mercoledì, Dicembre 3, 2025

Italtel, tecnologie digitali e cybersecurity sostengono l’economia circolare

Le tecnologie digitali abiliteranno l’economia circolare: ma ci sono delle barriere, a partire dalla sicurezza dei dati. Italtel punta su blockchain, AI e piattaforme low-energy per accompagnare le piccole e medie imprese nella doppia transizione. "La tecnologia può aiutare nelle riconversione delle figure professionali" dice Antonino Albanese, research innovation manager di Italtel

Tiziano Rugi
Tiziano Rugi
Giornalista, collaboratore di EconomiaCircolare.com, si è occupato per anni di cronaca locale per il quotidiano Il Tirreno Ha collaborato con La Repubblica, l’agenzia stampa Adnkronos e la rivista musicale Il Mucchio Selvaggio. Attualmente scrive per il blog minima&moralia, dove si occupa di recensioni di libri. Ha collaborato con la casa editrice il Saggiatore e con Round Robin editrice, per la quale ha scritto il libro "Bergamo anno zero"

La sostenibilità passa dalle tecnologie digitali e non è una novità, visto che spesso si parla di doppia transizione, ecologica e digitale. I modelli di business legati all’economia circolare, nello specifico, si basano nella maggior parte dei casi sulla condivisione di beni, servizi, infrastrutture, sistemi energetici e le tecnologie digitali diventano un fattore abilitante. Si potrebbero fare parecchi esempi: smart agricolture, smart city, smart grid, simbiosi industriali, fino alla sharing economy. Un aspetto su cui c’è invece ancora scarsa consapevolezza a livello di opinione pubblica, ma preoccupa parecchio le aziende, è legato alla sicurezza dell’enorme mole di dati che questi nuovi modelli generano.

Garantirne la sicurezza è fondamentale perché contengono informazioni sensibili e strategiche per le aziende, che non possono essere assolutamente diffuse. Ecco perché la cybersecurity sta diventando un tema centrale anche nell’ambito dell’economia circolare. Lo ha ricordato Antonino Albanese, research innovation manager di Italtel – azienda che contribuisce alla trasformazione digitale con competenze nella cybersecurity, hybrid cloud, 5G, analytics & automation e IoT – nell’intervista con EconomiaCircolare.com a margine del Made in Italy Innovation Forum, organizzato a Cernobbio dal 23 al 25 giugno e promosso dalla Fondazione MICS – Made in Italy circolare e sostenibile.

Italtel partecipa a numerosi progetti di MICS, in cui collabora per accompagnare le pmi del settore tessile nell’adozione di tecnologie innovative per il recupero e il riutilizzo degli scarti pre-consumo, affiancando la cybersecurity come strumento per rendere più sicura la transizione ecologica delle aziende stesse. “Il processo di trasformazione digitale delle imprese passa dall’introduzione di tecnologie digitali – riassume – ma si tratta di un processo difficile perché deve fare i conti con barriere culturali legate alla paura delle aziende di esporre il proprio know-how e i dati a possibili attacchi informatici o fughe di informazioni”.

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Italtel lavora su blockchain e sicurezza dei dati per il passaporto digitale di prodotto

Per questo motivo, prosegue Albanese, la sicurezza è un tema centrale. “Bisogna dimostrare che queste tecnologie possono essere rese sicure, garantendo che i dati aziendali siano protetti sia nel momento in cui vengono memorizzati sia quando vengono condivisi. Ad esempio, nelle supply chain, diversi attori devono accedere ai dati con privilegi limitati, senza scoprire informazioni non di loro competenza”. E qui emerge il primo collegamento tra cybersecurity ed economia circolare. Pensiamo a una tecnologia chiave come il passaporto digitale del prodotto, in cui si chiede alle aziende di comunicare numerosi dati sensibili. 

Italtel sta lavorando a piattaforme digitali per la gestione delle supply chain e del passaporto digitale, in particolare per le batterie, con un focus sul fine vita e recupero di materiali critici. “Esistono una serie di tecnologie che consentono di spostare i dati in modo sicuro all’interno della catena di fornitura e Italtel fornisce supporto sia sul fronte delle tecnologie di comunicazione, gestione della privacy e sicurezza dei dati durante il loro trasferimento, sia nel garantire modalità di accesso coerenti con i livelli di privilegio definiti per i diversi attori coinvolti nella filiera”. 

tecnologie digitali

Una tecnologia abilitante, in questo senso, è la blockchain, che di fatto “traccia e garantisce l’immutabilità del dato”. Ciò permette di sviluppare applicazioni come il passaporto digitale del prodotto “che si fonda sui concetti di trasparenza e tracciabilità di un dato, aiutando a misurare la sostenibilità e a evitare che il dato venga falsato – conclude Albanese – e consente di certificare che il processo è sostenibile, e di dimostrarlo sia verso enti che finanziano la transizione digitale sia verso il consumatore finale, che può così avere garanzie sull’autenticità e sostenibilità del prodotto”.

Ma non è questa l’unica interconnessione tra tecnologia e sicurezza. “C’è infatti il tema della sicurezza fisica vera e propria in un ambiente produttivo”, aggiunge il research innovation manager di Italtel: “L’introduzione di robot e macchinari a guida autonoma (AGV) può provocare pericoli nell’interazione uomo-macchina. Per questo, usiamo tecnologie di computer vision che permettono di delineare zone di sicurezza, attivare allarmi in caso di intrusioni o anomalie e individuare situazioni di emergenza come cadute o malori”.

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Le tecnologie digitali per l’economia circolare

Un’altra applicazione delle tecnologie per la tracciabilità è offrire strumenti di certificazione utili nei confronti di enti pubblici e organismi finanziatori, per dimostrare che l’adozione di soluzioni digitali ha prodotto benefici concreti in termini di efficienza e sostenibilità. “È un aspetto cruciale, ad esempio, per accedere a fondi e bandi pubblici che supportano la transizione digitale delle imprese. In fase di rendicontazione o verifica, poter certificare i miglioramenti introdotti, sia nella produttività che nella riduzione dell’impatto ambientale, diventa un elemento strategico”, spiega Albanese.

Più in generale, le tecnologie digitali contribuiscono in modo significativo alla realizzazione concreta dell’economia circolare. “Consentono, ad esempio, di valorizzare gli scarti di un processo industriale – prosegue Albanese – rendendoli disponibili come input per altri processi produttivi. Grazie a piattaforme digitali, spesso chiamate ‘marketplace degli scarti’, le aziende possono rendere visibili e accessibili i propri sottoprodotti ad altri attori industriali interessati a riutilizzarli. Non si tratta solo di uno scambio tecnico di materiali, ma anche di vere e proprie transazioni economiche: chi mette a disposizione uno scarto può trarne un ricavo, mentre chi lo utilizza può ridurre i costi di approvvigionamento”.

Il beneficio è duplice: oltre a favorire il riuso dei materiali e ridurre l’impatto ambientale, può generare benefici economici per le imprese che producono gli scarti affrontando una delle principali barriere alla diffusione di filiere circolari: la sostenibilità economica delle pratiche circolari. “Poiché però è impensabile gestire manualmente una tale mole di informazioni – aggiunge Albanese – entra in gioco l’intelligenza artificiale: strumenti avanzati di data analysis permettono di elaborare questi dati e fornire indicazioni puntuali su dove e come intervenire per rendere i processi più efficienti, meno impattanti e più sostenibili”.

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Cybersecurity

Intelligenza artificiale al servizio della sostenibilità

Il tema dell’intelligenza artificiale sarà sicuramente centrale nel dibattito sull’economia circolare dei prossimi anni e, secondo il research innovation manager di Italtel, se ben utilizzata può essere di grande sostegno nel percorso verso la sostenibilità. In particolare, Albanese vede grandi opportunità nel cambiamento tecnologico in corso: “Si è passati da un’intelligenza artificiale basata prevalentemente su algoritmi di machine learning, che richiedeva competenze altamente specialistiche di data analisi – sostiene l’esponente di Italtel – all’introduzione della cosiddetta generative AI, che consente un’interazione più rapida attraverso chatbot”.

In questo modo l’intelligenza artificiale diventa accessibile a chi non possiede competenze tecniche avanzate, fa notare Albanese: “Una delle barriere principali all’introduzione delle nuove tecnologie nei contesti produttivi è proprio l’accessibilità da parte delle persone. È chiaro che sono necessari percorsi di formazione e aggiornamento, ma è molto diverso offrire strumenti con interfacce semplici e intuitive, piuttosto che richiedere l’assunzione di figure altamente specializzate per ogni nuova tecnologia”. Con opportunità anche per quanto riguarda, ad esempio, i green jobs: “Invece di essere vista come una minaccia all’occupazione, l’AI aiuterà nella rinconversione delle figure professionali necessaria nel corso della duplice transizione”.

L’utilizzo di questa tecnologia rivoluzionaria richiederà, però, un bilanciamento, perché ha degli impatti notevoli dal punto di vista energetico, ma Albanese è fiducioso: “Ci sono progetti commissionati dall’Unione Europea per sviluppare soluzioni di edge computing che forniscano la capacità di calcolo necessaria per l’AI, ma con un consumo energetico ottimizzato”. Si tratta di macchine sono progettate per garantire “la necessaria potenza elaborativa mantenendo al contempo un basso consumo energetico”, e consentiranno di sfruttare la potenza dell’AI per il bene collettivo senza trascurare i costi energetici e ambientali.

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