Il mercato dei semiconduttori è al centro di un vero e proprio Risiko, con gli Stati Uniti impegnati a portare la produzione di microchip sul loro territorio e la Cina che non molla la presa su Taiwan, che copre oltre i due terzi della produzione globale. In questa sfida l’Europa prova a giocare un ruolo e a rispondere alla carenza di semiconduttori dovuta all’aumento vertiginoso della domanda e alle dinamiche di mercato sorte in seguito alla pandemia da coronavirus. Il Vecchio continente risponde così al Chips and Science Act con cui Joe Biden ha investito 53 miliardi di dollari nel settore dei chip made in Usa e mette in campo il suo European Chips Act. A metà febbraio, il Parlamento Europeo ha definito la propria posizione negoziale rispetto a due progetti di legge, il Chip Act e il Chips Join Undertaking, per i quali ora si attende il confronto con i governi dell’Unione.
European Chips Act: 5 obiettivi e 3 componenti
L’European Chips Act ha 5 obiettivi strategici:
- rafforzare la ricerca e la leadership tecnologica del Vecchio Continente;
- sviluppare e rafforzare la capacità dell’Europa di innovare nella progettazione, produzione e confezionamento di chip avanzati;
- mettere in atto un quadro adeguato per aumentare la produzione entro il 2030;
- affrontare la carenza di competenze e attrarre nuovi talenti;
- sviluppare una comprensione approfondita delle catene di fornitura globali di semiconduttori.
Per realizzare gli obiettivi appena elencati, il quadro normativo si sostanzia di 3 componenti principali:
- l’iniziativa Chips for Europe, che sostiene lo sviluppo di capacità tecnologiche su larga scala e l’innovazione nei chip all’avanguardia;
- un nuovo quadro per attrarre investimenti su larga scala nelle capacità produttive e garantire la sicurezza dell’approvvigionamento;
- un meccanismo di coordinamento tra gli Stati membri e la Commissione per monitorare gli sviluppi del mercato e anticipare le crisi.
Chips act e Chips Join Undertaking
Il Chips Act ha fissato il target di un più 20% di semiconduttori prodotti in Europa alla fine di questo decennio, rafforzando tecnologie e innovazione. Il Chips Join Undertaking servirà invece a rafforzare gli investimenti e la rete industriale europea dei semiconduttori, con uno stanziamento che – tra pubblico e privato – supera i 43 miliardi di euro.
Il passaggio normativo e di incentivazione dei semiconduttori è uno snodo chiave per realizzare in Europa la doppia transizione: i microchip elettronici sono essenziali per la digitalizzazione e al tempo stesso per molte delle tecnologie abilitanti della transizione ecologica e dell’economia circolare. I 3.500 circuiti delle auto elettriche sono un esempio lampante di cosa voglia dire investire su una filiera europea e il più possibile circolare dei semiconduttori.
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Investimenti e partnership pubblico-private
Rafforzare la propria capacità produttiva, significa per l’Europa raggiungere l’obiettivo del raddoppio della quota di mercato attuale – che passerebbe dal 10 al 20% su scala globale – e ridurre sensibilmente la dipendenza da aziende extra Ue, che attualmente di attesta intorno all’80% dei fornitori.
Per rafforzare ricerca e sviluppo l’Europa, tramite l’impresa comune Chip, mette a disposizione 11 miliardi di euro, soprattutto attraverso il programma Horizon e il sostegno a partenariato pubblico-privati.
La proposta di Regolamento che istituisca l’impresa comune Chip evidenzia come l’obiettivo di un aumento di produzione di semiconduttori, in ogni caso ben lontano da quello dell’autosufficienza, necessita di “attrarre investimenti in impianti di produzione innovativi e di disporre di una forza lavoro qualificata, ma deve anche essere in grado di progettare e produrre i chip più avanzati che definiranno i mercati di domani, tramite lo sviluppo di capacità e la possibilità di collaudare e realizzare prototipi di progetti innovativi mediante linee pilota nell’ambito di una stretta collaborazione con i suoi settori industriali verticali”.
Chip per l’Europa
Altro obiettivo delle istituzioni europee è quello di istituire l’iniziativa “Chip for Europe” volta a sostenere lo sviluppo di capacità su larga scala attraverso “investimenti in infrastrutture di ricerca, sviluppo e innovazione transfrontaliere e liberamente accessibili, realizzate nell’Unione per consentire lo sviluppo di tecnologie dei semiconduttori all’avanguardia e di prossima generazione che rafforzino le potenzialità avanzate di progettazione, integrazione dei sistemi e produzione di chip nell’UE, riservando tra l’altro particolare attenzione a start-up e scale-up”.
Chip per l’Europa darà vita a una piattaforma di progettazione virtuale e “open access” che incentivi la cooperazione “tra le comunità di utenti e le società di progettazione, i soggetti che operano nel campo della proprietà intellettuale e i fornitori di strumenti, i progettisti e le organizzazioni di ricerca e tecnologia, e integrerà i nuovi impianti di progettazione e quelli già esistenti con biblioteche estese e strumenti di automazione della progettazione elettronica”.
Con Chip per l’Europa si sosterrà anche la nascita di una rete di centri di competenza a sostegno di piccole e medie imprese, utenti finali, start-up e filiere produttive, anche attraverso la riqualificazione e il miglioramento delle competenze dei lavoratori.
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