Nel mare di quella che conosciamo come sostenibilità sono ascrivibili una serie di azioni molto diverse tra loro, non tutte dallo stesso peso, certo, ma tutte complementari per raggiungere degli obiettivi concreti: dalle buone pratiche dei singoli cittadini alle scelte delle multinazionali, dalla lotta al greenwashing al rispetto della normativa. Il filo rosso che unisce le tessere di questo mosaico è la cultura della sostenibilità, un concetto tanto semplice quanto necessario.
La sostenibilità non può infatti essere veicolata solo da obblighi normativi ma deve apparire a tutti gli attori coinvolti come un’esigenza e un’opportunità.
Di questo e molto altro ha parlato nel corso dell’intervista video Carlo Zaghi, Direttore Generale Sostenibilità dei Prodotti e dei Consumi del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), registrata nel corso di Intelligenza Circolare, l’evento internazionale organizzato lo scorso ottobre a Roma da ISIA Roma Design e dal magazine EconomiaCircolare.com.
“Per garantire una rapida transizione verso un assetto più sostenibile delle nostre economie − ha detto Zaghi − occorre sicuramente proseguire nella sensibilizzazione del pubblico, del consumatore, dei giovani perché le norme e le regole non sono sufficienti ma deve essere diffusa e condivisa una cultura della sostenibilità. Una cultura che fa muovere i singoli ma anche le imprese verso obiettivi sfidanti e quindi che impegna tutti i soggetti a investire di più nella sostenibilità”.
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L’Italia nel percorso di transizione ecologica
In un Paese in cui ci scontriamo spesso con le ombre della burocrazia e dell’affarismo, Zaghi sottolinea un aspetto che dovrebbe perlomeno darci una speranza: “Ritengo che il nostro Paese per alcuni aspetti si stia muovendo in maniera molto efficace”.
Zaghi ricorda, ad esempio, che dal 2016 negli appalti pubblici è obbligatoria la definizione di Criteri Ambientali Minimi (CAM) per garantire che i prodotti e i servizi acquistati dalla pubblica amministrazione siano conformi a requisiti di un ridotto impatto sull’ambiente: non una parte trascurabile visto che si tratterebbe di circa il 15% del Prodotto Interno Lordo (PIL).
“Su questo settore l’Italia − prosegue Zaghi − è tra i primi Paesi europei, nel senso che abbiamo iniziato molto presto e possiamo ‘insegnare’ anche agli altri come gestire gli acquisti della Pubblica Amministrazione.
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