È una questione pratica che coinvolge centinaia di milioni di perso nel mondo, alle prese con un sistema operativo – e con computer – perfettamente funzionanti sui quali, come da iconografia medioevale della morte, è caduta la falce mortifera di Microsoft. Che ha deciso che dal 14 ottobre scorso non offrirà più aggiornamenti automatici per Windows 10. Alcuni utenti “si stanno facendo prendere dal panico, in alcuni casi a torto, in altri a ragione”, scrive per noi Reware. Che chiarisce che la fine supporto di un sistema operativo “NON comporta la morte immediata di tutti computer che ne sono dotati”. Ma sicuramente aggiunge grane, crea problemi in alcuni casi non irrilevanti e con impatti economici. Per un software che abbiamo comprato e pagato. Tutto per spingere a comprare nuovi PC. Col rischio di produrre diverse centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti elettronici (che in realtà sarebbero device perfettamente funzionanti se non fosse per la decisione di Microsoft, che evidentemente non si accontenta di essere la più grande multinazionale del software al mondo).
È quindi, certamente, una questione pratica. Ma è anche una questione politica. L’Europa, pur nelle more dei quelle che la Commissione definisce “semplificazioni“ (qui il nostro Speciale), ha de tempo intrapreso una battaglia sacrosanta contro l’obsolescenza programmata: quando a decidere se si possa o meno usare ancora un oggetto non è il proprietario, non sono le condizioni dell’oggetto stesso, spesso perfettamente funzionate; è invece il produttore, che in fase progettuale decide quando il telefonino, il forno a microonde o il pc (appunto) deve smettere di funzionare.
Ed è ovviamente una questione ambientale, col rischio di accorciare artificiosamente il ciclo di vita dei beni, aumentandone così l’impatto ambientale (perché al loro posto se ne compreranno altri, prodotti con altre materie prime, con altra energia e producendo altri rifiuti).
E siccome tutto questo che ha ricadute sul nostro diritto ad un ambiente sano, quella di Windows 10 è anche una questione di diritti.
Questo speciale raccogli alcuni contributi raccontano i fatti e ragionano di “fast tech”, sul modello del fast fashion, di diritto agli aggiornamenti e alla riparazione. Lo pubblichiamo oggi perché, come saprete, il 18 ottobre si celebra in tutto il mondo l’International Repair Day, il giorno della riparazione, con migliaia di iniziative nei cinque continenti.
Buona lettura (e buona riparazione).
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