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giovedì, Dicembre 26, 2024

Francia alla prova dell’economia circolare: le buone pratiche tra EPR e zero waste

La strada della Francia verso una maggiore sostenibilità produttiva e nello stile di vita dei cittadini è avviata. Dal vuoto a rendere alla gestione dei rifiuti da mozziconi di sigaretta sino al polo dell'economia circolare di Val-de-Marne. Ecco tre esperienze positive da tenere d’occhio

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Redazione EconomiaCircolare.com

Nei giorni scorsi la Francia è stata attraversata, e lo è ancora, da un’ondata di scioperi per l’innalzamento dell’età pensionabile minima, cui hanno aderito anche i netturbini. Per questo, e per il blocco degli inceneritori, si stima che per le strade di Parigi sarebbero 10mila le tonnellate di rifiuti in sacchi della spazzatura non raccolti. Al di là delle ragioni delle proteste, questo ci pone ancora una volta davanti l’importanza della gestione dei rifiuti.

Se infatti da un lato, il percorso francese verso una maggiore sostenibilità degli imballaggi non si arresta – è stato introdotto l’obbligo di stoviglie riutilizzabili per i fast-food e quello per i supermercati di destinare il 20% della superficie del locale alla vendita di prodotti sfusi  dall’altro, anche la Francia nasconde purtroppo dei lati bui nella gestione dei rifiuti. Come emerso recentemente all’interno del programma Capital sul canale francese M6, alcuni rifiuti raccolti a Nizza sono stati illegalmente trasferiti in Spagna: i rifiuti in questione dovevano essere, almeno per una parte, riciclati localmente ma sono invece finiti sepolti in una discarica a cielo aperto nei pressi di Saragozza, a più di 1000 chilometri di distanza dal loro punto di partenza.

Di fronte a queste gravi violazioni, è evidente come tutti quei sistemi che contribuiscono a ridurre i rifiuti e a conferirgli il giusto valore, siano quanto mai necessari. Sono diverse le esperienze positive sorte negli ultimi anni nel Paese, abbiamo raccolto quelle che ci paiono più significative.

Il vuoto a rendere e le attività apripista

In Francia, la pratica del vuoto a rendere è molto diffusa non solo per prodotti alimentari o di cosmetica ma anche per il reparto alcolici, e un reparto adibito si trova spesso nei negozi specializzati e in alcuni supermercati. 

L’azienda Bout’ à Bout’ – considerata  tra i precursori di sistema di deposito in Francia – quest’anno ha raccolto più di 700.000 bottiglie nella regione della Loira. Il meccanismo è semplice: sulle bottiglie di aziende che aderiscono all’iniziativa viene posta un’etichetta che permette al consumatore di riconoscere le bottiglie che possono essere riconsegnate.

Questo perché, come spiegano sul loro sito, “per essere riutilizzate, le bottiglie devono essere sufficientemente resistenti e le loro etichette devono essere progettate per essere lavate via. L’etichetta permette di riconoscere le bottiglie per le quali questi criteri sono stati verificati”.  Di conseguenza, portare indietro bottiglie che non rientrano nel progetto potrebbe creare un danno al settore: raccoglierle e smistarle ha un costo che risulta vano quando poi non sono adatte ad essere riutilizzate.

Le bottiglie possono essere restituite in qualsiasi punto vendita convenzionato, anche se acquistate altrove, oppure presso i produttori che però ritirano solo le loro bottiglie. Il deposito monetario non è, per ora, la chiave di questo sistema: oggi solo alcuni punti vendita applicano un deposito monetario e per recuperarlo occorre restituirlo al luogo di acquisto.

Il riciclo del vetro, lo sappiamo, è una pratica efficace e fondamentale ma anche energivora: prevede lo scioglimento a 1500 °C per 24 ore. In particolare nella Loria, non essendoci una fabbrica di vetro, questo materiale deve essere trasportato su lunghe distanze per essere riciclato.

Il riutilizzo delle bottiglie di vetro ovviamente consuma meno energia del riciclo ed è in grado di promuovere l’economia locale. “Una bottiglia – spiegano in una nota – può essere lavata e riutilizzata fino a 50 volte senza passare dalla fase di rifiuto. Gestito localmente, questo permette un grande guadagno ambientale rispetto al riciclo: -76% di energia, -33% di acqua, -79% di emissioni di gas serra, secondo l’analisi del ciclo di vita di Cabinet Deroche”.

L’azienda afferma inoltre di essere attenta anche alla sostenibilità del trasporto delle bottiglie: invece di utilizzare altri camion raggrupperebbe infatti le raccolte con i percorsi abituali che compiono le aziende partner.

Leggi anche: Marcia indietro sul no alla plastica per frutta e verdura. Cosa succede in Francia?

L’EPR del tabacco

Ogni anno in Francia il 12% delle sigarette consumate, cioè 7,7 miliardi di mozziconi di sigaretta, viene gettato a terra: ciò significa che finiscono a terra circa 244 mozziconi di sigaretta ogni secondo. Il principio “chi inquina paga”, fondamento della responsabilità estesa del produttore (EPR) non esime quindi il settore del tabacco. 

In Francia negli ultimi dieci anni sono stati creati 14 “canali” che obbligano i produttori e i distributori di rifiuti pericolosi a partecipare al trattamento di questi ultimi. Si tratta di rifiuti pericolosi altamente inquinanti come batterie, plastica, farmaci ed elettrodomestici. Nel 2020, 11 nuovi canali EPR, tra cui quello del tabacco con l’eco-organizzazione Alcome, sono stati avviati dalla legge Agec (Loi Anti-gaspillage pour une économie circulaire), la legge anti-spreco per l’economia circolare. 

Nello specifico, Alcome – in connessione con gli operatori dell’industria del tabacco, della produzione e della distribuzione – è stata incaricata di soddisfare i nuovi requisiti stabiliti dalla legge Agec, come:

  • partecipare finanziariamente ai costi di pulizia e raccolta dei mozziconi di sigaretta delle comunità interessate. Costi che spesso si rivelano ingenti: nel 2018 la città di Marsiglia ha speso 90.000 euro per chilometro di strada per la raccolta dei mozziconi di sigaretta;
  • organizzare e realizzare azioni di sensibilizzazione per fumatori e non fumatori per combattere l’impatto dei mozziconi di sigaretta sull’ambiente. Un mozzicone di sigaretta da solo può inquinare fino a 500 litri d’acqua e il suo filtro impiega più di 10 anni per degradarsi;
  • fornire un sostegno economico alla ricerca e allo sviluppo di nuove soluzioni ecologiche ed eco-responsabili per la raccolta e il riciclo dei mozziconi.

Questo per raggiungere obiettivi di riduzione del 20% del numero di mozziconi di sigaretta gettati nello spazio pubblico entro 3 anni, del 35% in 5 anni e del 40% in 6 anni.

Per quanto concerne il trattamento più appropriato per questi rifiuti, l’organizzazione sta puntando sul recupero energetico dei mozziconi di sigaretta.

Leggi anche: Il “ritorno al futuro” degli imballaggi in Francia

Riciclo, upcycling ed eco-design: il caso Val-de-Marne

Se la legge Agec ha tracciato la strada verso un’economia circolare, la Val-de-Marne, un dipartimento francese della regione dell’Île-de-France, sta delineando un suo personale e interessante percorso.

Qui nel maggio dello scorso anno si è costituito un comitato, che riunisce rappresentanti locali, rappresentanti dello Stato e delle imprese. Per valutare le opportunità di sviluppo dell’economia circolare, la Camera di commercio e industria (CCI) ha quindi lanciato un sondaggio tra le aziende della zona e avviato uno studio, cofinanziato con l’Agenzia per l’ambiente (Ademe) e il consiglio regionale. 

Lo studio ha permesso di prevedere le prospettive del settore su scala dipartimentale: andando oltre il già presente sito di Choisy-le-Roi della Renault una fabbrica specializzata nella periferia di Parigi che offre una seconda vita ai componenti di auto fuori uso e a fine vita – ha individuato un centinaio di attività che possono rappresentare opportunità per i centri di economia circolare, suddivise in 5 ambiti: edilizia, tempo libero, moda, alimentare e mobilità, oltre a un polo multisettoriale. Tra questi l’azienda Bilum, uno dei pionieri dell’upcycling, che trasforma i teloni pubblicitari in borse e accessori, la Fabrique Edmond, che crea mobili di design con materiali riciclati, l’associazione Rejoué, che rimette a nuovo i giocattoli ricondizionandoli, il mercato Link N sport, che mette in contatto acquirenti e venditori di attrezzature sportive di seconda mano. Inoltre, altri operatori del settore stanno lavorando sull’eco-design dei loro prodotti o sul ripensamento della loro distribuzione. 

Della pratica del “riuso solidale”, come viene chiamato sul sito del dipartimento, vengono incentivate nuove modalità di consumo, come prediligere l’affitto di attrezzature, prendere in prestito da una bricothèque e comprare usato e a basso costo.

Il polo è stato strutturato in quattro componenti. La prima vede l’istituzione di uno sportello informativo, in grado di offrire consulenza, formazione e monitoraggio dei mercati e delle normative. La seconda è la creazione di una sort di club con lo scopo di mettere in contatto gli attori coinvolti. La terza componente, il Lab’Circulaire, consente alle start-up di sperimentare, testare e confrontare le loro innovazioni. Questo avverrà attraverso uno showroom dimostrativo, ma anche attraverso siti di sperimentazione tramite una rete di partner e l’organizzazione di un festival per evidenziare le soluzioni locali. La quarta componente è “l’acceleratore dell’economia circolare” che ha lo scopo di supportare una quarantina di aziende nel cambiare scala di produzione formandole, fornendo loro competenze, aiutandole ad ottenere finanziamenti, e mettendole in rete. 

Leggi anche: Vendita prodotti sfusi, Francia e Spagna apripista: ora i supermercati devono farlo per legge 

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