mercoledì, Novembre 5, 2025

Studio JRC: UE in ritardo sull’AI. Politica consideri opportunità e rischi

Opportunità economiche e sociali ma anche pregiudizi e disinformazione. Il Joint Research Centre: la politica tenga conto della grande complessità del fenomeno intelligenza artificiale

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Redazione EconomiaCircolare.com

Nuove analisi stanno mettono l’Intelligenza artificiale (Artificial Intelligence – AI) sotto osservazione, evidenziandone le grandi potenzialità ma anche i rischi. Un nuovo studio del Centro comune di ricerca della Commissione europea (Joint Research Centre-JRC) offre ai responsabili politici spunti per affrontare questa complessità.

“Risulta chiaro – si legge nel Generative AI Outlook Report del JRC – che se da un lato l’AI generativa presenta una moltitudine di opportunità per l’innovazione e la crescita economica all’interno dell’Unione Europea, dall’altro pone sfide significative che meritano risposte esaurienti per gestire efficacemente il suo impatto sociale e competitivo”.

Il documento esplora le implicazioni della Generative AI (GenAI) su tecnologia, società e politiche UE. Analizza come GenAI, capace di generare contenuti umani su larga scala, offra opportunità in sanità, educazione e industria, ma ponga sfide su disinformazione, bias e privacy. Il rapporto esamina aspetti tecnologici, economici, sociali e regolatori, evidenziando la necessità di un approccio politico strategico e interdisciplinare per sfruttarne i benefici rispettando valori democratici e il quadro giuridico europeo.

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Europa forte nella ricerca, ma in ritardo su brevetti e finanza

L’analisi parte considerando il valore che l’AI sta avendo e avrà sulle nostre vite, su come impariamo, lavoriamo, facciamo ricerca e sottolinea il ritardo dell’Europa. “Il panorama competitivo globale dell’IA generativa è dominato da Stati Uniti e Cina. L’UE si colloca al terzo posto, contribuendo al 7% delle attività globali di IA generativa, rispetto al 60% della Cina e al 12% degli Stati Uniti”. Quando parla di attività globali il JRC intende la ricerca, i nuovi brevetti, le operazioni commerciali e gli investimenti nella tecnologia.

Il terzo posto diventa il secondo se ci si concentra sulle pubblicazioni scientifiche, “con il 21% degli articoli a livello mondiale, oltre 3.000 nel 2023”.

AI intelligenza artificiale
Fonte: JRC

“Sebbene l’Europa sia spesso considerata in ritardo rispetto ad altri leader mondiali come gli Stati Uniti e la Cina, la nostra analisi del panorama globale della GenAI – sottolinea il JRC – rivela un quadro più sfumato. In particolare, sottolineiamo la forte posizione dell’UE nel campo della ricerca”.

Ma a questa ricerca manca qualcosa: la catena di trasmissione col mondo produttivo: “I brevetti depositati nell’UE rappresentano solo il 2% di quelli globali, sottolineando la necessità di investire in soluzioni innovative di IA generativa”. E poi c’è il tema finanziario: “Le startup europee di IA generativa incontrano difficoltà nell’accesso al capitale di rischio, con un notevole divario di finanziamenti rispetto agli Stati Uniti”.

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Salute, studio, manifattura

L’IA generativa potrebbe portare notevoli aumenti di produttività, sottolinea il JRC, “soprattutto nelle professioni ad alta qualificazione”. Il rapporto analizza il diverso impatto dell’intelligenza artificiale generativa su diversi settori. Vediamoli.

Salute. Secondo il JRC l’AI generativa potrebbe ad esempio aiutare a far fronte alla pressione dell’invecchiamento della popolazione e alla carenza di forza lavoro. Può essere utile per la medicina personalizzata, la prevenzione e la diagnosi precoce delle malattie. Proprio il settore sanitario rappresenta “quasi il 10% del totale delle attività di ricerca, innovazione e business dell’IA generativa” nell’Unione europea.

Istruzione. Altro settore in cui l’intelligenza artificiale generativa potrebbe rivelarsi particolarmente utile è l’istruzione. Dove potrebbe aiutare gli insegnanti “a personalizzare i materiali e le esperienze di apprendimento per i loro studenti”. Questo a patto che vengano sviluppate politiche e competenze adeguate per sostenere l’integrazione dell’AI generativa nel sistema educativo.

Manifattura. Anche il mondo manifatturiero – come abbiamo di recente osservato durante il Made in Italy Innovation Forum – sta cambiando grazie all’intelligenza artificiale. Nella manifattura si stanno affermando nuovi modelli di business spinti dall’IA generativa. Il JRC porta come esempio quella che viene definita “AI agentiva”, un’intelligenza artificiale che si distingue per la sua capacità di operare in modo autonomo, e “consente la gestione autonoma delle attività di produzione, l’automazione dei processi, l’ottimizzazione della catena di fornitura o la riduzione degli sprechi, portando complessivamente a una maggiore efficienza”.

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Il mondo del lavoro

Il Generative AI Outlook Report ha un’intera sezione sul mercato del lavoro. Evidenzia che la GenAI trasformerà in profondità il mercato del lavoro europeo. Pur promettendo significativi aumenti di produttività e la creazione di nuovi lavori, comporta rischi di sostituzione occupazionale, polarizzazione e aumento delle disuguaglianze salariali.

A subire l’impatto dell’IA generativa più delle precedenti innovazioni tecnologiche sono, secondo lo studio, medici, insegnanti, ingegneri e altre professioni altamente qualificate. Ad esempio, un altro studio del JRC ha rilevato che gli insegnanti sono più esposti all’AI rispetto al 90% delle altre professioni.

L’IA generativa sta anche provocando un cambiamento nella domanda di competenze, evidenziando una maggiore necessità di competenze trasversali: pensiero critico, intelligenza emotiva. E poi, ovviamente, le competenze digitali legate allo sviluppo e alla manutenzione dei sistemi di intelligenza artificiale.

I rischi: manipolazione, pregiudizi, fake news

Opportunità, si è detto, ma ovviamente anche rischi. La GenAI “presenta sfide significative, come la possibilità di amplificare la disinformazione, il bias, la distruzione di posti di lavoro e problemi di privacy”.

Tra i problemi segnalati dal JRC, i rischi di manipolazione dei più piccoli: “Poiché le capacità cognitive dei bambini sono ancora in fase di sviluppo, essi sono più vulnerabili ai pericoli delle false informazioni”. I problemi di privacy.

E poi i pregiudizi e gli stereotipi. Un esperimento del JRC ha riscontrato pregiudizi di genere nei modelli di AI utilizzati per il processo decisionale finanziario. Risultati simili sono stati riscontrati in altri studi sui modelli utilizzati dalle banche per effettuare valutazioni del rischio. Le donne, sottolinea il centro di ricerca della Commissione, “rischiano di trovarsi di fronte a disuguaglianze anche nel reclutamento, poiché è stato osservato che gli algoritmi di AI favoriscono i candidati uomini rispetto alle candidate donne altrettanto qualificate”.

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Cosa dovrebbe fare la politica

Se questa è l’analisi, secondo lo studio la politica deve “tenere conto di queste complessità”. Rischi e opportunità, spiega il JRC, sono trasversali, “pertanto lo sviluppo rapido della GenAI richiede un approccio multidisciplinare per comprenderne appieno le implicazioni”. Una delle sfide principali “è garantire che i sistemi di AI generativa diano priorità alla trasparenza e alla responsabilità, ma anche alla diversità, all’equità e all’uguaglianza”. Per raggiungere questo risultato sono necessarie “molteplici strategie, come il miglioramento della diversità e dell’interoperabilità degli insiemi di dati, la conduzione di audit e monitoraggi regolari e l’aumento della diversità tra gli sviluppatori”.

Il documento evidenzia l’importanza di infrastrutture computazionali potenti (GPU, TPU, HPC), reti a bassa latenza (5G, 6G), e Data Spaces europei per garantire interoperabilità e condivisione sicura dei dati. Il rapporto riflette anche sull’importanza dell’open source per la trasparenza e l’adattabilità, pur riconoscendo i vantaggi competitivi di modelli proprietari. Si segnala l’attenzione UE a temi come energy efficiency, privacy (GDPR) e data provenance per evitare la contaminazione di dati generati da AI nei cicli di addestramento.

Un altro aspetto cruciale segnalato dal JRC è quello delle competenze. Viene indicata la necessità di politiche coordinate per promuovere alfabetizzazione AI e colmare il divario di competenze, la necessità di investire in programmi di istruzione e formazione che promuovano il pensiero critico e le competenze mediatiche per attenuare l’impatto della disinformazione.

Le PMI, con minore maturità digitale, dovranno potenziare infrastrutture e competenze per adottare l’AI. Servono politiche attive per favorire resilienza e adattabilità della forza lavoro, investendo in upskilling e reskilling. L’obiettivo è gestire i cambiamenti strutturali con strategie che minimizzino gli impatti negativi su occupazione, equità e coesione sociale. Solo così – sottolinea lo studio  – si possono affrontare i rischi di polarizzazione e disuguaglianze, e garantire che i benefici dell’adozione di GenAI siano equamente distribuiti.

Il report invita infine a considerare gli effetti redistributivi della produttività generata dall’AI, incoraggiando misure che tutelino la coesione sociale e riducano le possibili tensioni legate a disoccupazione tecnologica o precarizzazione del lavoro.

“Per rimanere competitiva – scrive il JRC – l’UE deve coltivare un ecosistema di attori vivace e dinamico, con una forte presenza di start-up e imprese consolidate. A tal fine sarà necessario affrontare questioni quali gli investimenti, i talenti e l’innovazione e creare un ambiente che favorisca lo sviluppo e la diffusione di soluzioni di AI, in linea con l’ambizioso programma proposto dal Piano d’azione per l’AI del continente recentemente adottato e dalla Bussola della competitività dell’UE”.

Soprattutto, il JRC sottolinea che “l’evidenza scientifica è essenziale per guidare le politiche relative alla GenAI e garantire che siano efficaci e basate sui fatti”.  

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