“Riteniamo che l’annuncio di un mega-inceneritore per Roma sia del tutto illegittimo sia per il totale contrasto con il Piano rifiuti regionale del 2020 che anacronistico rispetto al percorso nazionale ed europeo per l’economia circolare e la mitigazione dei cambiamenti climatici”.
Va dritto al sodo Massimo Piras, coordinatore nazionale del movimento Legge Rifiuti Zero, sulla questione che più di tutte sta facendo discutere nelle ultime settimane, dopo l’annuncio del sindaco Roberto Gualtieri di voler realizzare nella Capitale un termovalorizzatore. La voce di Piras, esperto di rifiuti e instancabile promotore nella Capitale di un modello di economia circolare, assume in questi giorni ancora più valenza. Soprattutto alla luce dell’accoglimento da parte del TAR Lazio, con la sentenza n. 4987 del 26 aprile 2022 che ha accolto un ricorso di ottemperanza presentato proprio dal movimento e ha di fatto annullato il decreto Sblocca Italia del governo Renzi nel passaggio in cui dava priorità, nella gestione dei rifiuti, agli inceneritori.
Dovrà essere il governo attuale ad avviare una Valutazione Ambientale Strategica sulle effettive necessità impiantistiche nazionali per il riciclo, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti urbani. Una scelta, quella del tribunale amministrativo regionale, che potrebbe rimettere in discussione anche la rinnovata intenzione della giunta Gualtieri? Di certo un ulteriore elemento di riflessione in una vicenda complicata.
Leggi anche: Ragioni e critiche al termovalorizzatore a Roma. E le nostre domande alla giunta Gualtieri
“La catena tmb-inceneritori-discarica è indissolubile”
Dopo il pronunciamento del Tar, il movimento Legge Rifiuti Zero ha emanato una lunga nota. In cui si legge che “appare sin troppo scontato ricordare che dal 2020 l’Italia ha recepito le quattro direttive europee per l’avvio di una vera economia circolare basata su riduzione-riuso-riciclo-recupero di materia e che esclude qualsiasi finanziamento ad impianti di recupero di energia o incenerimento di rifiuti indifferenziati e per nuove discariche. La frase ad effetto che il sindaco Gualtieri ha usato per mascherare il vuoto siderale di una strategia sarebbe quella di puntare all’obiettivo discariche zero, è una dichiarazione del tutto priva di fondamento dato che per alimentare gli inceneritori servono grandi quantità di rifiuti indifferenziati”.
Inoltre “la catena tmb-inceneritori-discarica è indissolubile e solo un incompetente o un demagogo potrebbe dichiarare che si possono costruire inceneritori senza avere grandi discariche di servizio per conferire gli enormi scarti dei TMB e le ceneri pesanti e leggere degli inceneritori. Per non parlare di tutto ciò che comporterebbe in termini di salute pubblica per Roma le emissioni in atmosfera di polveri ultrasottili PM 2,5 che veicolano centinaia di composti tossici prodotti dalla combustione (diossine – furani – pcb – IPA), che sono cancerogeni e mutageni per l’uomo ed in particolare per le donne in gravidanza e per i bambini. È una scelta oltretutto pessima per la salute dei romani, che comunque da anni respirano un’aria di pessima qualità”.
Leggi anche: Inceneritori di ultima generazione? “Inquinano anche loro”. Lo studio di Zero Waste Europe
Perché a Roma si punta sempre e comunque sull’inceneritore?
Sono tre i motivi, secondo il movimento Legge Rifiuti Zero, per cui anche la giunta Gualtieri, a pochi mesi dal suo insediamento, ha annunciato la volontà di realizzare un termovalorizzatore – scatenando tra l’altro non pochi conflitti all’interno della stessa maggioranza di governo:
- “l’evidente incapacità della giunta di cambiare il sistema di governance, che tuttora non ha conferito alcun potere ai Municipi ma resta accentrato solo su assessorato e dipartimento
- l’assenza di un vero piano di riorganizzazione funzionale e di un effettivo decentramento di AMA spa nei Municipi oltre che di un piano industriale di impiantistica diffusa e sostenibili
- la totale assenza di un vero confronto partecipativo sulle scelte impiantistiche con le organizzazioni popolari cittadine, nonostante sia evidente che qualsiasi scelta impiantistica che mette in gioco la salute e l’integrità dell’ambiente romano già pesantemente aggredito, non possono prescindere da un percorso di vera partecipazione popolare”.
Invece la strada scelta dalla giunta Gualtieri è quella di un ulteriore accentramento di poteri. L’opportunità in questo senso arriva dal Giubileo 2025, anche se difficilmente un’opera così importante vedrà la luce prima della manifestazione religiosa. E intanto perdura l’eterno ritorno di un inceneritore nella Capitale. Davvero non sono possibili altre strade?
Leggi anche: Gestione circolare dei rifiuti? Per Roma è ancora utopia
La questione politica del commissariamento
“Quello che a cui tocca far riferimento è il Piano regionale dei rifiuti, che non prevede possibilità di autonomie, neanche per la Capitale”. Il commento di Piras è categorico quando gli ricordiamo che in ogni caso è in dirittura d’arrivo il decreto del governo Draghi che tra le altre cose concederà al sindaco di Roma Roberto Gualtieri i poteri commissariali necessari alla realizzazione del termovalorizzatore. Ciò che poi si deve tenere in conto è che a breve anche il Lazio, come il resto d’Italia, dovrà costituire gli Egato, gli enti di governo degli ambiti territoriali ottimali. A complicare le cose, infatti, c’è una recente proposta di legge in tal senso depositata dall’assessore regionale ai Rifiuti Massimiliano Valeriani. Serve ricordare che la precedente formula, quella degli Ato, nel Lazio non è neanche partita.
“Gli Egato sono comunque enti amministrativi, al massimo organizzativi – ricorda Piras – che autorizzano la raccolta dei rifiuti ma non certamente gli impianti di incenerimento e le discariche. Sono tanti gli elementi di confusione in questa vicenda”. Ma tutto il Partito Democratico, dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti al sindaco Gualtieri, è d’accordo sul commissariamento. “Evidentemente Zingaretti intende disconoscere il Piano da lui stesso approvato appena due anni fa – dice ancora Piras – Dove si legge che il Lazio attualmente non necessita di più delle 400mila tonnellate di rifiuti di incenerimento, che sono già previste sull’impianto di Acea”. È comunque innegabile che con l’attuale sistema Roma trasferisce fuori regione buona parte dei propri rifiuti, soprattutto quelli trattati nei tmb (impianti di trattamento meccanico-biologico) e nei tritovagliatori. “Quella dell’inceneritore è una proposta fuori tempo massimo e demagogica – chiosa Piras – buttata lì per provare a chiudere una toppa invece che ripensare l’attuale sistema di gestione dei rifiuti. È dimostrato che a Roma nessuno ha la bacchetta magica sui rifiuti. Nonostante ciò a ogni stagione politica tornano le solite proposte di nuove discariche e nuovi inceneritori. Invece servirebbe avviare un reale percorso di economia circolare”.
Leggi anche: lo Speciale sull’Incenerimento
© Riproduzione riservata