mercoledì, Dicembre 3, 2025

I festival italiani e la sostenibilità: una sfida culturale ai primi passi

Le riflessioni di Oliviero Ponte di Pino, tra i fondatori del sito Trovafestival che mappa il panorama italiano dei festival e registra una timida emergenza di buone pratiche ambientali

Ana Maria Pulido Guerrero
Ana Maria Pulido Guerrero
Laureata in Biologia presso l’Università Javeriana in Colombia, con una specializzazione in Ecologia degli ecosistemi e della conservazione presso La Sapienza. Vive a Roma da sei anni e si occupa di progetti legati alla sostenibilità ambientale in diversi ambiti. Dal 2024 collabora con il programma di Cultura Sostenibile di A Sud

Per un assaggio della varietà della cultura italiana, basta dare un’occhiata all’arcipelago di festival che animano il paese, soprattutto nel periodo estivo. Uno strumento per orientarsi è il sito web Trovafestival, grazie al quale cerchiamo di ricavare anche alcune indicazione sulla diffusione di buone pratiche di sostenibilità.

A partire dal sito, infatti, è stata tracciata una mappatura dal programma Cultura Sostenibile di A Sud, che ha individuato  641 festival considerati di interesse, dei quali solo 203 (31,7%) hanno mostrato un vero impegno per la sostenibilità, almeno secondo le informazioni reperite sui loro siti web. La metà di questi si svolge nelle regioni del Nord (Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte, soprattutto), mentre i settori più coinvolti sono: musica, con 78 festival (38,4%), seguita dal cinema (50) e dagli eventi interdisciplinari (39). In aumento in Italia anche le manifestazioni che ospitano talk e spazi di approfondimento su tematiche ambientali, come il cambiamento climatico, il turismo sostenibile e l’economia circolare.  Tra i festival più virtuosi si registra la pratica della misurazione delle emissioni, la scelta di partner e fornitori green che offrano prodotti e servizi in linea con l’approccio sostenibile.

Per approfondire quest’analisi, incontriamo uno dei fondatori e editore del progetto “Trovafestival”, Oliviero Ponte di Pino, intervenuto al festival “Le parole giuste”, lo scorso 29 marzo. Ne approfittiamo per sottoporgli qualche domanda.

Per incominciare, come e perché nasce Trovafestival?

 Trovafestival nasce nel 2016 dall’incontro di un gruppo di amici con l’idea di mappare le tappe per una vacanza all’insegna dei festival in Italia. Quello che è iniziato come un progetto tra amici si è rapidamente trasformato in qualcosa di più grande: nel giro di pochi giorni, le informazioni condivise online si erano diffuse velocemente, spingendoci a strutturare meglio l’iniziativa. Così, nel 2017 abbiamo lanciato ufficialmente il sito di Trovafestival, che raccoglie un’ampia selezione di eventi rivolti a tutti, dai festival musicali a quelli letterari e di approfondimento culturale.

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Incontro di Trovafestival su sostenibilità a Gombola (Apennino modenese).

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Come scegliete gli eventi da inserire nel vostro sito? Cos’è esattamente un festival?

È stato fondamentale definire in modo chiaro e concreto il concetto di festival, che è un evento della durata di almeno due giorni, che si ripete nel tempo garantendo un senso di continuità, che non deve durare troppo a lungo, e che deve stabilire un rapporto con il territorio. Il processo di aggiornamento che comporta l’inserimento o l’eliminazione di eventi e la modifica dei dati viene svolto periodicamente, assicurando che sul sito compaiono sempre informazioni affidabili. Oggi, abbiamo oltre 2.000 eventi censiti.

Quanto al tema della sostenibilità ambientale, si può dire che negli ultimi anni i festival non sono più solo eventi che attraggono grandi masse di persone, ma anche potenti strumenti di sensibilizzazione, in particolare sul rapporto con l’ambiente?

 Dal mio punto di vista, l’interesse per la sostenibilità è cresciuto in questi anni ma non nel modo che ci saremmo aspettatati. Quando un festival sottolinea le pratiche di sostenibilità che realizza, può più facilmente attrarre un pubblico che è sensibile a quegli argomenti. Da una parte può allargare il pubblico ma sicuramente lo qualifica. Se il festival è davvero sostenibile diffonde pratiche di sostenibilità, ad esempio fa vedere come si fa la raccolta differenziata o come si rende uno spazio accessibile.

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Cosa sono, a questo proposito, le linee guida per festival sostenibili di Trovafestival?

 Con l’obiettivo di parlare di sostenibilità, Trovafestival ha pubblicato nel 2023 “Le linee guida per festival sostenibili” in cui si stabiliscono le sei fasi progettuali dei festival, ognuna delle quali con degli obiettivi specifici raggiungibili attraverso il compimento di azioni concrete. Queste fasi sono: progettazione, produzione, gestione degli artisti, comunicazione, gestione del pubblico e post-evento.

Si cerca di monitorare i festival nella creazione, realizzazione e valutazione delle pratiche di sostenibilità sociale, economica e ambientale. Il processo verso la sostenibilità è potenzialmente infinito e non arriva mai al 100% ma può ridurre i suoi impatti, come quelli legati alla mobilità.

E cosa ci dici, invece, del problema greenwashing?

Nel mondo dei festival si possono riscontrare due situazioni nettamente diverse. Da un lato, c’è il fenomeno del greenwashing che consiste in una strategia volta ad attirare un pubblico sensibile alle tematiche ambientali, diffondendo informazioni parzialmente veritiere o inesatte riguardo all’efficacia delle misure adottate in campo di sostenibilità. Dall’altro, ci sono festival che, pur adottando buone pratiche, non comunicano adeguatamente queste iniziative né le approfondiscono sui propri canali ufficiali, facendo sembrare che non esistano affatto. Dire che siamo sostenibili e che cerchiamo di abbassare l’impronta carbonica è un ritornello di moda; trovare invece pratiche di sostenibilità innovative è più difficile, anche se esistono.

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