martedì, Novembre 18, 2025

La mensa scolastica come motore di cambiamento: il “mission-oriented approach” per un futuro sostenibile

Da Londra arriva un rapporto che lancia una visione innovativa per il futuro delle mense scolastiche. A firma di Mariana Mazzucato, economista di fama internazionale, mostra come la spesa pubblica può diventare una leva per la sostenibilità e la salute. A patto di saper rinunciare al profitto ad ogni costo

Alessandro Bernardini
Alessandro Bernardini
Nella redazione del progetto di podcasting Sveja, ha scritto per la rivista di letteratura Arti & Mestieri Laspro e per la cooperativa editoriale Carta. Per il quotidiano online Giornalettismo ha tenuto una rubrica settimanale sul conflitto Palestina-Israele. Ha collaborato con Lettera Internazionale e lavorato in Medio Oriente come videomaker. Si occupa di comunicazione, educazione e formazione in ambito formale e non formale per il Terzo Settore. Fa parte dell’area Formazione di A Sud Ecologia e Cooperazione. Autore dei romanzi “La vodka è finita” (Ensemble) e ’“Nonostante febbraio. Morire di lavoro” (Red Star Press)

Nel cuore delle politiche pubbliche, un’idea semplice sta emergendo con forza: la mensa scolastica non è solo un luogo dove si nutrono milioni di studenti ogni giorno, ma può diventare un potente strumento di cambiamento sociale, economico e ambientale.

Economia di guerra, disuguaglianze sociali, crisi climatica, cattive abitudini alimentari sembrano intrecciarsi in un circolo vizioso. L’approccio “mission-oriented” si propone di trasformare la spesa pubblica alimentare in un motore di innovazione e sostenibilità.

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Un cambio di paradigma nella spesa pubblica alimentare

L’Institute for Innovation and Public Purpose (IIPP) dell’University College London (UCL) ha presentato, a inizio settembre, un rapporto che lancia una visione innovativa per il futuro delle mense scolastiche. A firma di Mariana Mazzucato, economista di fama internazionale e fondatrice dell’IIPP, e Sarah Doyle, policy fellow presso lo stesso istituto, il documento propone di immaginare la spesa pubblica alimentare non più come una spesa da ridurre, ma come un investimento strategico.

Un’idea che appare quasi una provocazione in un’epoca di corsa al riarmo.  La logica si fonda su un principio semplice ma radicale: utilizzare la spesa pubblica non solo per soddisfare bisogni immediati, ma come leva per indirizzare il mercato verso obiettivi collettivi. Questo approccio sottolinea l’importanza di politiche che non si limitino a correggere i fallimenti del mercato, ma che siano in grado di orientarlo verso obiettivi comuni, come la salute, la sostenibilità e l’inclusione.

La mensa scolastica come motore di cambiamento sociale

Secondo il rapporto UCL, il sistema alimentare globale è attualmente insostenibile: contribuisce per un terzo alle emissioni di gas serra, impoverisce la biodiversità e lascia 3 miliardi di persone senza accesso a una dieta sana. Inoltre, poche grandi multinazionali dominano il mercato alimentare, concentrando il potere e i profitti, mentre le piccole imprese locali faticano a sopravvivere.

Le mense scolastiche, con oltre 466 milioni di studentesse e studenti coinvolti a livello globale, rappresentano un’opportunità unica per innescare una trasformazione a livello mondiale. Non solo perché sono uno dei programmi pubblici più estesi al mondo, ma anche perché possono diventare il centro di una strategia industriale verde e inclusiva. Ogni pasto servito, quindi, può essere visto come un investimento in salute pubblica, in occupazione e in un sistema alimentare sostenibile. Non si tratta più di risparmiare sui costi, ma di pensare alla spesa come un investimento che genera ritorni sociali, economici e ambientali. Secondo il rapporto, infatti, studi sui ritorni economici delle mense scolastiche mostrano che per ogni dollaro speso, i ritorni possono variare da 1,7:1 a 35:1, grazie agli effetti positivi sulla salute, l’educazione, le filiere locali e l’occupazione.

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Dalla spesa al valore: esempi concreti

Nel mondo, alcuni esempi concreti di come la spesa pubblica alimentare possa essere trasformata in un investimento strategico ci sono già. In Brasile, ad esempio, il programma nazionale per le mense scolastiche ha rafforzato l’agricoltura familiare e migliorato la qualità nutrizionale dei pasti, grazie alla politica che prevede almeno il 30% degli acquisti dalle piccole imprese locali.

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In Svezia e Scozia, politiche simili hanno stimolato l’innovazione e ridotto le emissioni di carbonio, dimostrando che le politiche alimentari pubbliche possono andare oltre il semplice approvvigionamento. Un altro esempio viene dal Galles, dove un progetto pilota ha sperimentato il modello delle “micro-missioni” nella gestione delle mense scolastiche, cercando di integrare i principi della sostenibilità e dell’inclusione sociale nella selezione dei fornitori. Nonostante le difficoltà burocratiche e le resistenze normative, i risultati hanno dimostrato che è possibile, anche in un contesto complesso, ottenere risultati concreti: i pasti scolastici possono diventare parte integrante della transizione verso un sistema alimentare più sostenibile.

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Le dieci mosse per la trasformazione

Nel suo rapporto, l’IIPP ha identificato dieci azioni chiave per trasformare le mense scolastiche in uno strumento di politica industriale. Queste includono:

  1. Orientare la crescita verso missioni sociali e ambientali: la politica alimentare deve partire da obiettivi comuni, come la riduzione della povertà e delle disuguaglianze, e non da singoli settori.
  2. Riconsiderare le mense come investimento pubblico ad alto rendimento sociale: la spesa per il cibo nelle scuole deve essere vista come un modo per generare valore pubblico.
  3. Promuovere missioni nazionali per la sicurezza alimentare: l’obiettivo di raggiungere “fame zero” deve essere il cuore delle politiche pubbliche.
  4. Coordinare i ministeri: l’approccio deve coinvolgere tutti i settori, dall’istruzione alla salute, dall’agricoltura al clima, per creare politiche integrate.
  5. Riformare gli appalti pubblici: non si deve puntare solo al prezzo più basso, ma alla massima creazione di valore pubblico.
  6. Integrare il procurement e la finanza pubblica: bisogna supportare la produzione di cibo sano e sostenibile con strumenti finanziari innovativi.
  7. Stabilire partnership con il settore privato: queste devono essere vincolate da obiettivi di equità e sostenibilità.
  8. Coinvolgere le comunità e gli studenti: la progettazione dei menu e dei programmi educativi deve essere inclusiva e partecipativa.
  9. Rafforzare le competenze del settore pubblico: è fondamentale che le amministrazioni pubbliche possiedano le competenze necessarie per gestire politiche innovative.
  10. Riformare le regole globali di commercio e finanza: per permettere ai governi di utilizzare la spesa alimentare come leva per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità.

Le sfide da affrontare

La trasformazione delle mense scolastiche in laboratori di sostenibilità e innovazione non è priva di ostacoli. La burocrazia, le normative europee sugli appalti e i vincoli di bilancio rappresentano le principali barriere. In molti casi, le amministrazioni locali si trovano a dover fare i conti con la mancanza di strumenti pratici per implementare politiche mission-oriented, che vadano oltre la logica del “prezzo più basso”.

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Tuttavia, alcuni esperimenti dimostrano che, con la giusta visione politica, è possibile superare queste difficoltà. La città di Milano, ad esempio, ha integrato la sostenibilità alimentare nella sua Food Policy cittadina, trasformando le mense scolastiche in un pilastro per un sistema alimentare locale e sostenibile. In Croazia, sono stati introdotti criteri ambientali e sociali nei bandi per le mense scolastiche, creando un modello replicabile.

Il futuro nel piatto: la strada da percorrere

Ripensare il modo in cui spendiamo il denaro pubblico significa ridefinire le priorità collettive e costruire un sistema alimentare capace di rispondere alle grandi sfide globali, dalla lotta alla crisi climatica alla promozione della giustizia sociale, fino alla tutela del diritto al cibo sano e sostenibile per tutti.

Per raggiungere questo obiettivo è necessario un profondo cambio di mentalità, che coinvolga amministratori, fornitori, scuole, genitori e studenti. Tuttavia, questo percorso si scontra con i limiti strutturali del sistema capitalistico, che spinge una produzione sfrenata orientata al profitto immediato piuttosto che al benessere collettivo, che impone un modello consumistico, basato sull’usa e getta, che incentiva sprechi alimentari e ambientali, in un sistema di produzione sfrenata e deregolata. 

La trasformazione delle mense scolastiche in leve di cambiamento sistemico richiede, quindi, non solo nuove regole di appalto e politiche di acquisto responsabili, ma anche una visione politica e culturale alternativa al modello capitalistico dominante: una visione che metta al centro il bene comune, la cura del pianeta e la giustizia sociale. Come scrive Mazzucato, “le missioni non sono progetti isolati, ma visioni condivise che mobilitano attori diversi verso uno scopo comune”.

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