venerdì, Dicembre 5, 2025

JBS patteggia sul greenwashing: oltre un milione di dollari e tre anni di controlli sulle promesse green

JBS, il gigante statunitense della carne, chiude la causa per greenwashing con New York pagando 1,1 milioni per progetti di agricoltura “climate-smart” e accettando controlli triennali sulle proprie dichiarazioni ambientali. Dovrà riformulare l’obiettivo annunciato del “net zero 2040” dimostrare azioni concrete

Enrica Muraglie
Enrica Muraglie
Giornalista indipendente, ha scritto per il manifesto, Altreconomia, L'Espresso. Fa parte della rete FADA.

Prometteva emissioni zero entro il 2040, senza un piano per arrivarci: è su questa discrepanza che la procura di New York ha costruito la sua accusa di greenwashing contro JBS, il gigante globale della carne. Ora la società chiude la causa pagando 1,1 milioni di dollari e accettando rigorosi controlli sulle sue affermazioni ambientali

La notizia è stata annunciata dalla procuratrice generale di New York, Leticia James, la stessa che aveva intentato la causa contro JBS. Secondo James le dichiarazioni rivolte dal colosso della carne ai consumatori sono state “greenwashing ingannevole”, dal momento che la società non disponeva di un piano valido per raggiungere l’obiettivo dichiarato di emissioni zero entro il 2040. 

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Il percorso giudiziario 

Nel febbraio 2024 Leticia James ha fatto causa all’azienda di lavorazione della carne e a maggio dello stesso anno JBS ha presentato una mozione per archiviare. Nel gennaio successivo la Corte Suprema dello Stato di New York ha accolto l’archiviazione, concedendo all’ufficio di James il permesso di emendare. Dopo il rigetto, James ha continuato a indagare sulle dichiarazioni di JBS relative al “net zero” emettendo una citazione e, d’accordo con JBS, prorogando due volte i termini di risposta. 

Con l’accordo del 3 novembre la procuratrice accetta il risarcimento da più di un milione di dollari e le garanzie assicurate da JBS, interrompendo l’azione legale contro l’azienda e a tutela dei consumatori dello Stato di New York, com’era nelle intenzioni iniziali.

Nonostante fosse soltanto una delle numerose cause per greenwashing intentate di recente contro grandi compagnie aeree, automobilistiche, della moda e della produzione di carni,  secondo gli esperti l’impatto di questa azione contro JBS avrebbe avuto il potenziale di influenzare l’approccio che tutte le grandi aziende adottano nella loro pubblicità sulla sostenibilità. 

carne allevamenti greenwashing
Foto: Canva

L’accordo accettato da JBS

Ora JBS dovrà riformulare “emissioni zero entro il 2040” sui siti statunitensi, presentandolo come un obiettivo o un’ambizione e non più come un “impegno” o una “promessa”. Se l’azienda affermerà di compiere progressi verso l’obiettivo, dovrà anche dimostrare quali azioni specifiche ha intrapreso.

Per tre anni, inoltre, l’azienda della carne dovrà elaborare una revisione annuale di conformità di tutte le dichiarazioni ambientali rivolte ai consumatori negli Stati Uniti – incluse quelle su siti web, i rapporti di sostenibilità e le comunicazioni di dirigenti e amministratori – e condividere i risultati con l’ufficio del procuratore generale. Al termine di questi tre anni e dei controlli, le dichiarazioni dovranno comunque rispettare i termini dell’accordo.

Se la procura ritiene che una dichiarazione debba essere corretta, JBS avrà 20 giorni per porre rimedio. In caso di disaccordo, le parti potranno di nuovo rivolgersi al tribunale. Infine JBS pagherà 1,1 milioni di dollari al programma New York Soil Health and Resiliency per sostenere iniziative di agricoltura “climate-smart”.

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Le emissioni di JBS 

L’ultima analisi di un gruppo di ong e associazioni ambientaliste, tra cui Greenpeace, segnala che le 45 più grandi aziende di carne e latticini, di cui JBS è parte, hanno emesso complessivamente oltre 1 miliardo di tonnellate di gas serra. 

Il problema non riguarda solo JBS, ma l’intero modello produttivo della zootecnia intensiva: sfruttamento del bestiame, consumo di foreste per pascoli e mangimi, emissioni di metano, uso intensivo di risorse (acqua, terra), perdita di biodiversità.

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Foto: Canva

Un report del 2023 del World Animal Protection classifica JBS come “peggior emettitore” nell’ambito della zootecnia industriale, stimando che da solo JBS generi emissioni equivalenti a quelle di 14 milioni di auto in strada ogni anno (nel solo comparto pollame e suini).

Leggi anche: lo Speciale sull’industria della carne

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