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domenica, Dicembre 15, 2024

Ridurre i rifiuti plastici con l’intelligenza artificiale, dall’Australia la nuova sfida

L’agenzia nazionale per la ricerca scientifica (CSIRO) prova a individuare soluzioni definitive al problema degli scarti in plastica, in tandem con Microsoft. L’iniziativa si inserisce inoltre nel contesto della Plastic Mission, una delle 12 missioni che CSIRO sta sviluppando per un futuro post-Covid più resiliente

Maurita Cardone
Maurita Cardone
Giornalista freelance, pr e organizzatrice culturale, ha lavorato per diverse testate tra cui Il Tempo, Il Sole 24 Ore, La Nuova Ecologia. Abruzzese trapiantata a New York dove è stata vicedirettore di una testata italiana online, attualmente è corrispondente dagli USA per Artribune oltre a collaborare con diversi media italiani e non. Si occupa di temi sociali e culturali con particolare attenzione alle intersezioni tra arte e attivismo.

Una partnership con Microsoft è alla base di un progetto australiano che utilizza intelligenza artificiale e apprendimento automatico per rilevare, monitorare e ridurre i rifiuti plastici che finiscono nell’ambiente e in particolare nei corsi d’acqua. A lanciare il progetto pilota è l’agenzia nazionale per la ricerca scientifica, Commonwealth Scientific and Industrial Research Organization (CSIRO) che ha avviato una sperimentazione in collaborazione con la municipalità di Hobart e Chemistry Australia, associazione di categoria nazionale dell’industria chimica, per affrontare e tentare di trovare soluzioni definitive al problema degli scarti in plastica in Australia. Il progetto è parte di un più ampio accordo di collaborazione con Microsoft per la ricerca sugli usi dell’intelligenza artificiale per la gestione dell’ambiente, del territorio e delle acque. L’iniziativa si inserisce inoltre nel contesto della Plastic Mission, una delle 12 missioni che CSIRO sta sviluppando all’interno di un piano denominato Team Australia che ha l’obiettivo di trovare soluzioni basate su scienza e tecnologia per un futuro post-Covid più resiliente.

Questa prima sperimentazione si concentra sull’analisi di fiumi e sistemi di drenaggio per identificare e tracciare i rifiuti che finiscono nei corsi d’acqua e acquisire le informazioni necessarie per programmare interventi correttivi. Tra le tecnologie utilizzate, fotocamere a sensori applicate alle reti comunemente utilizzate per impedire che i rifiuti finiscano nelle fognature. Le fotocamere raccoglieranno in tempo reale informazioni utili a stimare la quantità di detriti catturati e classificare le diverse tipologie di rifiuti individuate. L’obiettivo di lungo termine è quello di creare linee guida nazionali per misurare l’accumulo di rifiuti nell’ambiente per poi elaborare politiche che consentano di interrompere la catena che porta quei materiali a contaminare acque e territorio. CSIRO sta infatti anche collaborando con Chemistry Australia e Plastic Stewardship Australia per individuare metodologie più sostenibili per l’uso, il riuso e il riciclo dei prodotti in plastica con l’idea che alcuni dei materiali di scarto che finiscono nell’ambiente possano invece diventare risorse se rimessi in circolo.

Se il Covid aumenta i problemi

Secondo dati del Governo riferiti al biennio 2016-17, l’Australia produce 67 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno (una media di 540 chili per nucleo familiare) di cui solo il 37 per cento viene riciclato. Dei 3.5 milioni di tonnellate di plastica consumati nel paese nello stesso biennio, è stato riciclato solo il 10 per cento. Il Covid ha peggiorato la situazione: secondo quanto riportato da The Guardian in un articolo dello scorso giugno, la città di Melbourne avrebbe denunciato un aumento del 70 per cento di conferimento illecito di rifiuti nel corso del mese di aprile 2020 rispetto all’anno precedente, mentre la città di Sidney ha riportato un aumento del 35 per cento del volume di rifiuti speciali raccolti a livello municipale.

Lo scorso agosto il Governo australiano ha introdotto una regolamentazione, attualmente in attesa di approvazione del Parlamento, per eliminare gradualmente le esportazioni di rifiuti a partire da gennaio del prossimo anno. Attualmente il Paese esporta 645mila tonnellate di rifiuti non trasformati, di cui la maggior parte finisce nei Paesi asiatici. La legge prevede la creazione di un fondo da 190 milioni di dollari australiani per la modernizzazione dell’industria del riciclaggio e il Governo stima che porterebbe alla creazione di 10mila posti di lavoro. Ma il piano è stato criticato dagli ambientalisti che vedono nella nuova regolamentazione un tentativo di “camuffare” l’esportazione di rifiuti, riprocessandoli sotto forma di prodotti combustibili da incenerimento, e che vorrebbero invece che il governo spostasse la responsabilità della limitazione e gestione dei rifiuti plastici sulle industrie produttrici.

Se la nuova legislazione dovesse passare, il Paese dovrebbe trovare con urgenza soluzioni efficienti per la gestione dei rifiuti e Microsoft e CSIRO sono convinti che l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie possano aiutare. “La nostra ricerca – ha commentato Denise Hardesty, senior principal research scientist di CSIRO – aiuta a comprendere l’entità dell’inquinamento da plastica in Australia e nel mondo, e come ridurlo. Ripensare gli imballaggi in plastica è solo uno dei modi per ridurre gli sprechi, attraverso progettazione, materiali e logistica migliori. Possiamo anche trasformare il modo in cui utilizziamo, produciamo e ricicliamo la plastica creando nuovi prodotti”.

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