mercoledì, Dicembre 3, 2025

Windows 10 obsoleto: a rischio milioni di computer in tutto il mondo

È partita una campagna internazionale per chiedere a Microsoft di non interrompere il supporto gratuito per Windows 10. Altrimenti i dati e la sicurezza di milioni di computer non aggiornati saranno in pericolo di attacchi informatici. E si rischia un’ondata di nuovi rifiuti elettronici ancora funzionanti

Tiziano Rugi
Tiziano Rugi
Giornalista, collaboratore di EconomiaCircolare.com, si è occupato per anni di cronaca locale per il quotidiano Il Tirreno Ha collaborato con La Repubblica, l’agenzia stampa Adnkronos e la rivista musicale Il Mucchio Selvaggio. Attualmente scrive per il blog minima&moralia, dove si occupa di recensioni di libri. Ha collaborato con la casa editrice il Saggiatore e con Round Robin editrice, per la quale ha scritto il libro "Bergamo anno zero"

Il 14 ottobre 2025 rischia di essere ricordato come la data in cui milioni di computer in tutto il mondo diventeranno obsoleti, con conseguenze disastrose per l’ambiente e costi inutili per i cittadini. In quella data, infatti, Microsoft prevede di interrompere il supporto gratuito per Windows 10, il sistema operativo più diffuso al mondo. L’azienda fondata da Bill Gates ha anche deciso di limitare rigorosamente i computer che possono eseguire l’aggiornamento a Windows 11, il che significa che ci sono ben 400 milioni di computer che non possono effettuare l’aggiornamento e non riceveranno aggiornamenti di sicurezza o di altro tipo.

Ironicamente la data coincide con l’International E-Waste Day per sensibilizzare sulla gestione e la limitazione dei rifiuti elettronici ed è quattro giorni prima dell’International Repair Day dedicato a promuovere la riparazione degli oggetti piuttosto che l’acquisto di nuovi e informare i cittadini sui rischi ambientali del consumismo incontrollato. Eppure, è proprio con decisioni come quella di Microsoft che le aziende favoriscono l’obsolescenza programmata, incoraggiano l’acquisto di nuovi prodotti e aumentano indiscriminatamente l’estrazione di risorse e la quantità di rifiuti.

Per evitare la valanga di rifiuti elettronici che il fine vita di Windows 10 potrebbe causare è stata lanciata una campagna internazionale per chiedere a Microsoft di prolungare il supporto gratuito e automatico per Windows 10. All’interno della coalizione internazionale ci sono associazioni e organizzazioni a tutela dei consumatori come Right to Repair Europe, Halte à l’Obsolescence Programmée, U.S. PIRG, Repair.org, iFixit. Iniziative sono già in corso in Italia, Francia, Danimarca, Germania, Stati Uniti.

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Cosa succederà a Windows 10 dopo il 14 ottobre

Microsoft è diventata negli anni Novanta l’azienda di computer più famosa al mondo grazie ai suoi sistemi operativi Windows, che hanno rivoluzionato l’interfaccia dell’utente con il pc. Questi sistemi operativi vengono aggiornati nel tempo per migliorare le prestazioni, aumentare la sicurezza e garantire la compatibilità con nuove applicazioni. E l’aggiornamento da Windows 10 alla versione 11 sarebbe gratuito. Il problema è che solo i pc che eseguono la versione più recente di Windows 10 e soddisfano le specifiche hardware minime potranno essere aggiornati (a questo link è possibile trovare le specifiche, le funzionalità e i requisiti di sistema).

In realtà, però, circa il 40% dei personal computer attualmente in uso non può essere aggiornato a Windows 11, non perché siano “difettosi”, ma semplicemente perché sono stati progettati prima che Microsoft imponesse questi nuovi standard – il che equivale a centinaia di milioni di dispositivi. Microsoft stessa, sulla pagina dedicata all’aggiornamento di sistema scrive: “Se il tuo dispositivo non soddisfa questi requisiti, l’installazione di Windows 11 sul tuo dispositivo potrebbe non essere possibile. Eventualmente considera l’acquisto di un nuovo computer”.

L’altra opzione, per moltissimi cittadini, sarà di aderire a un costoso programma Microsoft per un’estensione temporanea del supporto, passare a un sistema operativo alternativo o rischiare di utilizzare software non sicuro. A essere colpiti saranno cittadini, imprese, ma anche pubbliche amministrazioni e ospedali. Un computer più vulnerabile significa lasciare i propri dati in balia degli attacchi informatici, con furto di informazioni sensibili e di password. Realisticamente, parecchi cittadini sostituiranno il computer.

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Le conseguenze per l’ambiente della decisione di Microsoft

Secondo le stime, però, i computer smaltiti come conseguenza del mancato aggiornamento potrebbero generare oltre 700 milioni di kg di rifiuti elettronici: “Se negli anni Novanta il principale motivo per il quale promuovevamo l’utilizzo del software libero era quello legato alle libertà digitali tipiche di questo mondo, oggi ci ritroviamo a dover rilanciare questo tipo di battaglia perché è fondamentale anche per la protezione dell’ambiente”, spiega Nicolas Dennis, fondatore di Reware, cooperativa e impresa sociale che rigenera pc dismessi da aziende per arginare la produzione di rifiuti elettronici.

Nonostante Microsoft lanci costantemente appelli alla tutela dell’ambiente, l’azienda sembra rispondere più alla logica del fast-tech che della sostenibilità. Gli impatti sono evidenti. Un esempio viene dalle stime dell’associazione Hop (Halte à l’obsolescence programmée), tra i promotori della campagna. Le stime riguardano la Francia, ma la situazione è abbastanza paragonabile al nostro Paese: “In Francia, il 90% degli impatti ambientali di un computer – si legge nel loro comunicato stampa – è legato alla sua fabbricazione”. Infatti, per la maggior parte dei prodotti, il grosso dell’impatto ambientale si verifica durante la produzione, prima ancora del loro utilizzo. L’estrazione dei materiali, la produzione e l’assemblaggio dei componenti, l’imballaggio e il trasporto contribuiscono tutti all’enorme quantità di emissioni di carbonio.

Perciò, “l’incitamento al consumismo – prosegue il comunicato – distrugge il pianeta e spreca risorse. La sostituzione di 400 milioni di computer equivale a oltre 70 milioni di tonnellate di gas a effetto serra, e al peso di quasi 32.000 Torri Eiffel di materie prime estratte”. L’associazione francese pone l’accento su un altro punto chiave: “Mentre il 17% della popolazione francese è frenata nell’accesso al digitale per mancanza di attrezzature o perché queste sono già troppo vecchie o superate, questa decisione contribuisce ad aggravare in maniera massiccia l’esclusione digitale che colpisce soprattutto i più modesti tra noi”.

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Dietro c’è un problema più ampio

La coalizione Right to Repair Europe chiede alla Commissaria europea Jessika Roswall di proteggere cittadini e imprese dall’obsolescenza indotta dal software introducendo regole europee ambiziose di ecodesign per dispositivi come i laptop. Ma il problema va ben oltre i computer e investe attrezzature mediche, smartwatch, dispositivi domotici come termostati, luci e fornelli, persino i giocattoli. Se si verificano situazioni analoghe a questa, fa notare Cristina Ganapini, coordinatrice della coalizione Right to Repair Europe è “perché non ci sono normative che possano impedirlo”.

“Invitiamo la Commissaria europea Jessika Roswall – dichiara nel comunicato stampa per il lancio della campagna – a introdurre requisiti UE di progettazione ecocompatibile per i computer portatili, garantendo almeno 15 anni di aggiornamenti software. Esortiamo inoltre la Commissione a stabilire rigorosi requisiti orizzontali sulla durabilità minima e sulla riparabilità, con supporto software e di sicurezza all’altezza della potenziale durata di vita, non solo per i computer, ma per tutti i prodotti dotati di spina o batteria. Basta con i dispositivi progettati per rompersi o diventare obsoleti prima del tempo”, conclude.

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