mercoledì, Dicembre 3, 2025

Trump chiede prezzi bassi per il petrolio: che impatti ci sarebbero sulla filiera della plastica riciclata?

Il neo presidente statunitense ha chiesto a più riprese prezzi bassi per il petrolio. Abbiamo sentito qualche esperto per provare a capire cosa succederebbe ai riciclatori della plastica e al mercato della plastica seconda vita se questo avvenisse

Daniele Di Stefano
Daniele Di Stefano
Giornalista ambientale, redattore di EconomiaCircolare.com e socio della cooperativa Editrice Circolare

“Dovete abbassare il prezzo del petrolio”. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, tra i vari atti esecutivi e proclami di queste prime concitate settimane del rinnovato mandato, ha preso di mira anche il prezzo del petrolio. Intimando di abbassarlo e promettendo che gli USA faranno la loro parte estraendo tutto il greggio possibile (il suo “drill baby drill”). “Chiederò anche all’Arabia Saudita e all’OPEC di abbassare il costo del petrolio” ha detto al World Economic Forum di Davos, collegandosi dalla Casa Bianca: “Dovete abbassarlo”.

Questa imperiosa richiesta si sconta ovviamente con alcuni problemi: “Per cominciare, il principe ereditario saudita sarà anche amico di Trump, ma ha le sue priorità e il finanziamento della sua Vision 2030 è al primo posto della lista, per cui ha bisogno di prezzi del petrolio più alti, non più bassi, e di una collaborazione continua con la Russia”, riflette l’esperta Irina Slav su Oilprice.com: “C’è poi il problema interno: i bassi prezzi del petrolio non sono ciò che i trivellatori statunitensi vogliono sentire o vedere”.

Tuttavia non dobbiamo dimenticare quello che mi ricorda Alessandro Volpi, docente di Storia contemporanea a Pisa e grande osservatore del ruolo della finanza nell’economia globale: “Il prezzo del petrolio è profondamente legato alla speculazione perché viene definito attraverso strumenti derivati che, di fatto, scommettono sul prezzo dei contratti reali in alcuni listini, a cominciare da quello di Londra”.

Forse non è un caso, allora se, come riferiva la BBC, “dopo il discorso di Trump, il prezzo del petrolio è sceso dell’1%, un segnale della forte influenza che le sue dichiarazioni possono avere sui mercati energetici”. E il 6 febbraio scorso, dopo che il presidente degli Stati Uniti ha ribadito l’impegno ad aumentare la produzione petrolifera nazionale, i prezzi hanno chiuso in ribasso: “I futures del Brent (non a caso, strumenti speculativi) sono scesi di 32 centesimi, pari allo 0,4%, attestandosi a 74,29 dollari al barile. Il greggio statunitense West Texas Intermediate (una delle principali qualità di petrolio greggio utilizzate come riferimento per il prezzo a livello mondiale, ndr) è sceso di 42 centesimi, o dello 0,6%, a 70,61 dollari”, raccontava Reuters.

Ma ovviamente, al di là delle pretese del presidente USA, sono tanti i fattori che pesano sui prezzi. Fattori difficilmente controllabili da Washington ma che potrebbero avere effetti, ancora una volta, sulle quotazioni. Secondo alcuni, ad esempio, anche i dazi imposti dalla Casa Bianca alle grandi economie “potrebbero frenare la crescita economica globale e la domanda di energia, indebolendo i prezzi del petrolio”. E il temporeggiare della Federal Reserve statunitense nell’abbassare di nuovo i tassi dii interesse, per combattere l’inflazione, potrebbe “limitare la crescita economica, il che avrebbe un impatto sulla crescita della domanda di petrolio” (Reuters).

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Foto: Canva

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Che impatti avrebbe sulla plastica riciclata?

Perché EconomiaCircolare.com si appassiona di prezzi del petrolio? Perché oltre che l’inflazione americana, come vorrebbe the Donald, ci chiediamo se una eventuale sostenuta la discesa dei prezzi (tutta da verificare) potrebbe creare problemi al mercato della plastica riciclata (e ai riciclatori, ovviamente) visto che greggio più basso vuol dire plastica vergine a prezzi stracciati. Proviamo a capire.

“Pur ritenendo improbabile la riduzione del prezzo chiesta da Trump, ritengo che l’impatto sulla filiera delle materie plastiche sarà limitato se non nullo”, mi dice Paolo Arcelli, direttore Plastic Consult, società di consulenza specializzata nell’industria delle materie plastiche. Che argomenta: “Negli ultimi anni, ma a memoria da più di un decennio, le dinamiche di generazione dei prezzi dei polimeri vergini (ai quali ancora oggi, troppo spesso, sono legati gli andamenti dei riciclati) sono maggiormente legate al rapporto domanda-offerta piuttosto che al prezzo del petrolio”. Quindi, anche se Trump ottenesse quello che chiede,  “non mi aspetto un impatto diretto sulla filiera del riciclo, che in ogni caso resta in sofferenza a causa tanto dei costi energetici che all’incremento delle importazioni di materiali riciclati (talvolta solo spacciati per tali) da paesi extra europei a quotazioni non raggiungibili dall’industria del riciclo nazionale ed europea”.

Walter Regis, presidente di Assorimap, l’Associazione nazionale dei riciclatori meccanici e rigeneratori di materie plastiche aderente a Confimi Industria (che rappresenta il 90% dei riciclatori di plastica post-consumo) condivide i problemi della filiera identificati da Arcelli: “Nell’ultimo biennio l’intero mercato della plastica riciclata è stato pesantemente condizionato dalle oscillazioni dei prezzi petroliferi e dai conseguenti polimeri vergini low cost, importati da competitor asiatici e americani a prezzi troppo competitivi per poter proporre i prodotti dell’industria del riciclo”, mi spiega infatti. Quanto all’eventuale calo dei prezzi del greggio “ammesso che sia possibile, se davvero si arriverà a un abbassamento dei costi del petrolio – aggiunge – è normale ipotizzare un ulteriore peggioramento”. Il rapporto domanda-offerta di plastica riciclata, è il ragionamento, è infatti in stretta relazione con la produzione a basso costo della plastica vergine, che quindi può proiettare sul mercato gli effetti del prezzo del petrolio, se produrre plastica vergine (magari in aree del pianeta con normative non rigorose come quelle europee) arriva a costare meno che riciclarla.

 “Un’economia, giovane e quindi da salvaguardare, come quella del riciclo subirebbe dei danni non solo in termini strettamente finanziari: sarebbe il blocco dell’espansione della green economy”, chiosa Regis.

 

 

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Foto: Canva

Aggiornamento del 13 febbraio 2025

Il 12 febbraio 2025, i prezzi del petrolio sono diminuiti di oltre il 2% dopo che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha avviato colloqui con i presidenti di Russia e Ucraina per porre fine alla guerra in Ucraina. Questa iniziativa ha ridotto il premio di rischio associato ai prezzi del petrolio, poiché il conflitto aveva precedentemente sollevato preoccupazioni sulle forniture globali. Inoltre, i dati dell’Energy Information Administration (EIA) hanno mostrato un aumento superiore alle attese delle scorte di greggio negli Stati Uniti, contribuendo ulteriormente alla pressione al ribasso sui prezzi. Parallelamente, il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha segnalato un approccio più cauto nei futuri tagli dei tassi di interesse, influenzando le aspettative degli investitori.

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