Insieme al fotovoltaico, l’energia eolica, prodotta cioè dal vento, è una delle fonti di energia col maggior potenziale. Tutti gli studi e i report degli ultimi anni testimoniano che eolico e fotovoltaico sono le energie rinnovabili che più si sono diffuse, e con ancora ampi margini di crescita. Ad agevolare questa tumultuosa crescita ci sono i costi, che si sono fatti via via sempre più ridotti, e gli impatti ambientali più bassi.
Tuttavia per l’eolico sussiste un problema: le pale eoliche sono l’elemento più ingombrante dell’aerogeneratore della turbina, ma non sono riciclabili, per via del materiale composito con cui sono costruite. Questo, naturalmente, se non si trova una soluzione, causerà notevoli problemi ambientali quando arriverà il momento di dismettere i cosiddetti parchi eolici, che sarebbe più corretto definire impianti eolici, o sostituirli con turbine più efficaci nella produzione di energia.
Circa l’85% del peso di una turbina è costituito da metalli, per i quali esistono già soluzioni di riciclo consolidate. Il problema si estende alle difficoltà legate al riciclo del restante 15%, composto perlopiù dalle pale eoliche, costituite prevalentemente da compositi polimerici rinforzati con fibra di vetro o di carbonio, particolarmente difficili da riciclare.
Che fare? In questo Speciale analizziamo la questione e, nell’ottica del giornalismo costruttivo che muove il lavoro di EconomiaCircolare.com sin dai nostri esordi a ottobre 2020, proponiamo soluzioni. Questo Speciale va letto in parallelo a quello sul riciclo dei pannelli fotovoltaici: perché per un’energia realmente sostenibile non basta più l’abbattimento delle emissioni durante la produzione – ciò che eolico e fotovoltaico fanno mirabilmente – ma serve ampliare lo sguardo all’intero ciclo di vita.
Perciò vi rimandiamo alla lettura di questo Speciale e, come ogni volta, rinnoviamo l’invito a inoltrarci spunti, critiche e contributi. Buona lettura.
Andrea Turco
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