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venerdì, Dicembre 13, 2024

Piano energia e clima alla Commissione entro fine mese: dal 2030 anche il nucleare

Lo ha fatto sapere il ministro dell’Ambiente: nel Pniec “possibile quota di nucleare” già dal 2030. Le critiche: poco utile al sistema e rischioso per lo sviluppo delle rinnovabili

Daniele Di Stefano
Daniele Di Stefano
Giornalista ambientale, un passato nell’associazionismo e nella ricerca non profit, collabora con diverse testate

In linea con le tempistiche previste dalle norme Ue, il Piano nazionale energia e clima (Pniec) verrà inviato entro fine mese alla Commissione europea. “Nel processo di aggiornamento del Piano – ha detto giusto ieri il ministro dell’Ambiente e della sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin durante un incontro a  Selinunte (Trapani) – è stato seguito un approccio realistico e basato sulla neutralità tecnologica”. Forse per questo, rispetto al passato, nel mix energetico nazionale indicato dal documento che dovrebbe guidare la transizione energetica nazionale fa capolino, per la prima volta dalla chiusura delle centrali (1990), anche il nucleare.

L’annuncio del ministro: nucleare negli scenari energetici dal 2030

Lo ha fatto sapere a fine aprile, durante la Planet Week per il G7 Ambiente Clima ed Energia di Torino, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin. Occasione dell’annuncio, l’evento ‘La cooperazione degli stakeholders per uno sviluppo accelerato e sostenibile del nucleare’ e organizzato dall’Associazione Italiana Nucleare. “L’aggiornamento del PNIEC, da trasmettere alla Commissione europea entro giugno 2024, riporterà anche analisi di scenario contenenti una possibile quota di energia prodotta da fonte nucleare nel periodo 2030-2050” ha detto il ministro”.

Il peso dell’atomo nel mix energetico è in fase di valutazione: la quota di nucleare, ha aggiunto il titolare dell’Ambiente, “sarà ricavata dai dati, in base a valutazioni comparative rispetto al mix energetico attuale”. Si tratta di analisi, precisava Pichetto Fratin, che “sono tutt’ora in corso di studio da parte di uno specifico Gruppo di lavoro della Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile“.

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Foto: Canva

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Il nucleare nel Piano energia e clima 2023

A dire la verità il nucleare c’era anche nell’aggiornamento del Pniec del luglio 2023. Ma era una presenza più discreta, senza date di partenza a breve termine né commissioni al lavoro. “Esistono inoltre grandi potenzialità per l’Italia per contribuire al rilancio dell’energia nucleare in Europa e nel mondo, in termini di partecipazione a programmi di sperimentazione su soluzioni innovative di generazione elettro-nucleare”, affermava il documento. “Ciò per preparare la filiera nucleare italiana in una prospettiva al 2050 con l’impiego di tecnologie innovative. Coerentemente con queste potenzialità, occorre progressivamente favorire la partecipazione italiana a programmi internazionali ed europei”. E poi l’energia dell’atomo, sia con la fissione che con la fusione, veniva indicata tra “gli ambiti tecnologici prioritari per il sistema di ricerca italiano”.

La questione dei referendum e l’”eventuale programma di ripresa della produzione nucleare”

Ma l’Italia non aveva detto addio al nucleare attraverso i due referendum? Infatti, per questo, ha spiegato ancora il ministro a Torino, “parallelamente e in affiancamento alla Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile, ho dato mandato al professor Giovanni Guzzetta, giurista di chiara fama, di costituire un gruppo di alto livello per ridisegnare l’ambito legislativo, normativo e di governance del sistema regolatorio italiano, per accogliere un eventuale programma di ripresa della produzione nucleare in Italia”. Un gruppo che dovrà fornire “le analisi e le proposte legislative per definire un quadro delle azioni da intraprendere, che tenga in considerazione lo sviluppo delle tecnologie nucleari innovative a livello globale, le indicazioni delle agenzie internazionali preposte e la definizione di un quadro normativo specifico per l’energia da fusione”.

Nucleare per l’autosufficienza energetica

Le posizioni del ministro e della maggioranza sul nucleare sono note. Non centrali ma piccoli reattori modulari (Small Modular Reactors – SMR). E poi la fusione. Posizioni ribadite di recente, il 14 maggio, e contestualizzate nel cammino per la decarbonizzazione partecipando ad un convegno de La Verità a Milano. “Siamo nella fase di revisione del piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) e nello scenario si prevede il nucleare” ribadiva Pichetto Fratin. “Il fotovoltaico produce di giorno, l’eolico se c’è vento, di gas e petrolio ne abbiamo poco, con l’idrogeno possiamo arrivare a fare qualcosa, ma per dare continuità non c’è altra scelta che il nucleare”, sintetizzava. Grazie al nucleare “si creano le condizioni per avere un livello di autosufficienza energetica in grado di dare futuro. Finché non siamo a questo punto non possiamo andare avanti a spostare le virgole. Dobbiamo arrivare a essere più risicati sui prezzi dell’energia e questo si può fare solo con il nucleare”.

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I rischi

Quella del ministro su una “possibile quota” di energia nucleare secondo Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club e della rivista/portale QualEnergia, è “un’affermazione cauta perché non si sa quale sarà l’evoluzione dei piccoli reattori nei prossimi dieci anni”. Un’opzione che Silvestrini giudica irrealizzabile, ma comunque foriera di guai: “In realtà, io penso che in Italia il nucleare non si riuscirà a fare (guardiamo alla incredibile difficoltà a trovare un sito per le scorie radioattive), ma temo invece un possibile freno sullo sviluppo delle rinnovabili legato al fantasma atomico”.

Ma il rischio è già presente: “Gli ultimi provvedimenti del governo (pensiamo agli impatti del decreto aree idonee) già rischiano di mettere in seria difficoltà la crescita dell’energia pulita. Parliamo di scelte in netta contrapposizione non solo rispetto alle posizioni degli ambientalisti, ma anche di importanti segmenti industriali che intendono muoversi in sintonia con l’Europa e con la necessità di affrontare il processo di decarbonizzazione”.

Indulgere all’atomo poi, non solo potrebbe risultare nocivo per le rinnovabili, ma sarebbe anche poco utile per il sistema, secondo Michele Governatori, responsabile programma Elettricità e Gas del Think tank Ecco: “Gli impianti termoelettrici a fissione nucleare -ci spiega – sono adatti a produrre energia in modo costante anziché a modulare l’output per adattarsi rapidamente alle necessità della domanda. E la domanda a cui dovrebbero adattarsi è quella non già servita dalle fonti rinnovabili non programmabili e prive di costi variabili (soprattutto sole e vento)”. Quindi, spiega, “in tutti i momenti – sempre più frequenti – in cui le rinnovabili saranno sufficienti ai consumi, il nucleare dovrebbe o ridurre la produzione o produrre per stoccare l’energia con ulteriori costi. Uno scenario che va nella direzione opposta a quella dell’energia pulita a costi convenienti”.

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