Alla 29esima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, cioè la Cop29, l’Unione Europea punterà sulla finanza climatica e sull’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi rispetto all’era pre-industriali. Nonostante, o forse proprio per questo, nell’ultimo anno e mezzo in Europa si siano registrate temperature medie superiori alla soglia che era stata individuata come vitale dalla Cop21 di Parigi. Con una Commissione europea ancora non formalmente insediata è stato il Consiglio dell’Unione europea, lo scorso 14 ottobre, ad approvare le conclusioni che fungeranno da posizione negoziale generale dell’UE per la Cop29, che si svolgerà a Baku, in Azerbaijan, dall’11 al 22 novembre 2024.
Sono passati appena tre anni dalla Cop26 di Glasgow, in cui l’UE voleva mettere al centro delle priorità globali le questioni climatiche. Ed è passato appena un anno dalla Cop28 di Dubai in cui ancora l’UE affermava di volersi ergere a leader dell’azione per il clima. Oggi invece la lotta al collasso climatico è scivolata in basso nell’agenda politica europea, specie dopo la guerra in Ucraina, e i 27 Stati membri dell’Unione sono più concentrati ad affrontare il declino industriale (Italia e Germania in testa) e a non passare, per quel che riguarda la dipendenza energetica, dalla Russia a quella dalla Cina.
Cosa aspettarsi dunque dall’Unione Europea tra poco meno di un mese al cruciale appuntamento in Azerbaijan? Partiamo dalle intenzioni.
Leggi anche: La Cop29 non promette nulla di buono (e neppure l’Italia)
La priorità Ue alla Cop29? Più ambizione
“L’UE continuerà a svolgere un ruolo di primo piano negli sforzi internazionali per limitare il riscaldamento globale, chiedendo solidarietà ai paesi e alle comunità vulnerabili in questa battaglia collettiva. Perché il cambiamento climatico non risparmia nessun Paese, territorio o regione”. Le parole di Anika Raisz, ministra ungherese per gli affari ambientali e l’economia circolare, giungono proprio durante il semestre di presidenza dell’Unione Europea che è affidata all’Ungheria. È proprio uno degli Stati più “climascettici”, dunque, a presiedere la riunione del Consiglio dell’UE che ha elaborato il documento lungo 24 pagine che servirà da base per le negoziazioni che si terranno a Baku.
“Il Consiglio – si legge nella nota stampa – sottolinea l’importanza di concordare un nuovo obiettivo quantificato collettivo (NCQG) sui finanziamenti per il clima che sia realizzabile e adatto allo scopo. Il nuovo obiettivo dovrebbe essere concepito sulla base di un approccio ampio, trasformativo e multilivello, compresi vari flussi di finanziamenti e un gruppo più ampio di contributori. Ciò rifletterebbe l’evoluzione delle rispettive capacità economiche e l’aumento delle quote delle emissioni globali di gas a effetto serra dall’inizio degli anni ’90”. In pratica l’UE fa un appello ai privati, ammettendo implicitamente che da soli gli Stati non possono risolvere una delle questioni cruciali di cui si parlerà alla Cop29. Un appello che però lascia intendere la ricerca di contributi spontanei e non obbligatori: non proprio il miglior auspicio, considerando la storica ritrosia delle imprese a risanare i danni creati dalle stesse.
Dall’altra parte se si vuole continuare a perseguire l’obiettivo di contenere l’aumento delle temperature a 1,5 gradi è chiaro che anche gli Stati nazionali dovranno migliorare il proprio approccio. “Il Consiglio sottolinea pertanto – si legge ancora nella nota stampa – che il prossimo ciclo di contributi determinati a livello nazionale, cioè i piani climatici da presentare nel 2025, dovrà riflettere la progressione e il più alto livello possibile di ambizione, in linea con l’esito del bilancio globale della Cop dello scorso anno. Dovrebbero includere obiettivi di riduzione a livello economico e assoluti che coprono tutti i gas a effetto serra”.
Una dichiarazione importante che si spera non rimanga solo un auspicio. L’ennesimo, viene da dire, che il Pianeta e gli esseri che lo vivono non possono più permettersi.
Leggi anche: lo Speciale sulla Cop29
© Riproduzione riservata