni proposte dalla fondazione prevedono un sistema di donazioni e quindi di ricompense: oltre 30.000 dollari per chi riesce a fare una modifica che consenta la sostituzione di un’unità disco non abbinata su una console Xbox Series X; ma anche più di 11mila dollari per disattivare gli annunci pubblicitari sui frigoriferi Samsung Family Hub; e ancora più di 10mila dollari per rimuovere le funzioni DRM che limitano l’uso di filtri per l’acqua o per l’aria di terze parti in elettrodomestici come i frigoriferi o purificatori d’aria.
La stessa ricompensa per i termostati Google scadrà il 31 dicembre 2026, dopodiché tutti i contributori avranno la possibilità di farsi rimborsare la donazione o di donarla a FULU, se nessuno avrà presentato una soluzione valida.
Leggi anche: Elettrodomestici smart, come combattere l’obsolescenza programmata e proteggere i nostri dati
© Riproduzione riservata



