Il governo prevede di destinare 7,5 milioni di euro tra il 2025 e il 2026 a campagne informative sul nucleare. Lo stabilisce il disegno di legge per la delega al governo sul nucleare, lo strumento normativo con cui l’esecutivo Meloni vorrebbe regolamentare l’energia atomica in Italia. L’obiettivo è chiaro: il governo vuole andare verso il nucleare e i 7,5 milioni di euro servono per convincere gli italiani a ribaltare la decisione presa nel referendum degli anni Ottanta, che bloccò l’energia atomica nel nostro Paese. E per farlo è disposto a spendere una cifra notevole.
Per fare un paragone, nel decreto legislativo che attuava la direttiva europea sull’efficienza energetica, il contributo per i programmi di informazione e formazione sui temi delle normative era di tre milioni di euro da spalmare tra il 2021 e il 2030. È, dunque, il caso di anticipare le campagne informative governative con un fact checking sui principali argomenti portati a sostegno del nucleare: che sia un’energia pulita per generare elettricità, che i nuovi reattori di piccola taglia siano davvero la soluzione e che l’Italia sia in grado di attivare in pochi anni nuovi impianti nucleari e gestire senza problemi le scorie nucleari e i rifiuti radioattivi.
L’energia nucleare è una fonte di energia a zero emissioni?
No. Anche l’energia nucleare è responsabile di emissioni di gas serra. L’estrazione, il trasporto e la lavorazione dell’uranio producono emissioni. Anche il lungo e complesso processo di costruzione delle centrali nucleari rilascia CO2, così come la demolizione dei siti dismessi. E le scorie nucleari devono essere trasportate e stoccate in condizioni rigorose, e anche in questo caso occorre tener conto delle emissioni. Nonostante sia un’ovvietà considerare questi aspetti, i sostenitori continuano a sostenere che l’energia nucleare sia priva di emissioni.
Eppure sorgono dubbi legittimi sull’affidabilità delle ricerche che lo affermano. Un esempio è lo studio della società di consulenza austriaca ENCO, realizzato alla fine del 2020 per conto del ministero degli Affari economici e della Politica climatica dell’Olanda, che guardava con favore al possibile ruolo futuro del nucleare nei Paesi Bassi. Ebbene, ENCO è stata fondata da esperti dell’Agenzia Internazionale per l’energia atomica e collabora regolarmente con chi ha interessi nel settore nucleare: quindi appare decisamente una consulenza di parte.
Leggi anche: I dubbi dell’Unione Europea sui biocarburanti e il nucleare su cui punta l’Italia

Quanta CO2 produce l’energia nucleare?
I risultati variano in modo significativo, a seconda che si consideri solo il processo di generazione dell’elettricità o l’intero ciclo di vita di una centrale nucleare. Un rapporto pubblicato nel 2014 dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) delle Nazioni Unite, ad esempio, stimava un intervallo da 3,7 a 110 grammi di CO2 equivalente per chilowattora (kWh). Si è a lungo ritenuto che le centrali nucleari generassero in media 66 grammi di CO2/kWh, anche se alcuni ritengono che la cifra reale sia molto più alta.
Le nuove centrali, per esempio, producono più CO2 durante la costruzione rispetto a quelle costruite nei decenni precedenti, a causa di normative di sicurezza più stringenti. Le analisi che includono l’intero ciclo di vita delle centrali nucleari, dall’estrazione dell’uranio allo stoccaggio delle scorie nucleari, sono rari, e alcuni ricercatori sottolineano che i dati sono ancora insufficienti. In uno studio sul ciclo di vita, il World Information Service on Energy (WISE), con sede nei Paesi Bassi, ha calcolato che le centrali nucleari producono 117 grammi di CO2 per chilowattora. Altri studi hanno ottenuto risultati simili considerando l’intero ciclo di vita. Mark Z. Jacobson, direttore dell’Atmosphere/Energy Program presso la Stanford University in California, ha calcolato un costo climatico da 68 a 180 grammi di CO2/kWh, a seconda del mix elettrico utilizzato per la produzione di uranio e altre variabili.
Quanto è rispettoso del clima il nucleare rispetto ad altre energie?
Se nel calcolo si include l’intero ciclo di vita di una centrale nucleare, l’energia nucleare risulta certamente migliore dei combustibili fossili come carbone o gas naturale. Ma il quadro cambia drasticamente se confrontato con le energie rinnovabili. Secondo nuovi dati dell’Agenzia federale tedesca per l’ambiente (UBA), ancora non pubblicati ma visti in anteprima dall’emittente pubblica tedesca Deutsche Welle (DW), il nucleare rilascia 3,5 volte più CO2 per chilowattora rispetto ai sistemi fotovoltaici a pannelli solari. Rispetto all’energia eolica onshore, la cifra sale a 13 volte più CO2. Confrontato con l’elettricità da impianti idroelettrici, il nucleare genera 29 volte più carbonio.
Leggi anche: Piano energia e clima alla Commissione entro fine mese: dal 2030 anche il nucleare
È il caso di affidarsi all’energia nucleare per fermare il riscaldamento globale?
Molti governi europei sostengono piani per costruire nuove centrali nucleari, affermando che altrimenti il settore energetico sarebbe ancora più dannoso per il clima. Tra questi ci sono governi di nazioni che hanno scelto di abbandonare l’energia nucleare, come l’Italia. In altre, come la Germania, che si è impegnata a eliminare completamente il nucleare entro la fine del 2022, il partito populista di estrema destra AfD sta facendo campagna a sostegno dell’energia atomica. Nonostante quanto affermato dai politici dell’AfD, la Deutsche Welle, ha raccolto una serie di dichiarazioni di esperti che non vanno nella stessa direzione.
Ad esempio, secondo Ben Wealer della Technical University of Berlin il contributo dell’energia nucleare è visto in modo troppo ottimistico: in realtà, i tempi di costruzione delle centrali sono troppo lunghi e i costi troppo elevati per avere un effetto rilevante sul cambiamento climatico. Mycle Schneider, autore del World Nuclear Industry Status Report, è d’accordo. Le centrali nucleari costano circa quattro volte in più dell’eolico o del solare e richiedono cinque volte più tempo per essere costruite. In media, servono da 15 a 20 anni per una nuova centrale nucleare. Mentre il mondo deve ridurre i gas serra entro un decennio: difficile, dunque, che l’energia nucleare non potrà dare un contributo significativo.

I finanziamenti all’energia atomica potrebbero andare alle rinnovabili?
A causa degli alti costi associati, l’energia nucleare rischia perciò di bloccare importanti risorse finanziarie che potrebbero invece essere utilizzate per sviluppare le fonti rinnovabili. Le associazioni ambientaliste lo ripetono da anni. Jan Haverkamp, esperto nucleare e attivista di Greenpeace Paesi Bassi ha ricordato come le fonti rinnovabili fornirebbero più energia, più rapidamente e a minor costo rispetto al nucleare. Ogni dollaro investito nell’energia nucleare è quindi un dollaro sottratto alla vera azione urgente per il clima e, in questo senso, l’energia nucleare non è rispettosa dell’ambiente.
Inoltre, la stessa energia nucleare è stata colpita dal cambiamento climatico. Durante le estati sempre più calde, diverse centrali nucleari in tutto il mondo hanno già dovuto essere temporaneamente fermate o scollegate dalla rete. Le centrali, infatti, dipendono da fonti d’acqua nelle vicinanze per raffreddare i loro reattori e, con molti fiumi in secca, queste fonti d’acqua non sono più garantite. Il tanto decantato rinascimento del nucleare non è affatto tale quando si prendono in considerazione tutti i fatti. A riprova, l’industria nucleare è in calo da anni. Negli ultimi venti anni sono entrate in funzione 95 centrali nucleari e 98 sono state chiuse. Se si esclude la Cina, il numero di centrali nucleari si è ridotto di 50 reattori negli ultimi due decenni.
Leggi anche: Armaroli: “I sostenitori del nucleare non si accorgono che il mondo è cambiato”
Davvero i reattori modulari di piccola taglia risolvono tutti i problemi?
Il governo italiano è convinto di aver trovato la “ricetta” per un nucleare a basso impatto nei reattori nucleari modulari di piccola taglia, gli SMR. Eppure, dal punto di vista tecnologico ci sono molte incertezze. Questi reattori hanno una potenza media generalmente compresa tra 10 e 300 MWe, nettamente inferiore rispetto alle centrali nucleari tradizionali che possono superare i 1000 MWe. In base ai dati contenuti nel PNIEC, il piano nazionale integrato energia e clima, il fabbisogno energetico italiano nel 2050 sarà attorno ai 600 TWh.
E si tratta di una stima prudenziale, che tiene conto del processo di elettrificazione per l’abbandono delle fonti fossili. Considerando un valore medio di 150 MWe nella potenza degli SMR, per coprire il 10% del fabbisogno italiano al 2050, potrebbero servire oltre 50 nuovi reattori. Difficilmente sarebbero pronti in dieci anni, oltre a costare un’enormità di soldi. La campagna di comunicazione del governo, dovrebbe per prima cosa informare su questi temi.
La legge delega per il “nucleare sostenibile”
Comunque sia, il due ottobre il Consiglio dei Ministri ha approvato, in via definitiva, lo “schema di disegno di legge recante la delega al Governo in materia di energia nucleare sostenibile” (sic!). Viene conferita al Governo una delega “per disciplinare in modo organico l’introduzione del nucleare sostenibile, nel quadro delle politiche europee di decarbonizzazione al 2050 e degli obiettivi di sicurezza energetica”. La delega prevede, tra l’altro, l’elaborazione di un “Programma nazionale per il nucleare sostenibile, l’istituzione di una Autorità per la sicurezza nucleare indipendente, il potenziamento della ricerca scientifica e industriale, la formazione di nuove competenze e lo svolgimento di campagne di informazione e sensibilizzazione”. I decreti legislativi attuativi dovranno essere adottati entro 12 mesi dall’entrata in vigore della legge.
Secondo il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto, “con questo provvedimento l’Italia si dota di uno strumento fondamentale per guardare al futuro con realismo e ambizione. Vogliamo essere protagonisti delle nuove tecnologie, dagli SMR e AMR fino alla fusione, nel quadro della neutralità tecnologica e della transizione energetica europea. Il nucleare sostenibile e’ una scelta di innovazione, sicurezza e responsabilità verso i cittadini, imprese e verso l’ambiente.”
© Riproduzione riservata



