mercoledì, Dicembre 3, 2025

La rigenerazione urbana non ferma il consumo di suolo a Milano

Secondo l'ultimo rapporto ISPRA, Milano è la terza città italiana per suolo consumato, con quasi il 60% del territorio comunale edificato. L'analisi dei dati tra il 2015 e il 2023, le immagini satellitari e l'uso di programmi GIS open source mostrano che più di un terzo di questa superfice è stata "divorata" da progetti di rigenerazione urbana

Marco Mantovani
Marco Mantovani
Laureato in Scienze Politiche all'Università Statale di Milano, vive in Brasile da 15 anni. Ha collaborato con diverse ONG brasiliane e internazionali occupandosi di tematiche legate all'Amazzonia, al disboscamento e alle filiere agricole e dell'allevamento. Attualmente sta orientando la sua carriera verso il giornalismo di dati e l'analisi di dati spaziali

In 9 anni a Milano è stata cementata un’area pari a più di 7 campi da calcio, e più di un terzo di questa superficie si sovrappone a progetti di rigenerazione urbana. E’ questo il punto di partenza della nostra inchiesta, realizzata attraverso il controllo dei 71 ettari di suolo consumato in maniera permanente tra il 2015 e il 2023 nel capoluogo lombardo, attraverso l’uso di programmi GiS open source, immagini satellitari e de­i dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).

L’ Ispra classifica il consumo di suolo, ossia, la variazione definitiva da una copertura non artificiale a una copertura artificiale del suolo, in permanente e reversibile. Nella prima categoria rientrano edifici, strade pavimentate e porti, tra le altre tipologie, ossia costruzioni che difficilmente lasceranno di nuovo spazio a suolo permeabile. La seconda invece include coperture artificiali come strade non pavimentate, cantieri e parchi fotovoltaici ossia, interventi umani che possono essere riconvertiti più rapidamente a suolo naturale.

Nel tessuto urbano milanese non tutte le aree identificate come consumo di suolo reversibile vengono convertite in suolo permanentemente consumato. Grandi cantieri e siti di bonifica sono parte della dinamica di rigenerazione della città e, a fine lavori, parte del consumo di suolo causato da queste attività è riconvertito in suolo permeabile con la costruzione di parchi e altre aree verdi.

Da prima del grande evento Expo2015, Milano sta attraversando una discussa trasformazione che contiene anche molti progetti di rigenerazione urbana. Secondo “Atlante della rigenerazione urbana“, nella città meneghina ci sono più di 100 progetti di questo tipo.

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Da Milano2030 – Atlante della rigenerazione urbana del Comune di Milano: progetti_rigenerazione_milano.xlsx

Gli interventi spaziano dalla riconversione di siti urbani dismessi, come l’ippodromo del Trotto, alla rigenerazione degli scali ferroviari, per esempio Scalo Romano che ospiterà il Villaggio Olimpico, fino alle grandi opere pubbliche, come la Biblioteca Europea in zona Porta Vittoria.

Come riportato dal Piano del Governo Territoriale – PGT Milano 2023, uno degli strumenti per regolare il consumo di suolo insieme alla Legge regionale, l’amministrazione comunale intende “contrastare fenomeni di progressivo consumo dei suoli liberi […] attraverso modalità di riuso, riciclo e rinnovamento”.

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Milano al limite dell’edificabile

Secondo l’ultimo rapporto ISPRA, Milano è la terza città italiana per suolo consumato, con quasi il 60% del territorio comunale edificato, preceduta solo da Torino e Napoli. Il Piano del Governo Territoriale (PGT) 2030 quantifica in 12.580 ettari la superficie edificata, mentre il suolo non edificato comprende 5.424 ettari di aree agricole e verdi, nei quali sono incluse le aree inserite nei parchi agricoli regionali e sovra comunali che si addentrano nella città e circa 182 ettari di aree edificabili su suoli liberi.

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[Mappa della città suolo costruito, aree agricole e aree edificabili, fonte: PGT Milano 2030

Ogni abitante ha a disposizione 54m2 di suolo non consumato. Un’estensione inferiore alla dimensione media di un’abitazione del capoluogo lombardo. La nostra analisi mostra che i progetti di rigenerazione urbana della città, soprattutto gli ambiti per le Grandi Funzioni Urbane di Piazza d’Armi e Porto di Mare, occupano il 60% dei terreni liberi edificabili, pari a circa 110 ettari.  Questo significa che ha un progressivo esaurimento delle aree libere disponibili per l’edilizia.La maggior parte dei terreni di suolo libero che restano sono aree agricole incluse nei parchi sovracomunali, soggette a vincoli edilizi più restrittivi.

Nel 2022 è stata proposta in Consiglio Regionale una normativa con l’obiettivo di cambiare la struttura di governance del Parco Agricolo Sud Milano. Per gli ambientalisti che si opponevano, il progetto mirava a indebolire la salvaguardia e la conservazione degli habitat naturali confinando l’area protetta a una funzione marginale.

Il Parco Agricolo Sud di Milano è una delle aree agricole che si spinge verso la città, occupando oltre il 50% del Municipio 5. Questo quadrante, rispetto alle altre zone della città, registra uno dei tassi più contenuti di consumo di suolo ed è sede di un importante progetto di rigenerazione urbana, l’area Fondazione Prada – Symbiosis, che ha rivalutato tutte le aree circostanti.

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Consumo di suolo richiama altro consumo di suolo

Nelle vicinanze di importanti progetti di rigenerazione urbana, altre operazioni di riqualificazione hanno causato ulteriore cementificazione. Per capire la grandezza e i rischi di questo fenomeno dobbiamo andare vicino il “Mind District”, l’ex area Expo2015.

Accanto al Mind District e al complesso abitativo di lusso Uptown di Cascina Merlata – nato nel 2019 sull’onda del rinnovamento urbano stimolato dalla “Fiera Universale” coprendo circa due ettari di suolo – è stato costruito un nuovo centro commerciale. La struttura è stata celebrata come edificio innovativo e all’avanguardia, anche se ha sottratto 4,5 ettari di suolo.

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Prima e dopo l’arrivo del Centro Commerciale – Cascina Merlata. Fonte: Google Earth

In una dinamica simile dove il consumo di suolo richiama consumo di suolo, in prossimità dei nuovi palazzi dell’Università Bicocca, nell’ambito del Piano attuativo Zona Speciale Greco Breda, uno studentato “a 4 stelle”, a cavallo tra il municipio 9 e il municipio 2. Si chiama Collegiate Milan North ed è in mano a un fondo internazionale.

“Il gruppo Collegiate AC sbarca a Milano portando in Italia uno standard eccezionale di alloggi per studenti e giovani professionisti già ampiamente diffuso in UK e, da poco, anche in Spagna e in Portogallo”, recita un articolo che annuncia l’arrivo dello studentato di lusso. Questo standard eccezionale, e di certo escludente, ha strappato via altro suolo: 1,4 ettari di territorio. E poi un piccolo regalo per la città: in un terreno nelle vicinanze, di poco più di mezzo ettaro e con suolo libero, è stato realizzato, con oneri di urbanizzazione, un giardinetto pubblico.

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Immagine prima e dopo studentato – Bicocca. Fonte: Google Earth

I dati emersi dall’indagine sollevano interrogativi sulla futura disponibilità di suolo libero non protetto nella città. Come sta cambiando Milano con questi progetti di rigenerazione urbana? I render dei nuovi progetti di riqualificazione si stanno materializzando in città mangiando suolo, edificando ancora Milano, aumentando isole di calore e i rischi legati all’impermeabilizzazione dei suoli. Nei casi individuati è proprio la rigenerazione urbana precipitata nei quartieri milanesi a regalare nuove colate di cemento.

© Riproduzione riservata

 

Questo articolo è uno degli elaborati pratici conclusivi della nona edizione del corso online di giornalismo d’inchiesta ambientale organizzato da A Sud, CDCA – Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali ed EconomiaCircolare.com in collaborazione con il Goethe Institut di Roma, il Centro di Giornalismo Permanente e il Constructive Network

 

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