“Questo è l’accordo ambientale multilaterale più significativo dall’accordo di Parigi del 2015. Questa giornata segna il trionfo del pianeta sulla plastica monouso“. La dichiarazione roboante arriva da Inger Andersen, direttore esecutivo dell’UNEP, l’assemblea della Nazioni Unite per l’ambiente.
E arriva da Nairobi, la capitale del Kenya, dove ieri 175 Paesi, al termine di un confronto, in parte dal vivo e in parte online che ha visto partecipare oltre 5mila persone, hanno firmato una risoluzione che intende affrontare l’intero ciclo di vita della plastica. Una giornata storica che sancisce l’avvio dei negoziati che porteranno – si spera – a un trattato legalmente vincolante per porre fine all’inquinamento da plastica.
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Accordo promettente, ma ci sono delle insidie
Il trattata sarà vincolante, ma per ora la risoluzione invita solo i Paesi a sviluppare piani d’azione nazionali per la riduzione dei rifiuti di plastiche. Piani che dovranno coprire l’intero ciclo vita delle plastiche, compresa la fase di design e produzione. Inoltre prevede aiuti finanziari per i Paesi in via di sviluppo affinchè possano adempiere ai loro obblighi. Secondo la bozza i Paesi dovrebbero completare i negoziati sul trattato entro la fine del 2024.
“È incoraggiante vedere la comunità globale riunirsi in questo momento di crisi – ha dichiarato il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans -. Da quando la strategia europea per la plastica è stata presentata nel 2018, l’Unione europea è stata una forza trainante per affrontare l’inquinamento da plastica. Siamo determinati a continuare a spingere per un’azione globale ambiziosa, dato che la lotta contro le crisi del clima e della biodiversità deve coinvolgerci tutti”.
La notizia sull’avvio dei negoziati non significa però che saranno semplici. Stewart Harris, direttore senior della politica globale sulla plastica di ACC, ha dichiarato che la risoluzione offre una certa flessibilità ai Paesi e quindi non suggerisce un risultato sicuro.
“La produzione sarà un problema di cui si dovrà discutere. Lavoreremo con i governi e vedremo come mantenere la plastica nell’economia e fuori dall’ambiente. A questo punto, è difficile dire come sarà inquadrata questa discussione”, ha detto Harris, rappresentante dell’industria petrolchimica americana.
“È probabile che anche i Paesi delle Nazioni Unite si scontreranno sui meccanismi finanziari del trattato e su come definire il “ciclo di vita completo” della plastica – ha aggiunto Carsten Wachholz, senior policy manager presso la Ellen MacArthur Foundation -. I negoziatori dovranno inoltre pensare a mirati interventi sulle diverse parti della catena di approvvigionamento. Una priorità per i Paesi produttori di plastica più industrializzati come gli Stati Uniti potrebbe essere quella di inserire nuove regole su come vengono realizzati i prodotti, mentre i paesi in via di sviluppo potrebbero concentrarsi sulle infrastrutture“.
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Un risultato non scontato
“Abbiamo ottenuto un risultato migliore di quanto potessi sperare”, hanno affermato martedì il presidente dell’Unep e il ministro norvegese per il clima e l’ambiente Espen Barth Eide. “Dato il contesto geopolitico estremamente drammatico di questo conflitto tra Ucraina e Russia, è importante dimostrare che il sistema multilaterale è ancora funzionante e può affrontare le sfide per l’umanità”.
Filtra soddisfazione e ottimismo anche tra le file delle associazione ambientaliste. “Oggi i leader globali seduti al tavolo dei negoziati di Nairobi hanno ascoltato le voci di milioni di persone che in tutto il mondo chiedono di porre fine alla crisi ambientale dovuta all’inquinamento da plastica – ha commentato Giuseppe Ungherese di Greenpeace Italia – La risoluzione adottata riconosce che l’intero ciclo di vita della plastica, dall’estrazione dei combustibili fossili necessari a produrla fino allo smaltimento, crea impatti notevoli per le persone e per il pianeta. Questo è un grande passo avanti che manterrà elevata la pressione sulle aziende dei combustibili fossili e sulle multinazionali che impiegano enormi quantità di imballaggi usa e getta”.
La produzione di plastica è esplosa a partire dagli anni ’70 e l’industria petrolifera e petrolchimica sta scommettendo su una possibile crescita futura, in particolare nei Paesi in via di sviluppo che hanno infrastrutture di gestione di rifiuti meno all’avanguardia. Secondo l’Onu, l’industria della plastica potrebbe rappresentare il 20% del consumo globale di petrolio entro il 2050 se l’attuale trend continua.
Non a caso la la produzione annuale di plastica è raddoppiata, passando dalle 234 milioni di tonnellate nel 2000 alle 460 milioni di tonnellate di oggi. Lo stesso si vede con la produzione di rifiuti – più che raddoppiata – che ha raggiunto le 353 milioni di tonnellate. Questa risoluzione fa ben sperare, anche se il trattato globale vincolante lo potremo realmente vedere solo nel 2024. A patto che agli annunci di oggi seguano i fatti di domani.
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