mercoledì, Novembre 5, 2025

Cop30, per l’Onu gli impegni dei Paesi per la riduzione delle emissioni non bastano

A pochi giorni dall’avvio della Cop30, l’Onu ha diffuso un report che sintetizza gli obiettivi da parte dei Paesi che parteciperanno alla prossima conferenza sui cambiamenti climatici. Per la prima volta dopo decenni di crescita costante, le emissioni potrebbero diminuire. Ma ad un passo ancora troppo lento

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Redazione EconomiaCircolare.com

Bene ma non benissimo: si potrebbe sintetizzare con questa formula ormai abusata il report dell’ONU che arriva a pochi giorni di distanza dall’avvio della Cop30, l’annuale conferenza sul clima che quest’anno si terrà in Brasile dal 10 al 21 novembre. Nel documento “Nationally determined contributions under the Paris Agreement” sono state sintetizzate le informazioni provenienti da 64 nuovi Paesi in merito ai propri piani climatici (sono le cosiddette Nationally Determined Contributions, NDC), così come definito dagli Accordi di Parigi, o se volete dalla Cop21, nel 2015.

A queste informazioni sono poi aggiunte anche le promesse non ancora formalmente depositate, come quelle della Cina e dell’Unione Europea. Il risultato principale è comunque storico: per la prima volta le emissioni mondiali di gas serra potrebbero iniziare a scendere nei prossimi anni. Il condizionale è d’obbligo dato che, comunque, parliamo di indicazioni sulla carta che poi dovranno essere attuate. E gli ultimi anni post-Covid ci hanno insegnato che gli Stati hanno in fretta a rimangiarsi le promesse sul clima.

cop30 onu emissioni

Nel 2024, infatti, per la prima volta il Pianeta ha superato l’aumento di temperatura di 1 grado e mezzo rispetto all’era pre-industriale, che era il limite sancito dagli Accordi di Parigi. Certo, è solo un anno e bisognerà capire se siamo di fronte a una tendenza. Ma di fronte a una situazione che resta allarmante, ci si aspetterebbe che gli impegni dei Paesi che partecipano ogni anno alle Cop fossero maggiori. 

Leggi anche: lo Speciale sulla Cop30

Cosa dicono le valutazioni ONU sugli impegni per il clima

Gli NDCs, cioè i contributi climatici determinati a livello nazionale, sono stati calcolati in un arco temporale che va dall’1 gennaio 2024 al 30 settembre 2025. Con l’aggiunta dei già citati 64 contributi, dunque, il report dell’ONU include gli obiettivi di circa un terzo delle emissioni a livello globale. Ancora troppo poco, certamente, considerando che ad esempio il secondo Paese al mondo che produce più emissioni, cioè gli Stati Uniti guidati da Donald Trump, ha più volte affermato che non intende rispettare gli impegni climatici presi dalla precedente amministrazione Biden. Tuttavia l’ONU preferisce guardare al bicchiere mezzo pieno, e segnala che dopo oltre decenni di crescita costante, una prima possibile riduzione delle emissioni sarebbe un segnale portentoso e di speranza. Ma vale la pena ricordare che per centrare gli obiettivi della Cop21 sarebbe necessario un taglio di circa il 60% entro il 2035: sei volte più rapido di quello attualmente previsto.

Per Simon Stiell, segretario esecutivo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, “grazie alla cooperazione sul clima convocata dalle Nazioni Unite e agli sforzi nazionali, l’umanità sta chiaramente piegando verso il basso la curva delle emissioni per la prima volta, sebbene non ancora abbastanza velocemente. Pertanto – ha aggiunto Stiell –  sebbene la direzione di marcia migliori di anno in anno, abbiamo un serio bisogno di maggiore rapidità e di aiutare più Paesi ad adottare misure più incisive per il clima”.

Leggi anche: Cop30, la differenza tra ambizione e realtà nella posizione dell’UE

L’UE leader climatico? Non proprio

Al di là delle posture, il merito principale del report dell’ONU è di certificare il divario tra parole e azioni, come sottolinea il WWF nel suo commento. “È particolarmente deludente che, invece di dare l’esempio, le principali economie del G20 non abbiano ancora presentato i loro obiettivi a meno di due settimane dall’inizio della Cop30 – ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia. – Tra tutti, spicca il fatto che l’Unione Europea non abbia ancora presentato il suo NDC, dal momento che la decisione è rimpallata tra Ministri dell’Ambiente e i Capi di Stato e di Governo. Ora la parola finale la dovrebbero dire i Ministri dell’Ambiente il 4 novembre, a pochi giorni dall’apertura del summit dei leader e della Cop: speriamo che l’Europa non voglia perdere una delle principali leve che ancora può guadagnare: l’autorevolezza di chi crea l’economia decarbonizzata, invece di arrancare solo per recuperare terreno. Per una transizione energetica equa, occorre mantenere gli impegni della Cop28, cioè ‘transitare fuori dai combustibili fossili’, almeno triplicare le fonti rinnovabili e raddoppiare il risparmio energetico. Il mondo non può permettersi ritardi mascherati da diplomazia”. 

foreste 3

Nonostante le lacune che permangono in termini di ambizione e risultati, il WWF è incoraggiato dalla conclusione della relazione secondo cui un numero maggiore di Paesi ha incluso una gamma più ampia di misure relative alle foreste. I Paesi devono partire da questo risultato alla Cop30 e definire i prossimi passi del loro impegno esistente per conservare, proteggere e ripristinare la natura e gli ecosistemi, anche attraverso l’arresto e l’inversione della deforestazione e del degrado forestale entro il 2030. Un risultato che sarebbe fondamentale raggiungere nel Paese che ospita la Cop30, cioè il Brasile, che non a caso ha scelto come sede delle negoziazioni climatica la città di Belém, a fianco la foresta amazzonica.

Leggi anche: Cop30, l’impegno dell’Unione Europea sulla finanza per il clima

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