mercoledì, Novembre 5, 2025

Vibratori, ovetti e anelli: dove si buttano i sex toys? Guida allo smaltimento dei RAEE del piacere

Sempre più diffusi i sex toys sono alleati del benessere sessuale ma, arrivati a fine vita, rischiano di finire nell'indifferenziata. Ecco tutti i consigli per conoscere e smaltire senza vergogna questi RAEE

Letizia Palmisano
Letizia Palmisanohttps://www.letiziapalmisano.it/
Giornalista ambientale 2.0, spazia dal giornalismo alla consulenza nella comunicazione social. Vincitrice nel 2018 ai Macchianera Internet Awards del Premio Speciale ENEL per l'impegno nella divulgazione dei temi legati all’economia circolare. Co-ideatrice, con Pressplay e Triboo-GreenStyle del premio Top Green Influencer. Co-fondatrice della FIMA, è nel comitato del Green Drop Award, premio collaterale della Mostra del cinema di Venezia. Moderatrice e speaker in molteplici eventi, svolge, inoltre, attività di formazione sulle materie legate al web 2.0 e sulla comunicazione ambientale.

Un cassetto, un segreto e un rifiuto speciale. Sembra l’inizio di un romanzo giallo, e in un certo senso lo è. Il mistero, però, non riguarda un delitto passionale, ma un dilemma che tocca corde tanto intime quanto ambientali. Parliamo di un oggetto che, complice un mercato in crescita esponenziale e un innegabile cambio di costumi, si sta facendo strada in sempre più case italiane: il sex toy. E quando questo piccolo, o grande, alleato del piacere smette di funzionare, si trasforma in uno dei “RAEE che non ti aspetti”. L’imbarazzo, spesso, è per molte e molti il primo scoglio: cosa fare di un vibratore esausto o di un altro gadget erotico a batteria? La tentazione di avvolgerlo in un sacchetto e gettarlo nell’indifferenziato è forte, un gesto quasi istintivo per nascondere un oggetto che ancora vive in una zona grigia di tabù. Eppure, quel gesto ha conseguenze che vanno ben oltre la nostra privacy, liberando nell’ambiente un cocktail di sostanze potenzialmente dannose e sprecando materie preziose.

I sex toys elettronici, infatti, sono a tutti gli effetti Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) e, come tali, seguono una filiera di smaltimento ben precisa, regolata in Italia dal Decreto Legislativo 49/2014. Più specificamente, rientrano nel raggruppamento R4, quello dei piccoli elettrodomestici, insieme a frullatori, rasoi e smartphone. Questo significa che non possono e non devono finire nel sacco dell’indifferenziata.

Perché i sex toys non vanno nell’indifferenziato

All’interno di un vibratore o di un qualsiasi altro oggetto rientrante nei sex toys e alimentato a corrente o batterie, si trovano schede elettroniche, batterie (spesso al litio), piccoli motori e un mix di plastiche e siliconi. Se abbandonati in discarica, questi componenti possono rilasciare nel terreno e nelle falde acquifere metalli pesanti e sostanze tossiche come ftalati, bisfenolo A (BPA) e PVC, soprattutto nei prodotti di bassa qualità. Un inquinamento silenzioso e invisibile, che parte da un gesto privato dettato dalla poca attenzione alla corretta raccolta differenziata o dal riserbo. Affrontare il problema, quindi, non è solo una questione di corretto smaltimento, ma un atto di consapevolezza che lega la sfera più personale del benessere a quella collettiva della salute ambientale.

sex toys RAEE

Un piacere responsabile: le vie del corretto smaltimento

Superato l’imbarazzo iniziale, la domanda diventa pratica: dove si butta un sex toy che non funziona più? Le opzioni sono più semplici e accessibili di quanto si possa pensare, e sono le stesse previste per qualsiasi altro piccolo apparecchio elettronico. La prima via è quella dei Centri di Raccolta Comunali, le cosiddette isole ecologiche. Qui è possibile conferire gratuitamente i propri RAEE, che verranno poi avviati a specifici impianti di trattamento per il recupero dei materiali. La seconda, forse ancora più comoda e discreta, sfrutta il principio dell’”uno contro zero”.

Questa normativa obbliga i grandi distributori di elettronica (con superfici di vendita superiori ai 400 metri quadrati) a ritirare gratuitamente i RAEE di piccole dimensioni (inferiori ai 25 cm) senza alcun obbligo di acquisto da parte del consumatore. In pratica, si può entrare in un grande store di elettronica, lasciare il vecchio vibratore (magari in una scatola o in un sacchetto anonimo) negli appositi contenitori e uscire senza aver comprato nulla e senza dover dare spiegazioni.

Questa possibilità è fondamentale, perché intercetta una delle principali barriere al riciclo di questi oggetti: l’imbarazzo. La gestione di questo rifiuto diventa così un test per la nostra maturità di consumatori e cittadini, un’occasione per normalizzare un oggetto e, con esso, un intero settore, integrandolo pienamente nelle buone pratiche di economia circolare. Il problema, infatti, non è di poco conto. Secondo dati riportati da LifeGate, si stima che l’industria del benessere sessuale generi ogni anno fino a 150.000 tonnellate di rifiuti a livello globale, un numero destinato a crescere con un mercato che in Italia vale già 600 milioni di euro ed è in continua ascesa. Ignorare dove finiscono questi prodotti una volta esaurita la loro funzione non è più un’opzione sostenibile. Il corretto conferimento permette di recuperare materiali preziosi come rame, alluminio e plastiche di qualità, riducendo la necessità di estrarre nuove risorse e l’impatto ambientale associato.

I sex toys elettrici. Quali sono?

Per dare un nome e una forma a questa famiglia sempre più numerosa di rifiuti speciali, proviamo a stilare un elenco, tutt’altro che esaustivo, di ciò che si nasconde dietro la definizione di “sex toy elettronico”. Se siete nuovi di questo mondo, sul sito MySecretCase è disponibile un’ampia selezione, con indicazioni d’uso precise e specifiche relative al tipo di batterie e di alimentatori.

Si parte dai grandi classici, i vibratori, in ogni loro declinazione: i discreti vibratori a proiettile (bullet), i celebri “rabbit” con la loro doppia stimolazione, le potenti bacchette o “wand” per un massaggio total body, e i più anatomici vibratori per il punto G o per la prostata.

A questi si affiancano i campioni di vendite degli ultimi anni, i succhiotti o stimolatori clitoridei, che funzionano con tecnologia a onde pressorie o pulsazioni d’aria. La lista prosegue con gli anelli vibranti per il pene, spesso dotati di una piccola capsula vibrante sigillata, e gli ovetti vibranti, con o senza filo, talvolta gestiti da un piccolo telecomando. Non mancano le proposte per lui, come i masturbatori maschili automatici, che integrano motori per la rotazione e la spinta, né quelle per il piacere condiviso, come i vibratori per coppie da indossare durante il rapporto e controllabili via app. Infine, il catalogo si arricchisce con i dildo e plug anali rotanti, pulsanti o riscaldati e le già citate unità per l’elettrostimolazione (e-stim).

L’ingegneria del piacere non si è certo fermata alle zone erogene più note. Il mercato oggi propone un’incredibile varietà di dispositivi elettronici pensati per il benessere di tutto il corpo, trasformando ogni centimetro di pelle in un potenziale circuito di sensazioni. Esistono, ad esempio, stimolatori che utilizzano micro-vibrazioni o una delicata tecnologia di suzione per aumentare la sensibilità del seno; questi possono avere la forma di piccole coppette, di pinze vibranti o di patch adesive, ma tutti nascondono al loro interno una batteria e un piccolo motore. Allo stesso modo, l’industria ha sviluppato device che mirano a replicare le sensazioni del sesso orale: troviamo vibratori a forma di lingua con movimenti rotatori e guizzanti gestiti da un motore interno, o masturbatori maschili automatici che, oltre a vibrare, integrano funzioni di riscaldamento e texture interne progettate per emulare la bocca. Ma l’esplorazione non si ferma qui: ci sono dispositivi per la ginnastica pelvica (i cosiddetti Kegel exerciser) che, pur avendo uno scopo salutare, sono a tutti gli effetti apparecchiature smart con sensori, feedback vibrante e connessione Bluetooth a un’app. Ognuno di questi gadget, dal più semplice al più complesso, condivide lo stesso cuore tecnologico e, di conseguenza, lo stesso destino: una volta esaurita la sua funzione, diventa un RAEE da gestire con intelligenza, un tassello in più nel grande mosaico dell’economia circolare.

Che si tratti di un piccolo motorino, di una batteria a bottone o di una ricaricabile via USB, di una scheda elettronica, di un chip Bluetooth o di un semplice circuito, la loro natura è inequivocabilmente quella di un’Apparecchiatura Elettrica ed Elettronica. Ognuno di loro, senza eccezioni, dal più piccolo anello monouso al più sofisticato dispositivo smart, è destinato a diventare un RAEE e merita di intraprendere la strada virtuosa del riciclo.

sex toys quali sono

Sextainability: la rivoluzione sostenibile del piacere

Se il corretto smaltimento è il presente, il futuro del settore è già orientato verso un nuovo paradigma: la sextainability, un neologismo che fonde sessualità e sostenibilità. La risposta del mercato alla crescente domanda di consapevolezza ambientale è la nascita di brand e startup, anche italiane, che progettano il piacere in modo circolare. Diverse realtà stanno aprendo la strada a sex toys realizzati con materiali sicuri per il corpo e per l’ambiente, come il silicone medicale, il vetro o bioplastiche, e progettati per essere più facilmente disassemblabili e riciclabili a fine vita. Queste aziende non si limitano a vendere un prodotto, ma promuovono una vera e propria cultura del benessere sessuale consapevole, offrendo informazioni trasparenti sulla composizione dei materiali e, in alcuni casi, attivando programmi di take-back per ritirare i vecchi prodotti e garantirne il corretto riciclo.

Questa nuova ondata di “sextainability” dimostra come l’economia circolare possa permeare ogni aspetto della nostra vita, anche i più inaspettati e personali. Ci insegna che non può esserci una vera sostenibilità ambientale senza una sostenibilità personale e che le scelte che facciamo per il nostro piacere e benessere possono, e devono, andare di pari passo con il rispetto per il Pianeta. La prossima volta che un cassetto svelerà un “RAEE che non ti aspetti”, sapremo che non c’è nulla da nascondere, ma solo un’opportunità per compiere un piccolo, grande gesto di responsabilità.

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