giovedì, Novembre 6, 2025

Ballarò Buskers Festival: quando un evento culturale rigenera il quartiere

Francesca Leone e Giulia Infurna raccontano il percorso sostenibile e solidale del quartiere Albergheria di Palermo, noto per il mercato storico di Ballarò. Tra difficoltà territoriali e inaccessibilità dei prodotti a basso impatto, il Ballarò Buskers Festival regala ogni anno circo contemporaneo e arti di strada. "C'è ancora molto da fare"

Nicoletta Fascetti Leon
Nicoletta Fascetti Leon
Giornalista pubblicista, allevata nella carta stampata. Formata in comunicazione alla Sapienza, in giornalismo alla Scuola Lelio Basso, in diritti umani all’E.ma (European Master’s Programme in Human Rights and Democratisation) di Venezia. Ha lavorato a Ginevra e New York nella delegazione UE alle Nazioni Unite. Vive a Roma e da nove anni si occupa di comunicazione ambientale e progetti di sostenibilità

Cultura sostenibile significa anche riqualificazione del territorio e promozione sociale. È questo il caso del Ballarò Buskers festival, nato nel 2016 proprio allo scopo di contrastare il degrado e l’abbandono del quartiere dell’Albergheria dove si svolge il famoso mercato di Ballarò, oggi diventato teatro di un appuntamento imperdibile per la città di Palermo.

Per farci raccontare la sua storia, incontriamo Francesca Leone e Giulia Infurna, attiviste dell’associazione di promozione sociale Ballarò Buskers, nonché organizzatrici delle tre giornate di festival dedicate al circo contemporaneo e alle arti di strada.

L’appuntamento, fissato immancabilmente nel terzo fine settimana di ottobre di ogni anno, porta per le strade di Palermo circo, arte di strada, musica, ma anche attività laboratoriali e passeggiate urbane in cui il quartiere e i suoi abitanti diventano protagonisti.

Leggi anche: Il riuso che non lascia indietro nessuno: a Palermo la storia Poderosa dell’Albergheria

Giulia Infurna, quando e perché nasce Ballarò Buskers?

L’iniziativa nasce per fare luce sui temi affrontati da SOS Ballarò che è un’assemblea pubblica permanente di quartiere frequentata da cittadini, residenti, operatori del turismo e del mercato, nonché da associazioni e istituti religiosi. Nel 2015 ci siamo posti il problema di contrastare la crisi in cui versava il mercato di Ballarò in termini sia commerciali che di fama, in quanto luogo di criminalità. Sono partite così le prime iniziative come Anima Ballarò in cui ogni artista adottava una bottega, per riportare la gente al mercato. Nel 2016 abbiamo organizzato la prima edizione del Buskers festival e nel 2017 si è costituita l’APS.

Cosa è cambiato da allora e qual è la peculiarità di questo festival?

Il Buskers è arrivato alla nona edizione ed è diventato un festival internazionale. Riccardo Strano è da 6 anni il nostro direttore artistico, il che ha contribuito a portare maggiore rilevanza e qualità nella programmazione. Abbiamo scelto le arti circensi perché sono accessibili, non hanno una lingua che debba essere compresa, sfrutta il linguaggio del corpo e parla alle emozioni. Volevamo che l’offerta culturale proposta fosse alla portata di chiunque, soprattutto di bambine e bambini, e che abitasse la strada. La particolarità del festival è che i protagonisti non sono gli artisti ma il quartiere. Le artiste e gli artisti che vengono a Ballarò da tutto il mondo sono sensibili a un processo sociale quale è il nostro, e si mettono al servizio del festival e del territorio.

A Francesca Leone, militante dal 2018 dell’associazione, chiediamo invece cosa è diventata l’associazione Buskers in questi anni?

Da una ventina di persone siamo passati ad avere durante il festival più di 100 volontari, prevalentemente dal quartiere, tra cui molti adolescenti. Io ho iniziato con un ruolo di supporto alla logistica per poi passare a mansioni di programmazione e amministrazione, anche se siamo spesso intercambiabili. Dalle quattro piazze delle prime edizioni, il festival oggi si è allargato a nove ed è attraversato da circa 60.000 persone. Ma Buskers non è solo festival, noi siamo un gruppo attivo tutto l’anno. Di fatto siamo il braccio armato di SOS Ballarò, siamo il service di tutti i momenti di piazza, gli eventi, i percorsi politici e sociali dell’assemblea permanente e non solo. Anche se siamo radicati nel nostro quartiere, partecipiamo e collaboriamo a tutti i movimenti politici e sociali della città.

Quali sono i problemi più rilevanti che affrontate?

SOS Ballarò – continua Francesca – insieme ad altre realtà ha contribuito a una proposta di decreto legge regionale sulla gestione dell’emergenza crac e delle dipendenze che è poi stata approvata e la cui applicazione è in corso di monitoraggio. Ci occupiamo del grande tema della turistificazione e gentrificazione, dell’emergenza abitativa in un quartiere densamente popolato come l’Albergheria, nonché della mancanza di servizi sul territorio per la popolazione vulnerabile.

Proprio in questi giorni – aggiunge Giulia – è iniziata la raccolta differenziata nel nostro quartiere e con SOS Ballarò cerchiamo di aiutare cittadini e commercianti nella sua gestione, anche per sopperire alle mancanze dell’amministrazione.

A proposito di differenziata, quali sono le vostre sfide a livello di sostenibilità ambientale?

Questo è un tema molto complicato per noi – risponde Francesca. La città di Palermo ha infatti un problema pesante di gestione dei rifiuti. Noi stesse siamo andate per anni a ripulire le discariche abusive del quartiere per renderle piazze di spettacolo. Nonostante ciò, c’è una progressiva attenzione alla sostenibilità ambientale. Per esempio abbiamo ridotto la produzione di materiale cartaceo, utilizziamo Qrcode e mappe uniche agli infopoint per geolocalizzare gli spettacoli.

Per quanto riguarda la logistica degli artisti, collaboriamo con altre due manifestazioni a tema circense di Ragusa e Catania per condividere, quando possibile, artisti di punta e ottimizzare gli spostamenti. Certo bisogna ammettere che su riduzione e raccolta dei rifiuti c’è ancora molto da fare e questo è evidente anche durante il nostro festival.

Si può dire che, nonostante le difficoltà territoriali, il festival contribuisce a rigenerare il quartiere da un punto di vista ambientale e sociale?

Sì, non solo abbiamo ripulito le discariche – precisa Giulia – ma siamo riuscite anche a portare il verde urbano e l’illuminazione in alcune piazze come quella di San Nicolò che da discarica e parcheggio è diventata piazza dello spettacolo ed è stata restituita al quartiere come spazio verde. Inoltre la maggior parte degli artisti stranieri sono ospitati nella Domus carmelitana che, oltre ad essere un luogo d’arte incredibile con la sua chiese del Carmine, è un dormitorio e un presidio dedicato all’accoglienza, attivo durante tutto l’anno, che noi teniamo a sponsorizzare e sostenere. Il nostro fine è evitare che il quartiere diventi una periferia urbana inaccessibile e emarginata. Il quartiere con il Buskers si apre agli artisti e al pubblico che arriva anche da fuori regione.

Lo stesso è successo per piazzetta Ecce homo e piazzetta Mediterraneo – aggiunge Francesca – che dieci anni fa sono state bonificate e ora sono delle piazze immancabili per il Buskers e per il quartiere. Piazzetta Mediterraneo, in particolare, è anche la piazza che ospita i pranzi sociali, che si tengono ogni due o tre mesi nel quartiere, per scambi di idee e solidarietà.

Un’ultima domanda per Francesca. Cosa vi aiuterebbe a fare scelte più sostenibili dal punto di vista ambientale?

Nella mia esperienza, per festival come il nostro, manca ancora un mercato accessibile per poter essere davvero sostenibili, specialmente al Sud. Per esempio, una cosa come il noleggio di pannelli solari per la produzione di energia pulita semplicemente non esiste o ha dei prezzi irraggiungibili. La sostenibilità qui ancora non è arrivata.

Leggi anche: lo Speciale sulla cultura sostenibile

AGGIORNAMENTO DEL 20 MARZO 2025

Se l’edizione 2024 di Ballarò Buskers era coincisa con il 400esimo anno del Festino della patrona della città di Palermo, la celebre santa Rosalia, l’edizione 2025 che si terrà come ogni anno a metà ottobre è, forse, ancora più importante. Ballarò Buskers, infatti, compirà dieci anni. E i preparativi già fervono: tra permessi da richiedere, artiste e artisti da contattare, relazioni varie da (ri)avviare, la macchina organizzativa del festival culturale è già in moto.

A Giulia Infurna, co-direttrice del Ballarò Buskers, abbiamo dunque chiesto di raccontarci qual è la buona pratica che più rappresenta una realtà ormai consolidata nella vita del quartiere Albergheria e della città:

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