mercoledì, Dicembre 3, 2025

Biocarburanti anche per i veicoli diesel? Così l’Italia tenta la fuga in avanti

Mentre alla Cop30 il governo Meloni prova a convincere gli altri Stati della necessità di quadruplicare la produzione di biocarburanti, in Italia emana un decreto ministeriale che incentiva l’uso dei biocarburanti nei vecchi veicoli. Per Confindustria così "l'Italia si posiziona all'avanguardia europea". Ma è davvero così?

Andrea Turco
Andrea Turco
Giornalista glocal, ha collaborato per anni con diverse testate giornalistiche siciliane per poi specializzarsi su ambiente, energia ed economia circolare. Redattore di EconomiaCircolare.com. Per l'associazione A Sud cura l'Osservatorio Eni

In attesa che la Cop30 elabori l’accordo finale, in cui si discute se inserire un chiaro programma di uscita dalle fonti fossili, c’è un fronte su cui l’Italia tenta da tempo di ritagliarsi un ruolo di primo piano a livello mondiale: è quello dei biocarburanti. Spinta da Eni, che sta riconvertendo le sue raffinerie italiane di petrolio in bioraffinerie (Porto Marghera nel 2014, Gela nel 2019, Livorno e Priolo a breve, Sannazzaro e Taranto in attesa delle autorizzazioni ambientali), anche a Belém il governo Meloni ha provato a inserire il tema non tanto nelle negoziazioni finali quanto piuttosto nelle trattative tra Stati.

Si tratta del cosiddetto “Belém Pledge”, in cui tra gli altri aspetti viene sancito l’obiettivo di quadruplicare l’uso globale dei biocarburanti (il governo li definisce “carburanti sostenibili”) entro il 2035 rispetto ai livelli del 2024. A un’iniziativa del 19 novembre di Ires Piemonte e Politecnico di Torino, dedicata proprio allo sviluppo dei biocarburanti, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha ricordato inoltre che “a livello europeo, nel corso dell’approvazione della legge Clima (avvenuta negli scorsi giorni poco prima dell’avio della Cop30, nda), grazie al ruolo di leadership dell’Italia, abbiamo ottenuto che i biocarburanti siano ora riconosciuti come parte della soluzione per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione”. 

In più, a livello internazionale, ha ricordato ancora il ministro, “da pochi mesi l’Italia ricopre con orgoglio il ruolo di presidente della Biofuture Platform del Clean Energy Ministerial (CEM), grazie alla preziosa disponibilità del professor David Chiaramonti del Politecnico di Torino”. Come ha sottolineato la giornalista Carlotta Indiano su Irpimedia, “alla domanda di IrpiMedia su quali tipi di biocarburanti vorrebbero vedere utilizzati per decarbonizzare i trasporti, fonti vicine a Pichetto Fratin rispondono in maniera essenziale, ma rivelatrice: tutti. Per la prima volta – prosegue il ragionamento del ministero sui risultati del Consiglio Ambiente di novembre – vengono citati i biocarburanti. Noi volevamo che venisse inserito il termine carburanti a basse emissioni e cioè i biocarburburanti che vengono prodotti in Italia e all’estero, da Eni soprattutto. Una soddisfazione condivisa anche dalla stessa azienda, che su X ha definito «molto positivo l’impegno del nostro governo in sede Ue», con un post del responsabile italiano delle relazioni istituzionali Stefano Meloni”.

Se l’obiettivo è quadruplicare la produzione di biocarburanti, è chiaro che gli attuali utilizzi – i biocarburanti come sostituti o affiancamenti della benzina per auto private, camion, navi e aerei – non bastano. Ecco perché il governo sta provando a tracciare una strada parallela.

Leggi anche: lo Speciale sulla Cop30

Cosa prevede il decreto sui biocarburanti 

Proprio durante la Cop30, nella Gazzetta Ufficiale del 12 novembre è stato pubblicato il decreto ministeriale del 2 ottobre, elaborato dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Il provvedimento disciplina le “Procedure per l’omologazione e l’installazione di sistemi di trasformazione su veicoli a motore ad accensione spontanea per consentire l’utilizzo di biocarburanti nel sistema di propulsione originale”, ed è composto da 13 articoli e 7 allegati.

Con questo provvedimento, spiega il ministero, si dà la possibilità di inserire sui veicoli immatricolati in Italia questi apparecchi che consentono ai veicoli di essere “alimentati sia con il carburante  originario  sia,  per  effetto  del sistema,  con  biocarburanti  puri  o  in  qualsiasi  proporzione  di miscelazione tra essi e il carburante originario, nel rispetto  delle indicazioni fornite dal costruttore del sistema”.

biocarburanti 1

Si tratta di un aiuto essenziale per tutti quei veicoli vecchi e inquinanti di poter continuare ad operare, senza essere sostituiti ma ricorrendo, quando possibile, ai biocarburanti. I sistemi di trasformazione potranno essere installati senza particolari adempimenti burocratici – basterà aggiornare il documento unico di circolazione e di proprietà – a patto (ovviamente) che i nuovi apparecchi non modifichino i “parametri operativi che influenzano le prestazioni del motore originario”.

Per il sito industriaitaliana, “il decreto assume particolare rilevanza per i comparti difficilmente elettrificabili: trasporto merci su lunga distanza, logistica dell’ultimo miglio, trasporto pubblico locale, agricoltura e cantieristica. Per questi settori, i biocarburanti rappresentano una soluzione immediatamente operativa per ridurre le emissioni di CO2 e gli inquinanti locali, preservando la competitività delle imprese italiane sui mercati internazionali. Estendendo l’accesso ai biocarburanti all’intero parco circolante diesel delle categorie M e N, il provvedimento consente il rinnovamento ecologico senza costose sostituzioni di flotte, con benefici immediati su emissioni e qualità dell’aria. Si stimola contestualmente l’intera filiera nazionale: dalle tecnologie di conversione sviluppate in Italia alla produzione nazionale di biocarburanti avanzati, dalla rete distributiva alle officine specializzate”.

In realtà il tentativo del governo Meloni sembra inserirsi nella logica della pura conservazione, altro che innovazione: perché se questi “sistemi di trasformazione” per l’utilizzo dei biocarburanti avranno un exploit, ciò incentiverà persone ed aziende a non acquistare nuovi veicoli più efficienti e più performanti. Il settore dell’automotive  italiano, in crisi da anni, potrebbe vedere dunque un’ulteriore contrazione nella produzione. Senza considerare che, come accertato da alcuni report come quelli realizzati dalle ong Transport&Environment e A Sud (qui), ci sono forti dubbi sulla reale sostenibilità ambientale dei biocarburanti. 

Leggi anche: L’impatto dei biocarburanti in vista della Cop30. T&E: “Non una soluzione credibile per il clima”

Biocarburanti diesel? Per Confindustria “una scelta di avanguardia”

Ad accogliere con soddisfazione la pubblicazione del decreto ministeriale è stata Confindustria. Sempre il sito industriaitaliana fa notare che il decreto stimola la conversione dei motori diesel attraverso l’utilizzo di “biocarburanti puri come B100 e HVO” (quest’ultimo prodotto da Eni).

biocarburanti 2

“Questo provvedimento esprime una visione industriale che coniuga attenzione all’ambiente e pragmatismo economico”, dichiara Maurizio Tarquini, direttore generale Confindustria. “L’Italia dimostra che la transizione energetica non deve necessariamente passare attraverso la dismissione del patrimonio industriale esistente, ma può essere valorizzata attraverso l’innovazione tecnologica». «Il nostro Paese – continua Tarquini – si posiziona così all’avanguardia europea, anticipando soluzioni che altri Stati membri stanno ancora valutando”. Avanguardia? In realtà i biocarburanti sono già arrivati alla seconda generazione  – prodotti da biomasse non alimentari, come scarti agricoli, forestali e rifiuti urbani – mentre la terza generazione di biocarburanti, ovvero quelli prodotti da organismi acquatici come macroalghe e microalghe, è ancora in una fase sperimentale.

D’altra parte di biocarburanti diesel parlava già negli anni ‘80 il famoso imprenditore Raul Gardini, invischiato poi nella celebre maxitangente Enimont e morto suicida nel luglio 1993. Non il migliore degli auspici.

Leggi anche: Biocarburanti, dal racconto dei contadini le ombre sui progetti di Eni in Kenya

© Riproduzione riservata

spot_img

POTREBBE INTERESSARTI

Ultime notizie