mercoledì, Novembre 5, 2025

Davvero l’Italia sta puntando sul biometano?

Da anni in Italia si prova a puntare sul biometano. Ora una serie di incentivi economici potrebbero sbloccare lo stallo. Il governo Meloni intende spostare i fondi del PNRR destinati all’idrogeno agli incentivi per il biometano. Mentre la Banca Europea per gli Investimenti ha approvato un finanziamento a favore di Snam

Andrea Turco
Andrea Turco
Giornalista glocal, ha collaborato per anni con diverse testate giornalistiche siciliane per poi specializzarsi su ambiente, energia ed economia circolare. Redattore di EconomiaCircolare.com. Per l'associazione A Sud cura l'Osservatorio Eni

“Oggi l’Italia ha una grande risorsa per produrre energia sostenibile e rinnovabile: il biometano”. Era il 2018 quando il Gestore Servizi Energetici (GSE) scriveva ciò. E in realtà di biometano, andando più indietro nel tempo, si parla ormai da più di dieci anni, tra vaghe promesse, decreti Negli ultimi giorni una serie di notizie hanno confermato che l’intenzione dell’Italia è di dare una reale accelerata su questo combustibile energetico, o biocombustibile, che si ottiene da biomasse agricole, agroindustriali e dalla frazione organica dei rifiuti solido urbani (FORSU). 

Il contesto internazionale e globale, in questo senso, spinge per una maggiore autonomia energetica. Dopo lo sciagurato accordo del 27 luglio firmato dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, il Gas Naturale Liquefatto di matrice statunitense si appresta a diventare la maggiore fonte energetica per l’Italia, sostituendo di fatto la dipendenza dalle forniture russe che l’Italia aveva fino al 2022. E forse addirittura peggiorando quella dipendenza. Perché il GNL statunitense è un gas che pagheremo a caro prezzo, molto più dannoso dal punto di vista ambientale (si ottiene attraverso la devastante tecnica del fracking) e che potrebbe portare a ritorsioni da parte di altri fornitori.

Ecco perché, nell’immediato, puntare sul biometano appare una scelta più logica. I favorevoli fanno notare che, a differenza di altre fonti di energia rinnovabile  come il solare e l’eolico, la produzione del biometano è programmabile. E, avendo qualità del tutto simili a quelle del gas, può essere immesso nella stessa rete, quella che alimenta le nostre case.

Leggi anche: L’inaspettato ritorno del carbone: dagli Usa all’Italia passando per la Cina

Come il PNRR finanzia il biometano in Italia

In questi anni un’altra grande promessa energetica ha inondato i dibattiti e le analisi, attirando numerosi finanziamenti, vale a dire l’idrogeno. Una promessa che però, a differenza del biometano, sembra essersi in buona parte arenata. Abbandonate le velleità sui trasporti, l’unico utilizzo possibile dell’idrogeno sembra essere quello per le industrie hard to abate, cioè le industrie pesanti con emissioni difficili da abbattere. Eppure nell’ultima richiesta di revisione del PNRR, avanzata dal governo Meloni alla Commissione Europea (la quinta in pochi anni) lo scorso giugno, è stato chiesto di spostare 640 milioni di euro dall’idrogeno al biometano, in modo da garantire gli incentivi a chi ne ha fatto richiesta, con l’obiettivo di “garantire il superamento del target finale previsto al 30 giugno 2026”, ovvero 2,3 miliardi di metri cubi di nuova capacità di produzione di biometano. 

biometano

Un obiettivo ambizioso e che però deve fare i conti con i tempi strettissimi – manca infatti meno di un anno al giugno 2026, ed entro quella data, come si ricorderà, non solo i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza devono essere stati spesi ma, soprattutto, devono essere completate le attività garantite con quei fondi, pena la restituzione di questi ultimi. Conoscendo le lentezze burocratiche italiane e la complessità degli interventi da attuare qualche dubbio sorge, anche se gli operatori sembrano fiduciosi. Quel che è certo è che non mancano le opportunità.

“Se veicolato nella rete gas – si legge sul portale Italia Domani, dove vengono riportati gli stati di avanzamenti del PNRR – il biometano può contribuire al raggiungimento dei target al 2030 con un risparmio complessivo di gas a effetto serra, rispetto al ciclo vita del metano fossile, tra l’80 e l’85 per cento. Sono previste diverse linee di intervento:

  • riconvertire gli impianti biogas agricoli già esistenti verso la produzione di biometano per l’industria, i trasporti e il riscaldamento;
  • sostenere finanziariamente la realizzazione di nuovi impianti;
  • diffondere pratiche ecologiche nella fase di produzione del biogas (siti di lavorazione minima del suolo, sistemi innovativi a basse emissioni per la distribuzione del digestato) per ridurre l’uso di fertilizzanti sintetici e aumentare l’approvvigionamento di materia organica nel terreno;
  • promuovere la sostituzione di almeno 300 trattori non efficienti e datati con veicoli alimentati a metano/biometano e dotati di attrezzi per l’agricoltura di precisione”.

In più lo scorso 22 luglio il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha pubblicato l’avviso pubblico per poter accedere a 193 milioni di euro previsti dal PNRR sul biometano. L’avviso, a cui si può accedere da qui,  definisce in dettaglio i criteri di ammissibilità, le modalità di presentazione e i termini per inoltrare le richieste di partecipazione alla procedura. Lo sportello telematico sarà aperto a partire dalle ore 12 del 27 agosto 2025 e resterà attivo fino alle ore 12 del 26 settembre 2025 e le domande di partecipazione dovranno essere trasmesse esclusivamente in modalità telematica tramite l’applicazione informatica messa a disposizione dal GSE (https://areaclienti.gse.it/), accessibile 24 ore su 24 nel periodo di apertura.

Anche la Banca Europea per gli Investimenti supporta il biometano in Italia

Da tempo anche Legambiente preme per uno sblocco delle potenzialità del biometano. Lo ha fatto recentemente attraverso la campagna informativa “Fattore Biometano – Moltiplichiamo i benefici per il clima e l’agricoltura”, con partner principale FemoGas, partner A2A e sostenitori AB e Arpinge e con la collaborazione tecnico scientifica del dipartimento DAFNAE dell’università di Padova. “Il prossimo anno sarà determinante per l’Italia – scrive Legambiente dal momento che il PNRR ha assegnato le risorse per la realizzazione di 680 interventi in 18 regioni, di cui ben il 94% per la produzione di biogas e successivo upgrading a biometano da fonte agricola (…) Sfruttando l’occasione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, l’Italia deve accelerare il passo e colmare il deficit impiantistico sulla digestione anaerobica, puntando sulla costruzione di impianti “fatti bene” rispettosi dell’ambiente, del territorio e delle comunità locali. Solo così potrà centrare l’obiettivo stabilito dal PNIEC di produrre circa 5 miliardi di metri cubi di biometano entro il 2030, in linea con le indicazioni europee”.

Ma a finanziare il biometano in Italia non c’è solo il PNRR. Il braccio operativo dell’Unione Europea è infatti la Banca Europea per gli Investimenti (BEI), che supporta le attività in linea con le politiche comunitarie. Ecco perché non sorprende la notizia, diffusa il 28 luglio, con la quale la BEI ha annunciato di aver approvato un nuovo finanziamento per un importo massimo di 264 milioni di euro a favore di Snam, “con l’obiettivo di favorire l’integrazione degli impianti di produzione di biometano nelle infrastrutture energetiche italiane e promuovere la transizione verso un sistema energetico più sostenibile e diversificato”. 

snam 1

Appena pochi giorni prima la BEI aveva finanziato con 500 milioni di euro la conversione della raffineria Eni di Livorno in bioraffineria. Un segnale ulteriore di come la Banca Europea per gli Investimenti abbia deciso di supportare le grandi aziende energetiche italiane – che, a dirla tutta, con gli enormi profitti di questi anni avrebbero potuto fare da sé. 

In ogni caso la sottoscrizione della prima tranche del finanziamento sul biometano, pari a 140 milioni di euro, è stata siglata alla presenza di Gelsomina Vigliotti, vicepresidente della BEI, e di Agostino Scornajenchi, amministratore delegato di Snam. Tale finanziamento permetterà la realizzazione di 240 chilometri di nuovi gasdotti dedicati alla connessione tra impianti di produzione di biometano da fonti rinnovabili e la rete di trasporto gas nazionale. Le nuove infrastrutture saranno in grado di trasportare fino a 12mila GWh di energia all’anno, pari a 1,13 miliardi di metri cubi di biometano. 

Non diventerà mai la principale fonte energetica italiana ma sembra comunque che il tempo del biometano in Italia, nell’ottica della diversificazione energetica, stia davvero per giungere. 

Leggi anche: I dubbi dell’Unione Europea sui biocarburanti e il nucleare su cui punta l’Italia

© Riproduzione riservata

spot_img

POTREBBE INTERESSARTI

Ultime notizie