mercoledì, Agosto 13, 2025

Séjourné: “Semplificazioni, mercato unico, protezionismo. Così potenzieremo l’economia circolare”

Il vicepresidente esecutivo della Commissione UE ha illustrato quelli che secondo la commissione sono obiettivi e strumenti per dare forza all’economia circolare e alla competitività alle imprese

Daniele Di Stefano
Daniele Di Stefano
Giornalista ambientale, un passato nell’associazionismo e nella ricerca non profit

Davanti alla Commissione ambiente del Parlamento UE (ENVI), il vicepresidente esecutivo della Commissione UE Stéphane Séjourné ha illustrato i piani dell’esecutivo su sostenibilità ambientale ed economia circolare. In particolare, nonostante le numerose perplessità in merito, ha ribadito che le misure per le semplificazioni e la competitività non intaccheranno le ambizioni ambientali e climatiche europee e potranno rafforzare la circolarità e la competitività dell’economia continentale.  Sui temi della circolarità Séjourné è tornato poi anche illustrando le misure per un “simpler Single Market”.

Continuità col Green Deal

Parlando davanti agli eurodeputati e alle eurodeputate della commissione ENVI il 13 maggio scorso, il vicepresidente ha voluto ribadire che “l’agenda industriale europea, di mia competenza, deve rimanere strettamente legata alle nostre ambizioni ambientali e climatiche”. E poi ancora rassicurazioni sulla continuità negli obiettivi ambientali: “Stiamo mantenendo la rotta tracciata dal Green Deal e adatteremo il metodo in un contesto turbolento con la pandemia, la guerra in Ucraina, la nuova amministrazione statunitense. In particolare, dovremo ricalibrare la nostra azione per trovare il miglior equilibrio, la migliore equazione, tra tutte le nostre priorità”.

Se al centro dell’agenda della Commissione c’è la competitività, questa verrà declinata secondo tre parole chiave: “Investire, accelerare, semplificare”. La leva sarà il Clean Industrial Deal, che “concilierà il nostro percorso verso la decarbonizzazione e la necessità di migliorare la competitività”. Il metodo che tiene insieme tutto, afferma Séjourné, è “essere abbastanza fermi quando si tratta degli obiettivi che vogliamo raggiungere, ma che a volte dobbiamo adattare il percorso per raggiungerli”. Altra parola d’ordine, dunque, è flessibilità.

Leggi anche: Come il pacchetto Omnibus rischia di peggiorare la tassonomia UE

Decarbonizzazione come strategia economica

Séjourné ricorda che nelle ambizioni del nuovo esecutivo UE non c’è contraddizione tra sostenibilità ambientale e competitività industriale: “La decarbonizzazione ci permetterà di modernizzare le nostre strutture produttive. E poi l‘energia: “Non è bruciando petrolio e gas che creeremo ricchezza. In Europa si paga più il petrolio e il gas che le energie rinnovabili. Quindi, la strategia di decarbonizzazione è una strategia di tipo economico”. Per questo quelli che “sono scettici sul clima” e “non vogliono vedere i problemi ambientali”, secondo il politico francese “potrebbero condividere la nostra idea che la decarbonizzazione dell’economia europea è una strategia economica” e industriale.

Leggi anche: Undici Paesi UE, tra cui l’Italia, chiedono di indebolire la legge sulla deforestazione

Ostacoli alla circolarità e Circular Economy Act

E l’economia circolare “è al centro della nostra strategia industriale”, ha detto. Negli ultimi 10 anni i progressi registrati non sono stati ambizioni, ha puntualizzato Séjourné, ma “non è fissando obiettivi e traguardi che raggiungeremo obiettivi specifici”, confermando un cambio di postura del legislatore. All’interno del mercato unico europeo, aggiunge, “continuano a emergere nuovi ostacoli alla circolarità”.

Ecco quelli segnalati in Commissione ENVI:

Standardizzazione e armonizzazione normativa. “I materiali e il riciclaggio richiederanno una standardizzazione e un’armonizzazione su vasta scala”, ha affermato. “Non possiamo considerare un materiale come un rifiuto in un paese, inquinante in un altro, impossibile da trasportare in un altro paese ancora se vogliamo essere efficaci in Europa sulla circolarità”. La Commissione affronterà dunque queste “sfide significative per armonizzare le regole e consentire una corretta politica pubblica sulla circolarità”. Il riferimento è, ovviamente, anche al pacchetto Ominbus: “Vorremmo rendere la legislazione più leggibile, più efficiente e meglio calibrata, soprattutto per le PMI”.

Etichette e norme sul riciclo. Un altro ostacolo ad una più compiuta circolarità continentale è l’etichettatura, afferma il vicepresidente: “Oggi, per spiegare ai consumatori come dovrebbero riciclare questo o quell’imballaggio, l’etichetta contiene spiegazioni molto dettagliate in un paese, un codice alfanumerico in un altro, un logo in un terzo”. Usando le lenti dell’industria: “il produttore di latte deve stampare etichette diverse per ogni Paese in cui vende le sue bottiglie! Per loro, e per tutti coloro che si trovano ad affrontare lo stesso problema, armonizzeremo l’etichettatura.  Sarà più semplice, più chiaro e più efficace per il consumatore. E più economico per l’azienda”. Ma la difformità tra i paesi membri non si limita alle etichette: “Lo stesso produttore deve anche gestire regole di riciclaggio diverse. Come possiamo ridurre la nostra impronta di carbonio su larga scala se non abbiamo nemmeno le stesse definizioni di ciò che è riciclabile o di come riciclarlo?”.

EPR. Anche alcune norme dei sistemi EPR sono avvertiti come un freno alla piena circolarità: “Ci sono alcuni requisiti per la responsabilità estesa dei produttori che ostacolano l’accesso al mercato”, ha detto l’ex ministro francese. Per questo “la loro armonizzazione, la digitalizzazione, sono tra i nostri obiettivi. Se abbiamo 27 serie di regole, ovviamente questo rende le cose molto più difficili”.  Quindi, “proponiamo di armonizzare le regole su ciò che costituisce un rifiuto, sul trattamento dei rifiuti e sulla responsabilità estesa del produttore, in modo da creare un vero e proprio mercato secondario europeo”.

Limiti alle esportazioni di materi prime critiche. “La circolarità si scontra con barriere economiche. I materiali riciclati sono spesso più costosi di quelli originali” ricorda Stéphane Séjourné. Per questo motivo, attraverso il Clean Industrial Deal, “spingeremo per il riciclo dei materiali critici in Europa, anche attraverso restrizioni o imposte sulle esportazioni, se necessario”.

Lo strumento per rimuovere questi ostacoli, insieme al pacchetto per le semplificazioni, sarà il Circular Economy Act, che verrà presentato “entro la fine del prossimo anno”, ha confermato: “Si tratta di una legge per accelerare e sviluppare ulteriormente la circolarità della nostra economia, che attualmente ristagna”.

Leggi anche: Séjourné: PFAS, ok al divieto nei beni di consumo, ma non per le applicazioni industriali critiche

E-commerce

Tema molto sentito dai produttori europei e aspetto critico dal punto di vista del rispetto delle norme di sicurezza e ambientali è quello degli acquisti sulle piattaforme digitali. “Abbiamo l’obbligo di proteggere i nostri confini per quanto riguarda il commercio elettronico, in modo che le nostre regole all’interno dell’UE vengano rispettate”, afferma Stéphane Séjourné . ”Vogliamo rafforzare i controlli, anche online, affinché i prodotti importati rispettino le nostre regole. Si tratta di un vero passo avanti verso la creazione di un campo da gioco di livello globale”.

Mercato interno, protezionismo, acquisti pubblici

Un mercato interno efficace è l’altro tema centrale dei ragionamento del vicepresidente, anche come risposta alla guerra dei dazi innescata dall’amministrazione statunitense. Gli obiettivi non sono dissimili da quelli di Trump. “Dobbiamo rafforzare il mercato europeo ed eliminare le barriere al suo interno, in modo che le aziende possano tornare ad essere europee”, ha detto davanti alla Commissione ambiente. Con “il protezionismo che sta diventando la regola in tutto il mondo”, il reshoring (il ritorno delle imprese alla produzione in patria dopo la fuga verso mercati economicamente più convenienti) è un obiettivo politico e industriale: “L’Europa deve essere un rifugio per le nostre aziende, in modo che possano crescere”.

Il tema è stato poi al centro della conferenza stampa sulle misure per un “simpler Single Market”, durante la quale Séjourné ha spiegato che le iniziative della Commissione von der Leyen sul mercato UE serviranno a “rendere più semplice e senza intoppi fare affari in Europa. Senza mai scendere a compromessi con gli standard sociali e ambientali che rendono unico il nostro mercato”. I primi partner economici degli europei secondo la visione della Commissione “devono essere gli europei stessi! È questo il senso della nostra azione”. A differenza di quanto accade sui mercati mondiali, “il mercato unico è uno dei fattori di competitività che possiamo controllare da soli. È una leva autonoma e sovrana per l’Europa”. Applicando le raccomandazioni Enrico Letta e Mario Draghi, “stiamo sviluppando un ambiente economico prevedibile, equo, fluido e integrato. Soprattutto, stiamo dando al mercato unico lo slancio, la semplicità e la potenza che merita”.

Sarà anche necessario “avere preferenze europee per gli appalti pubblici e il made in Europe per alcuni settori strategici. Dobbiamo creare la domanda per far fiorire questi mercati”. La Commissione UE ha in mente in particolare l’acciaio, l’automotive, la chimica.

Leggi anche: Sostenere con più coraggio l’economia circolare: l’appello di imprese e associazioni europee

© Riproduzione riservata

spot_imgspot_imgspot_img

POTREBBE INTERESSARTI

Ultime notizie