La stime dicono che nel 2019 nell’UE sono andate perse nell’ambiente tra le 52mila e le 184mila tonnellate di pellet di plastica. Chiamati anche nurdles, nibs, pellet di pre-produzione e pellet di resina, sono la materia prima industriale utilizzata per tutta la produzione di plastica: sono quelle palline bianche che spesso troviamo sulle spiagge. “Le perdite di pellet di plastica nell’ambiente sono la terza fonte di tutte le emissioni non intenzionali di microplastica” spiega la Commissione Europea. Per questo il legislatore europeo ha proposto un norma per “prevenire meglio le perdite di pellet di plastica lungo la catena di approvvigionamento, con l’obiettivo di arrivare azzerarle”. Il 23 aprile il Parlamento Ue ha approvato in prima lettura norme – avanzate dalla Commissione il 16 ottobre 2023 – che impongono a tutti soggetti che trattano pellet di plastica di adottare misure per evitare perdite. E in caso di perdite, dovranno intervenire immediatamente per contenere e ripulire le fuoriuscite.
La proposta si applicherebbe a tutti gli operatori economici coinvolti nella manipolazione di pellet di plastica nell’UE in quantità superiori a 5 tonnellate all’anno, nonché ai vettori dell’UE e ai vettori extra-UE che trasportano pellet di plastica nell’UE
Le attuali pratiche di gestione dei pellet, spiega ancora la Commissione, “comportano perdite in tutte le fasi della catena di approvvigionamento”, in particolare la produzione (vergine o riciclata), la lavorazione, il trasporto e altre operazioni logistiche e di gestione dei rifiuti. Una volta nell’ambiente, sono quasi impossibili da catturare. La loro mobilità è un fattore aggravante: “Come tutte le microplastiche, i pellet di plastica che fuoriescono dagli impianti industriali o durante il trasporto sono facilmente trasportati nell’aria, dalle acque di superficie e dalle correnti marine e possono essere trovati anche nel suolo (compresi i terreni agricoli)”.
Gli effetti della dispersione di pellet di plastica
Le perdite di pellet hanno impatti negativi sull’ambiente, sul clima, potenzialmente sulla salute umana e sull’economia, secondo la Commissione.
Alcuni di questi impatti sono legati specificamente ai pellet, altri alle microplastiche in generale. È noto che i pellet vengono mangiati da una serie di specie marine e costiere (ad esempio tartarughe marine, uccelli marini e molluschi). Una volta ingeriti, possono causare danni fisici o la morte. Come tutte le microplastiche, il loro potenziale di fungere da vettore per tossici adsorbiti o microrganismi patogeni è parte integrante del problema.
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Obiettivi del regolamento
Il regolamento approvato dall’Europarlamento mira a ridurre le perdite di pellet nell’ambiente e porterebbe a una diminuzione “dal 54% al 74% rispetto allo scenario di riferimento”. Vale a dire una riduzione del 6% della quantità totale di microplastiche rilasciate involontariamente.
Vediamo con quali strumenti.
Best practice. Il regolamento stabilisce requisiti sulle migliori pratiche di manipolazione, sulla certificazione obbligatoria e sull’autodichiarazione e prevederà lo sviluppo di una metodologia armonizzata per stimare le perdite.
Piani di valutazione dei rischi. Il regolamento richiede agli operatori economici di stabilire un piano di valutazione dei rischi per ogni impianto che tratta annualmente più di 1000 tonnellate di pellet di plastica. I deputati chiedono inoltre che i piani contengano informazioni sul numero di tonnellate di pellet di plastica gestite all’anno e sulla natura chimica di ciascun polimero contenuto nei pellet di plastica presenti nel sito.
Etichettatura chiara dei contenitori. I deputati propongono che tutti i contenitori per lo stoccaggio e il trasporto di pellet di plastica siano etichettati con un pittogramma specifico e con informazioni legate alla loro pericolosità, al potenziale di danno per l’ambiente, alla necessità di evitare il rilascio e di raccogliere eventuali fuoriuscite.
Norme per le PMI. Per le piccole e medie imprese sono previste norme più leggere che “garantiranno un’adeguata mitigazione dei potenziali impatti sulle loro attività”. I deputati chiedono ad esempio che la norma sui piani di valutazione dei rischi si applichi a partire da due anni dopo l’entrata in vigore del regolamento per le grandi imprese, tre anni per le medie imprese e cinque anni per le piccole imprese.
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I prossimi passi
All’entrata in vigore del regolamento sui pellet in plastica manca il voto del Consiglio europeo e il trilogo tra Consiglio, Parlamento e Commissione. “Spero che nel prossimo mandato saremo in grado di negoziare un regolamento forte e basato sulla prevenzione che porterà a una diminuzione significativa dell’inquinamento da pellet di plastica, che rappresenta un tale rischio per la salute umana e l’ambiente”, ha detto il relatore João Albuquerque (S&D, PT). Entro 2 anni dall’entrata in vigore del regolamento, la Commissione dovrà pubblicare una relazione sulla fattibilità dell’introduzione della tracciabilità chimica dei pellet di plastica. Il regolamento sarà riesaminato 8 anni dopo la sua entrata in vigore per valutarne l’applicazione e l’efficacia.
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