Ora che l’inverno è passato, il gas – i suoi prezzi alle stelle, gli acquisti in Paesi più o meno democratici e rispettosi dei diritti umani, gli stoccaggi – non sono più tra i temi caldi della cronaca e della politica. Eppure non dovremmo lasciare il tema nel dimenticatoio. “L’inverno che ci attende – ricorda lo European Environmental Bureau (EEB) – potrebbe essere più impegnativo e permangono molte incertezze. Potrebbero verificarsi nuovamente siccità in estate e temperature eccezionalmente basse in inverno. Potrebbero verificarsi sabotaggi alle infrastrutture. Sono quindi essenziali riduzioni strutturate e sostenute dei consumi, poiché le carenze di approvvigionamento energetico potrebbero aumentare la volatilità dei prezzi di gas ed elettricità. Il prossimo inverno nessuno dovrebbe essere lasciato al freddo a causa di bollette energetiche elevate”.
Per questo l’associazione rivela, con una nuova analisi (Saving Energy for Europe. Spring 2023 update) che la maggior parte delle misure adottate dagli Stati dell’UE per risparmiare gas ed elettricità sono volontarie e destinate solo agli edifici pubblici: “I governi che si astengono da riduzioni obbligatorie per le imprese e l’industria stanno scaricando il peso della crisi energetica sui cittadini più vulnerabili”, avverte l’EEB.
“La riduzione della domanda di energia dello scorso inverno ha portato a prezzi più bassi e a minori emissioni. Questo è fantastico – commenta Davide Sabbadin, Senior Policy Officer per il clima e l’energia di EEB – ma la domanda è come ci siamo arrivati. Temperature insolitamente miti e prezzi elevati prolungati non possono sostituire una buona politica. Le misure di risparmio energetico sono socialmente più giuste dei prezzi elevati”. Infatti, sottolinea, “i governi non devono scaricare la responsabilità della crisi energetica sui cittadini più vulnerabili. Le riduzioni obbligatorie per le imprese e il settore pubblico possono far risparmiare energia in modo più equo e affidabile. Abbiamo bisogno di un’azione più coraggiosa da parte degli Stati dell’UE ora, poiché le condizioni eccezionalmente favorevoli per il risparmio energetico dello scorso anno potrebbero non ripetersi quest’inverno. L’UE dovrebbe monitorare e valutare pubblicamente l’impatto di queste misure”.
Le analisi dell’EEB mostrano notevoli disparità nelle misure adottate dagli Stati dell’Ue. In base alla portata, alla tempestività e al rigore delle misure, l’associazione ha stilato una classifica dei Paesi UE in base ai loro sforzi di risparmio energetico.
Ma andiamo in ordine.
Il contesto
Dopo l’invasione Russa dell’Ucraina e le ritorsioni russe – via Gazprom – verso i Paesi europei colpevoli di aiutare le vittime dell’invasione, l’Ue ha deciso di tagliare le importazioni di gas da Mosca e darsi obiettivi di risparmio energetico. Lo scorso inverno gli Stati membri hanno accettato le proposte della Commissione (REPowerEU) di ridurre volontariamente del 15% il consumo di gas rispetto al loro consumo medio nel periodo compreso tra il 1° aprile 2017 e il 31 marzo 2022. Altro obiettivo non vincolante, la riduzione della domanda complessiva di energia elettrica di almeno il 10%, e de 5% nei picchi di consumo. L’obiettivo per il gas, ma non quello per l’elettricità, a fine marzo è stato prorogato – con l’astensione dell’Italia – fino al 31 marzo 2024.
La riduzione della domanda di energia si è resa necessaria anche in considerazione dell’immensa spesa che i Paesi dell’UE hanno sostenuto per aiutare le famiglie e le imprese a pagare le crescenti bollette energetiche. Come riporta il think tank Bruegel, il budget totale stanziato per le misure di protezione delle famiglie e delle imprese dalla crisi energetica è di 646 miliardi di euro, che corrisponde a circa 4.000 euro per famiglia europea.
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Obiettivi di riduzione del gas raggiunti (o quasi)
I Paesi dell’UE, come certifica Eurostat, hanno raggiunto l’obiettivo volontario di ridurre il consumo di gas del 15% tra il 1° agosto 2022 e il 31 marzo 2023.
Quanto ai consumi elettrici, con una riduzione del consumo di elettricità solo del 6,2% nello stesso periodo, la maggior parte di essi non ha centrato l’obiettivo concordato di ridurre la domanda complessiva di elettricità di almeno il 10% e del 5% nelle ore di punta. Solo tre Paesi hanno raggiunto o superato l’obiettivo del 10%: Romania, Slovacchia e Grecia. Gli unici Paesi che hanno registrato un aumento del consumo di elettricità in questo periodo sono stati Polonia, Danimarca, Malta e Irlanda.
Queste riduzioni della domanda di energia hanno molteplici cause, sottolinea EEB: “Le cause principali vanno dalle temperature eccezionalmente miti, che hanno portato a un minore utilizzo del riscaldamento, alle decisioni dei consumatori, motivate economicamente, di ridurre le bollette”. Tuttavia, continua l’associazione, “questi fattori non garantiscono che i risparmi energetici siano sostenibili o desiderabili da un punto di vista sociale: solo le misure di controllo imposte dal governo possono farlo”.
Famiglie al freddo
Infatti, ancora secondo Eurostat, nel 2021, il 6,9% della popolazione dell’UE non era in grado di mantenere la propria casa adeguatamente calda. La situazione varia tra i Paesi dell’UE, con la quota maggiore di persone che non riescono a stare al caldo registrata in Bulgaria (24%), Lituania (23%), Cipro (19%), Grecia (18%) e Portogallo (16%). Contro Paesi in cui questa percentuale è notevolmente pi- bassa: Finlandia (1%), Svezia, Slovenia e Austria (tutte al di sotto del 2%).
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La classifica di EEB
In base alle misure prese per contenere i consumi energetici, European Environmental Bureau ha diviso i Paesi Ue in quattro gruppi:
Gruppo 1 – Paesi con misure rigorose di risparmio energetico. Germania, Italia, Francia, Portogallo e Spagna hanno adottato le misure più solide. “Questo dato è particolarmente rilevante, in quanto questi 5 Paesi coprono da soli oltre il 60% (pari a 254,12 miliardi di metri cubi) della domanda di gas dell’UE nel 2021”;
Gruppo 2 – Paesi con misure vincolanti ma limitate. In questo gruppo troviamo i Paesi hanno introdotto misure vincolanti per ridurre i consumi di gas ed elettricità solo in un settore, quasi sempre quello pubblico, abbinate a misure volontarie per le imprese e i cittadini: Paesi Bassi, Belgio, Grecia, Irlanda, Cipro e Slovenia, Polonia;
Gruppo 3 – Paesi con misure esclusivamente volontarie. Austria, Croazia, Cechia, Danimarca, Finlandia, Lussemburgo, Malta, Slovacchia, Svezia ed Estonia si sono concentrati solo su misure volontarie realizzate attraverso campagne di informazione pubblica;
Gruppo 4 – Paesi privi di misure di riduzione. Bulgaria, Lettonia e Romania non hanno attuato, al 31 marzo 2023, alcuna misura nazionale per ridurre il consumo di energia.
Interessante seguire il lavoro fatto dai Paesi più attivi nel taglio di consumi.
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Le azioni dei front runner per ridurre i consumi di gas
In Germania e in Italia sono state introdotte misure obbligatorie di riduzione dei consumi per tutti i settori: pubblico, privati cittadini e imprese. “Le misure più incisive per il risparmio di gas sono attuate nei Paesi che importano grandi quantità di gas russo, come l’Italia e la Germania”, evidenza EEB. In Francia e Spagna per il pubblico e le piccole e grandi imprese. Alcune di queste misure erano già in vigore durante l’estate 2022 in Francia, Germania e Spagna, ricorda EEB. In Francia le imprese hanno nominato un “ambasciatore della sobrietà energetica” entro settembre 2022 e hanno presentato al governo progetti di riduzione dei consumi elettrici entro ottobre.
La trasparenza e il monitoraggio dei risultati sono una componente importante della riduzione del consumo energetico, sottolinea l’associazione. Un rapporto sui progressi compiuti pubblicato dal Portogallo presenta i risultati sui livelli di attuazione delle misure e sull’energia risparmiata. “Nonostante i nostri sforzi, non siamo riusciti a trovare un rapporto equivalente sui progressi compiuti da altri Paesi dell’UE”, leggiamo nel report.
Ecco alcune delle iniziative giudicate più significative messe in campo da Paesi del gruppo 1:
- Misure che hanno limitato il riscaldamento e il condizionamento dell’aria per gli edifici pubblici e le imprese, e (nel caso di Germania e l’Italia) anche per gli edifici privati;
- Misure per limitare l’illuminazione non necessaria. La Germania ha introdotto limiti ampi ma temporanei per l’illuminazione non essenziale per la sicurezza; la Francia e la Spagna hanno imposto alle aziende di spegnere l’illuminazione per la pubblicità e le luci dei negozi di notte. Il Portogallo ha limitato l’illuminazione nell’amministrazione centrale e ha emesso raccomandazioni per le famiglie e le imprese;
- Francia, Germania, Portogallo hanno ridotto il riscaldamento delle piscine pubbliche;
- Informazione. In tutti i Paesi di questo gruppo, le campagne di informazione pubblica hanno incoraggiato i cittadini ad apportare piccoli cambiamenti comportamentali per limitare il consumo di energia. In Francia, i cittadini sono stati ulteriormente esortati, anche attraverso avvisi elettronici in tempo reale, a ridurre al minimo il consumo di energia nei momenti di picco dei consumi;
- Misure locali. Francia: A Parigi, l‘illuminazione della Torre Eiffel è stata ridotta e le lampadine stradali sono state sostituite con LED più efficienti. Italia: A Firenze, un’ordinanza proibisce agli esercizi pubblici, commerciali e pubblici, commerciali e amministrativi di tenere le porte aperte quando sono in funzione gli impianti di aria condizionata. Spagna, il Comune di Pedreguer ha convertito quasi tutta l’illuminazione municipale a LED e ha promosso la formazione di comunità energetiche.
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