Oltre alle critiche arrivate dalla società civile, da parte del mondo produttivo e della Banca centrale europea, la Commissione europea ha dovuto incassare anche la bocciatura da parte della Mediatrice europea Teresa Anjinho. Oggetto della reprimenda, pubblicata il 25 novembre, sono le norme sulla dovuta diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità (Omnibus I), quelle sulla riforma della politica agricola comune (PAC) e la lotta al traffico di migranti, nelle quali la Mediatrice “ha riscontrato una serie di carenze procedurali” .
Ricordiamo che il Mediatore europeo è un “organo indipendente e imparziale che chiama le istituzioni e le agenzie dell’UE a rispondere del loro operato e promuove la buona amministrazione”. Le sue decisioni non hanno valore giuridicamente vincolante. Formula invece raccomandazioni, propone soluzioni amichevoli, pubblicare relazioni e fa pressione politica e reputazionale sulle istituzioni.
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Le denunce
Il giudizio della Mediatrice prende le mosse da tre indagini distinte che hanno esaminato le modalità in cui la Commissione ha applicato le norme e le procedure standard di elaborazione delle politiche nell’elaborazione dei tre citati progetti legislativi. Indagini nate da altrettante denunce. Mentre della denuncia relativa alla Politica agricola comune (PAC) sappiamo solo che è stata presentata da generiche “organizzazioni non governative ambientaliste”, a chiedere le verifiche sulla procedura adottata per le novità sulla due diligence sono state ClientEarth, Notre Affaire A Tous, Clean Clothes Campaign, European Coalition for Corporate Justice, Global Witness, Transport & Environment, Antislavery International e Friends of the Earth Europe. Per quanto riguarda le norme sul traffico di migranti, la denuncia è stata presentata da European Digital Rights e dalla Piattaforma per la cooperazione internazionale sui migranti privi di documenti per conto della coalizione ProtectNotSurveil.
Le carenze procedurali della Commissione
Nell’elaborare queste proposte legislative urgenti, “la Commissione non ha attuato alcune parti delle proprie norme per legiferare meglio (better regulation) volte a garantire che il processo legislativo sia basato su dati concreti, trasparente e inclusivo”, scrive Anjinho nelle sue raccomandazioni. “La Commissione deve essere in grado di rispondere con urgenza alle diverse situazioni, in particolare nell’attuale contesto geopolitico. Tuttavia, deve garantire che la responsabilità e la trasparenza continuino a far parte dei suoi processi legislativi e che le sue azioni siano chiaramente spiegate ai cittadini“, ha affermato la Mediatrice. Che ha sottolineato come “alcuni principi di buona legiferazione non possono essere compromessi nemmeno per motivi di urgenza”.
Tra le carenze procedurali (e non contenutistiche, ovviamente) individuate dalle indagini della Mediatrice figura il non aver pienamente giustificato l’urgenza delle proposte legislative al pubblico e di non aver documentato le sue motivazioni per discostarsi dalle sue norme in materia di legiferazione.
Anjinho rileva anche specifici punti deboli per ciascuno dei tre processi legislativi, tra cui:
– ridurre il tempo di consultazione tra i servizi della Commissione a meno di 24 ore nel corso di un fine settimana (Omnibus I)
– pubblicare un documento con prove a sostegno della proposta legislativa in ritardo (legislazione sul traffico di migranti) e dopo che la legislazione era già stata approvata (PAC)
– mancanza di registrazioni interne chiare di una valutazione della coerenza climatica in corso (PAC e Omnibus I).
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Raccomandazioni e suggerimenti
Oltre a segnalare le pecche nelle procedure legislative la Mediatrice suggerisce misure per evitare il ripetersi di queste lacune.
Secondo Teresa Anjinho la Commissione dovrebbe garantire sempre un’applicazione “prevedibile, coerente e non arbitraria delle norme per legiferare meglio”, anche in casi di urgenza. In che modo? Dovrebbe prima di tutto definire la nozione di ‘urgenza’ nella better regulation. Dovrebbe tracciare le scelte che portano ad adottare eccezioni alla procedura legislativa ordinaria: quindi “registrare eventuali decisioni interne […] compresi chi ha chiesto l’esenzione, per quali motivi e chi l’ha concessa”, spiegando chiaramente nella relazione che accompagna le proposte legislative i motivi per cui era necessaria una deroga. E poi dovrebbe creare un apposito standard procedurale “per garantire che la preparazione urgente delle proposte legislative sia ancora conforme ai principi di un processo legislativo trasparente, basato su prove e inclusivo”. L’occasione per tutti questi miglioramenti potrebbe essere la prossima revisione delle norme per legiferare meglio.
La Mediatrice fa un passo ulteriore rispetto a queste raccomandazioni, aggiungendo alcuni specifici suggerimenti:
- La Commissione dovrebbe garantire che il documento analitico, che sostituisce la valutazione d’impatto in caso di “urgenza”, “informi tempestivamente i colegislatori e il pubblico degli elementi di prova su cui si basano le proposte legislative e non appena la proposta legislativa è adottata, rispecchiando in tal modo l’urgenza della questione”. La revisione delle norme della better regulation dovrebbero stabilire anche quali sono “i requisiti sostanziali minimi” che i documenti analitici dovrebbero soddisfare;
- La Commissione dovrebbe chiarire che le consultazioni dei portatori di interessi, condotte quando è stata concessa una deroga all’obbligo di valutazione d’impatto, “devono ancora rispettare i principi generali e le norme minime applicabili a tutte le consultazioni pubbliche”. Anche in questo caso la Mediatrice suggerisce di standardizzare la procedura attraverso l’introduzione di “orientamenti” sulle modalità di svolgimento di tali consultazioni in caso di urgenza;
- Infine, afferma, dovrebbero essere effettuate “valutazioni della coerenza climatica per tutte le proposte legislative, comprese quelle non accompagnate da una valutazione d’impatto”.

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