mercoledì, Novembre 5, 2025

11 luglio, giornata mondiale della popolazione: tra crescita, risorse (che esauriscono) e il diritto di scegliere

La giornata mondiale della popolazione è una data istituita dalle Nazioni Unite per riflettere sull'intrecco tra demografia e sostenibilità. Più di 8 miliardi di persone abitano questo pianeta, a un ritmo di crescita più lento degli anni precedenti. Ma quel che non cambia è il nostro impatto collettivo

Letizia Palmisano
Letizia Palmisanohttps://www.letiziapalmisano.it/
Giornalista ambientale 2.0, spazia dal giornalismo alla consulenza nella comunicazione social. Vincitrice nel 2018 ai Macchianera Internet Awards del Premio Speciale ENEL per l'impegno nella divulgazione dei temi legati all’economia circolare. Co-ideatrice, con Pressplay e Triboo-GreenStyle del premio Top Green Influencer. Co-fondatrice della FIMA, è nel comitato del Green Drop Award, premio collaterale della Mostra del cinema di Venezia. Moderatrice e speaker in molteplici eventi, svolge, inoltre, attività di formazione sulle materie legate al web 2.0 e sulla comunicazione ambientale.

L’11 luglio si celebra la Giornata Mondiale della Popolazione, un appuntamento istituito dalle Nazioni Unite per accendere i riflettori sulle dinamiche demografiche e sul loro profondo legame con lo sviluppo sostenibile e la salute del nostro pianeta. Per chi guarda al futuro attraverso la lente della sostenibilità e dell’uso consapevole delle risorse, questa giornata rappresenta un’occasione preziosa: non si tratta solo di contare il numero degli abitanti della Terra, ma di capire come viviamo, come consumiamo e, soprattutto, come possiamo garantire un futuro equo e resiliente per tutti.

Le domande sono complesse e intrecciano i grandi numeri della demografia globale con le storie personali di milioni di individui. La popolazione mondiale sta davvero smettendo di crescere? Il calo della natalità in molte aree del mondo è frutto di una libera scelta o costituisce la conseguenza di barriere economiche e sociali? Analizziamo i dati e capiamo se ci sono miti da sfatare, perché solo una comprensione corretta del presente può guidarci verso le soluzioni di domani.

Leggi anche: lo Speciale sui planetary boundaries

Un pianeta sempre più affollato: sfatiamo il mito della crescita zero

Una narrazione comune e rassicurante suggerisce che non dobbiamo più preoccuparci della crescita demografica perché, presto o tardi, si fermerà da sola. Tuttavia i fatti, semplicemente, sembrano non confermare questa visione ottimistica. Sebbene i tassi di crescita stiano rallentando in molte parti del mondo, grazie soprattutto a un migliore accesso all’istruzione e alla sanità, la popolazione globale è ancora proiettata a raggiungere i 10 miliardi entro sessant’anni. Le proiezioni più probabili delle Nazioni Unite indicano un picco di 10,3 miliardi di persone negli anni ’80 di questo secolo per arrivare a 10,2 a fine secolo.

Se, da un lato, è vero che il tasso di crescita globale si è più che dimezzato – passando dal 2% annuo del 1970 allo 0,9% del 2023 – la base di partenza è molto più ampia. Nel 1970, con una popolazione di 3,7 miliardi, un tasso del 2% significava circa 75 milioni di persone in più all’anno. Oggi, con oltre 8 miliardi di abitanti, un tasso dello 0,9% si traduce ancora in oltre 73 milioni di persone aggiunte ogni anno al pianeta.

L’impronta di 8 miliardi di persone: il concetto di Overshoot Day

L’idea che la crescita demografica si arresterà “presto” ignora un fatto cruciale: siamo già in debito con il pianeta. Il concetto di Earth Overshoot Day, il giorno nel quale la domanda di risorse e servizi ecologici dell’umanità supera ciò che la Terra può rigenerare in un anno, ce lo ricorda puntualmente. Nel 2024 questa data è caduta il 1° agosto, a dimostrazione del fatto che stiamo consumando le risorse di quasi due pianeti. Quest’anno si anticipa al 24 luglio (anche a seguito di un migliorato sistema di calcolo).

overshoot day Italia 2025

Questo dato, già di per sé allarmante, è una media globale che nasconde disparità enormi, un aspetto fondamentale per l’analisi dell’economia circolare. Non è solo una questione di quante persone siamo, ma di come consumiamo. L’Overshoot Day degli Stati Uniti, ad esempio, è stato il 13 marzo, mentre quello dell’Uruguay è previsto per il 17 dicembre (quasi in pareggio) e alcuni Stati (soprattutto del cosiddetto terzo mondo) non hanno un Overshoot poiché non superano i consumi annui “disponibili”. Questa enorme differenza evidenzia che il modello di consumo lineare, basato sull’estrazione, produzione e scarto, tipico delle economie più ricche, ha un peso insostenibile. Incolpare unicamente la crescita demografica dei Paesi a basso reddito è un modo per evitare di affrontare il vero problema: il nostro modello di sviluppo e di consumo.

Leggi anche: L’Overshoot day italiano 2025 è oggi (e non è una buona notizia)

La vera crisi della fertilità: non una scelta, ma un ostacolo

Se, da un lato, il mondo nel suo complesso continua a crescere, molte nazioni – Italia inclusa – registrano un calo della fertilità. Siamo sicuri che quella di non aver figli sia una libera scelta? Un recente e illuminante rapporto del Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA), intitolato The real fertility crisis, ribalta la prospettiva. La crisi non colpisce il desiderio di genitorialità, semmai la capacità delle persone di realizzarlo.

L’indagine, condotta in 14 Paesi, rivela che a frenare le aspirazioni familiari non sono motivazioni ideologiche, ma barriere sociali ed economiche molto concrete. Al primo posto troviamo le limitazioni finanziarie, citate dal 39% degli intervistati come ragione principale per avere meno figli di quanto desiderato. Seguono l’insicurezza lavorativa (21%) e la paura per un futuro incerto, minacciato da crisi climatiche e conflitti (19%). Anche la persistente disuguaglianza di genere gioca un ruolo chiave: il 13% delle donne indica l’iniqua divisione del lavoro domestico e di cura come un fattore determinante.

Questa non sembra quindi essere libertà di scelta, ma una libertà negata.

E se decidessimo di avere meno figli per “salvare il Pianeta”?

Se, invece, fosse una scelta consapevole per ridurre l’impronta ambientale dell’umanità? La decisione di avere un numero minore di figli e ridurre la popolazione terrestre è un tema complesso, analizzato da numerosi studi scientifici che ne evidenziano sia i potenziali benefici ambientali sia le significative sfide socio-economiche.

Dal punto di vista ambientale, una ricerca del 2017 della Lund University, pubblicata sulla rivista Environmental Research Letters, ha identificato la scelta di avere un figlio in meno come l’azione individuale più impattante per ridurre le emissioni di carbonio nei paesi sviluppati, con un risparmio medio di 58,6 tonnellate di CO2 equivalente all’anno. Questo dato supera di gran lunga altre azioni come vivere senza auto (2,4 tonnellate) o adottare una dieta a base vegetale (0,8 tonnellate).

overshoot day Italia 2025

Studi pubblicati sulla rivista PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences) rafforzano questo legame, mostrando come le dinamiche demografiche, inclusa la crescita della popolazione, siano un fattore chiave nelle proiezioni sulle emissioni globali e sugli impatti climatici futuri. Tuttavia la ricerca evidenzia anche notevoli controindicazioni: un calo demografico porta ad un invecchiamento della popolazione che, a sua volta, genera una serie di problemi economici e sociali. Tra questi si segnala la contrazione della forza lavoro, la difficoltà nel sostenere i sistemi pensionistici e sanitari a causa di un aumento del rapporto di dipendenza (il numero di pensionati per ogni lavoratore) e un potenziale rallentamento della crescita economica e dell’innovazione. La sfida, come sottolineato da vari studi e report, tra cui quelli dell’OCSE, è quindi quella di bilanciare i vantaggi ecologici di una popolazione più contenuta con la necessità di creare politiche sociali ed economiche resilienti, in grado di gestire una società che invecchia senza compromettere il benessere e la stabilità.

Probabilmente tra i punti chiave per ottenere tutto ciò non si può non considerare l’immigrazione come una risorsa: un fattore chiave per affrontare la carenza di manodopera e mantenere la produttività economica in società che invecchiano.

Un futuro sostenibile: equilibrio tra demografia, consumo e diritti

La Giornata Mondiale della Popolazione ci costringe, quindi, a guardare alla complessità: non esiste una risposta semplice alla sfida demografica. Da un lato, dobbiamo riconoscere che la crescita della popolazione globale non si è ancora arrestata e che il nostro impatto collettivo ha già superato i limiti del pianeta. Dall’altro, dobbiamo capire che le dinamiche della fertilità sono intimamente legate ai diritti, alle opportunità e alla giustizia sociale.

Per un futuro realmente sostenibile, serve probabilmente affrontare una sfida tutt’altro che semplice: quella di un doppio binario. Dobbiamo trasformare radicalmente i nostri modelli di produzione e consumo per ridurre la nostra impronta ecologica, dissociando il benessere dal consumo di risorse. Allo stesso tempo, però, dobbiamo costruire società più eque che garantiscano ad ogni individuo la libertà e gli strumenti per decidere consapevolmente del proprio futuro e della propria famiglia. La vera sostenibilità, in fondo, è una questione di equilibrio: tra l’umanità e il pianeta e tra le persone stesse.

 © Riproduzione riservata

spot_img

POTREBBE INTERESSARTI

Ultime notizie