mercoledì, Dicembre 3, 2025

Biodiverse, geografie eco-femministe sul margine: un fumetto per “immaginare nuovi ecosistemi”

Le Dolomiti, il Delta del Po, la periferia di Milano, Ischia: un’antologia femminista di fumetti, pubblicata dalla casa editrice Beccogiallo, racconta luoghi spesso esclusi dalla narrazione sulla biodiversità. Al centro, storie sommerse e frammenti di paesaggi dimenticati. Per andare oltre una visione maschile della natura

Enrica Muraglie
Enrica Muraglie
Giornalista indipendente, ha scritto per il manifesto, Altreconomia, L'Espresso. Fa parte della rete FADA.

“Bisogna essere grandi per vedere tutto l’insieme e piccoli per intrufolarsi nelle pieghe di ciò che è difficile osservare”. In altre parole, essere “alieni e radicati al tempo stesso” per scovare la “bellezza piegata dalla quotidianità”, dice una delle protagoniste del fumetto di Eliana Albertini, primo dei quattro della raccoltaBiodiverse. Geografie femministe di nature post-selvagge”, pubblicato dalla casa editrice Beccogiallo e realizzato con il supporto del National Biodiversity Future Center (NBFC). 

Nel suo racconto sul Delta del Po, Albertini esplora la convivenza con la “specie aliena”, con l’altro da sé, lo “scarto” che nell’immaginario comune viene percepito come “invasore”, “minaccia” – termini bellici e del maschile – quando potrebbe rivelarsi una risorsa. “Per vedere bene bisogna anche ascoltare tutto. Anche quello che si contraddice, e qui è pieno di contraddizioni”, l’invito alla complessità di uno dei personaggi. 

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Le donne e la scienza

È un racconto etico e politico quello di “Biodiverse”, di Eliana Albertini, Marina Girardi, Cristina Portolano ed Elena Mistrello. La biodiversità raccontata “non solo dai dati scientifici, ma da storie che intrecciano geografie femministe, cura e comunità per immaginare nuovi ecosistemi” con risposte sorprendenti, che incrociano assi diversi.

“Dalle basi scientifiche emergono delle narrazioni originali, il fumetto è molto importante per fare questa operazione”, dice a EconomiaCircolare.com Cristina Portolano, una delle autrici della raccolta, che rintraccia nella biodiversità “il fil rouge che accompagna la crescita e l’emancipazione” dell’essere umano. Il suo fumetto dedicato all’isola d’Ischia allarga lo spazio per le voci meno ascoltate, “quelle che hanno più da raccontare”

Utilizzare la forma narrativa del fumetto come mezzo di divulgazione scientifica, di sensibilizzazione sui temi dell’ecologia e non soltanto: se a farlo sono quattro donne possiamo dire che “il personale è ecologico, oltre che politico. Per questo le storie di Biodiverse ci parlano di noi”, ha commentato Elena Canadelli, docente all’università di Padova e presidente della Società italiana di storia della scienza, a chiusura della raccolta. Il riferimento è una rivisitazione del celebre slogan di Carol Hanisch, attivista femminsta, e interroga il ruolo delle donne nella storia del pensiero scientifico. Un ruolo che, dice Canadelli, deve partire dai margini attraverso cui osservare, immaginare e costruire “nuovi modi di abitare il mondo” e di abitarlo con la natura, non contro. E fuori da ogni visione favolistica della natura stessa, a cui bisogna guardare con occhio critico e senza mistificazioni, ben radicate nel reale. 

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Oltre la visione maschile della natura 

L’intento di allontanarsi dal modello dello scienziato-eroe carismatico ed eccezionale è chiaro: l’antologia incentiva la biodiversità dei posizionamenti per aprire a nuovi approcci nello studio dell’ambiente. È la lezione più importante dell’ecofemminismo, quella della pluralità degli sguardi. Qui le voci femminili non si limitano a riparare i danni del maschile, ad aggiustare, proteggere, “curare” in senso tradizionale e patriarcale: l’obiettivo è mettere in discussione il sistema capitalista che rincorre la crescita a ogni costo, l’abbandono dei territori e che passa necessariamente per la tenuta del patriarcato e delle sue manifestazioni. Basti pensare alle città costruite su misura del cittadino maschio medio, o agli studi scientifici che hanno come riferimento campioni di sesso maschile, seppur con qualche eccezione. 

“Biodiverse” recupera la complessità delle relazioni tra scienza, cultura, società e politica, in ottica non separatista o escludente, ma di messa in discussione degli equilibri di queste relazioni. La natura non è più un bene immobile da preservare, è già una realtà post-selvaggia quella in cui queste storie ci catapultano, nature “fieramente sregolate, talvolta esuberanti o inquietanti, sempre intrecciate con il mondo umano”, come scrivono nell’introduzione le curatrici Giada Peterle e Margherita Cisani

Le ossa della luna

Di cura, in contrapposizione al concetto macista di esplorazione e dominazione della montagna, parla Marina Girardi nel suo fumetto ambientato sulle Dolomiti. È un racconto affollato, tra creature naturali e mitologiche, leggende, ricordi intimi, familiari e “contie”, i canti orali tramandati da una generazione all’altra. L’umano si connette al mitologico e al selvaggio, ossia alla natura, quasi alla ricerca di un legame perduto nel caos della velocità capitalista.

La postura non è romantica ma politica e il cambiamento climatico è un’ombra pesante tra le pagine: “In pochi minuti è arrivata l’acqua che avrebbe dovuto fare in tutta l’estate, ogni anno è peggio ma è così, in montagna ce ne accorgiamo prima che a valle di quello che sta succedendo”. 

Città, tangenziale di Milano 

Ruota intorno a un pranzo organizzato in onore della “rana toro” il fumetto di Elena Ministrello, a chiusura di “Biodiverse”. La trama si ispira a un episodio di psicosi collettiva avvenuto negli anni Sessanta a Sesto San Giovanni, nell’area del centro commerciale Vulcano, a nord-est di Milano. 

Un gruppo di “stramboidi”, come li definisce l’autrice, si ritrova a margine del margine, ossia lungo la tangenziale su cui scorre il traffico delle vite urbane. È un racconto straniante, come lo sono gli effetti dell’edilizia sfrenata contro cui l’animale esotico e leggendario della rana toro prova a opporsi. Cosa sia, allora, “stranezza” sembra la domanda sottintesa al racconto. L’urbanistica sregolata e violenta che riguarda Milano come altre città italiane (e del mondo), oppure l’altro da sé? “La priorità di un sistema biologico non è ottenere un risultato ma organizzare per sé delle possibilità di esistenza”. 

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