Che gli organizzatori delle Olimpiadi di Parigi 2024, al via esattamente tra un mese, avessero grandi ambizioni del punto di vista ambientale lo si è capito subito. A partire dagli slogan: hanno definito la loro creatura l’evento olimpico “greenest in history”, il più verde di sempre, e “climate positive”, positivo per il clima (che, cioè, non solo non fa danni ma procura benefici). Salvo poi, realisticamente, limare al ribasso obiettivi e claim.
Uno degli ultimi aggiornamenti sull’evento in tema di sostenibilità è stato pubblicato per la giornata dell’ambiente 2024. Scrivevano gli organizzatori il 22 aprile scorso: “Parigi 2024 promette di offrire Giochi spettacolari, più responsabili, più sostenibili e più inclusivi. Gli organizzatori hanno definito un piano all’avanguardia per dimezzare l’impronta di carbonio legata ai Giochi rispetto ai Giochi precedenti, con soluzioni innovative per l’energia, il cibo, le sedi, i trasporti e i servizi digitali”.
Proviamo a raccogliere qui sinteticamente le informazioni sugli impatti ambientali stimati e sulle iniziative per ridurli comunicate dagli organizzatori, i loro aggiustamenti di rotta e le critiche ricevute.
Un impatto “positivo” sul clima?”
Partiamo con le conseguenze sul clima. “Con l’obiettivo di ridurre del 50% le emissioni di carbonio rispetto alla media di Londra 2012 e Rio 2016, Parigi 2024 ha affrontato la categoria più ampia di emissioni, coprendo anche l’impronta indiretta dei Giochi (emissioni scope 3), come i viaggi degli spettatori”, spiegano gli organizzatori. Ciò significa, sottolineano gli organizzatori, che Parigi 2024 “offrirà i primi Giochi Olimpici in linea con l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici” (che, lo ricordiamo, impegna i firmatari a ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990). Si tratta di passare dalla media di 3,5 milioni di tonnellate di CO2 di Londra (2012) e Rio (2016) (Tokyo 2020 non viene considerata: causa Covid-19 si svolse senza pubblico) a 1,75 milioni di tonnellate. Non poco: Myclimate calcola che questa cifra corrisponde a circa 1,3 milioni di passeggeri in economy in volo di sola andata da New York a Parigi su Boeing 787. Ma il dimezzamento è un obiettivo pesante: vuol dire che altrettante emissioni di altrettanti voli verranno evitate.
Ma la sfida che Parigi 2024 si è assegnata, già importante, era molto più ambiziosa, e col tempo si è in parte ridimensionata. Georgina Grenon, direttrice dell’Eccellenza Ambientale di Parigi 2024, affermava nel novembre 2021: “I Giochi Olimpici e Paraolimpici sono il più grande evento al mondo e noi stiamo affrontando le più grandi sfide dell’umanità. È per questo che Parigi 2024 si è impegnata fin dalla sua candidatura ad allinearsi completamente con l’Accordo di Parigi per ridurre le emissioni del 50% e ospitare i primi Giochi con un impatto positivo sul clima“.
Un azzardo? Lindsay Otis Nilles di Carbon Market Watch (CMW), ha spiegato a Euronews: “Dire che un evento ha un impatto positivo sul clima è fuorviante”, dal momento che “l’evento stesso genera gas serra dannosi per il clima”.
Inoltre le emissioni – quelle “che non possiamo ridurre o evitare”, ha precisato Grenon – verranno compensate. Una precisazione che, se effettivamente praticata, metterebbe l’affermazione in linea con gli ultimi lavori per le norme europee anti-greenwashing, che subordinano le affermazioni sulla compensazione delle emissioni alla loro preventiva riduzione della CO2. Le compensazioni, che secondo gli organizzatori riguarderanno il complesso delle emissioni (anche quelle indirette della filiera, come quelle dei fornitori o quelle dei voli degli spettatori) sono partite già del 2021 e secondo l’organizzazione supereranno le emissioni: “Parigi 2024 si sta impegnando ancora di più, diventando il primo evento sportivo internazionale a compensare più emissioni di quelle che crea”.
Ma il meccanismo delle compensazioni non è esente da criticità. Carbon Market Watch ha definito “opache” le promesse degli organizzatori di compensare le emissioni inevitabili con crediti di carbonio, un meccanismo “è problematico in tutti i casi“, ha commentaeto Benja Faecks, esperto di Carbon Market Watch: perché da un lato implica la possibilità di “superare i limiti” e dall’altro perché “i crediti di carbonio di alta qualità scarseggiano“.
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Olimpiadi a cemento (quasi) zero
Grandissima novità di questa edizione dei giochi è la scelta di riutilizzare per la manifestazioni edifici esistenti o far ricorso a strutture temporanee, riducendo al minimo le nuove costruzioni (insomma, tutt’altra cosa rispetto alle nostrane Olimpiadi Milano-Cortina). Spiegano gli organizzatori che “il 95% delle sedi delle competizioni di Parigi 2024 sarà preesistente o temporaneo. Il resto è stato costruito utilizzando metodi di costruzione a basse emissioni di carbonio”. La Senna diventerà piscina olimpica e tale, viene assicurato, resterà anche dopo i giochi – anche se gli sforzi per renderla balneabile, fino a poco tempo fa sembravano in ritardo rispetto alle attese. Gli Champs Elysées vestiranno i panni di una pista ciclistica e i campionati di scherma si terranno nel Grand Palais, padiglione espositivo in muratura e vetro costruito per l’Esposizione Universale del 1900. Gli atleti di beach volley si affronteranno nel giardino pubblico Champ de Mars, mentre le gare di atletica leggera avranno come quinta l’area che porta a Les Invalides. La Reggia di Versailles ospiterà l’equitazione, mentre l’Arena di Bercy basket e judo.
Solo due saranno le nuove edificazioni.
La prima è il villaggio degli atleti, che potrà ospitare circa 14.000 atleti e i loro accompagnatori. Costruito su un ex sito industriale dismesso situato tra Saint-Denis, Saint-Ouen-sur-Seine e Île-Saint-Denis, tre comuni della cinta parigina, “incorpora i migliori standard ambientali con l’obiettivo di ridurre l’impatto della sua costruzione e adattarsi alle condizioni climatiche del 2050”, spiega SOLIDEO, il soggetto incaricata del finanziamento, della supervisione e della realizzazione delle strutture olimpiche. Grazie all’utilizzo di calcestruzzo a basse emissioni e legname anche per gli elementi strutturali “è stato possibile ridurre del 30% le emissioni di CO2 legate alla sua costruzione rispetto a un’operazione standard”. Negli edifici sono presenti tende ad alta prestazione per ridurre l’irraggiamento, un sistema geotermico per il riscaldamento e il raffreddamento (tanto da non prevedere, non senza polemiche, impianti di condizionamento), soluzioni per il trattamento delle acque reflue che ne consentono il riutilizzo per l’irrigazione delle piante e dei tetti verdi. Durante i giochi, i pannelli fotovoltaici sugli edifici e “una fattoria solare galleggiante sulla Senna copriranno parte del consumo elettrico degli atleti”.
Dopo le Olimpiadi, “i locali saranno convertiti in abitazioni e uffici che ospiteranno 6.000 residenti e altri 6.000 lavoratori. Tra Saint-Denis, Saint-Ouen-sur-Seine e Île Saint-Denis, saranno a disposizione della comunità locale case, palestre, spazi verdi e persino negozi e servizi locali”.
La seconda costruzione, l’unico impianto sportivo nuovo di zecca, è il Centro Acquatico Olimpico di Seine Saint Denis: “Una struttura a basse emissioni di carbonio realizzata con materiali di origine biologica” (legno strutturale). La conformazione del tetto consente di ridurre il consumo di energia: “Grazie alla sua forma curva, che riduce il volume dello spazio da riscaldare, e grazie alla sua superficie di 5.000 m² coperta da pannelli fotovoltaici, che lo rende una fattoria solare urbana che contribuisce alla sua autosufficienza energetica”. Dispone inoltre, spiegano ancora i costruttori, di una caldaia digitale che recupera il calore dai centri dati e di processi di recupero del calore dall’acqua delle docce e di quella della piscina.
“Lo consideriamo semplicemente un passo avanti, non il modello definitivo, di un nuovo modo di costruire per il domani”, ha dichiarato Antoine du Souich, direttore della strategia e dell’innovazione di Solideo.
Allestimenti, attrezzature e strutture temporanee
Parigi 2024 ha calcolato la propria impronta materiale: “Sede per sede, gli organizzatori hanno creato una mappa dettagliata delle risorse necessarie, con l’obiettivo di ridurle al minimo e controllarne il ciclo di vita prima, durante e dopo i Giochi. Dai posti a sedere per gli spettatori alle tende, ai letti, alle sedie, ai tavoli e persino alle palline da tennis: ogni risorsa è stata pianificata meticolosamente”.
Tutte le strutture temporanee, come gli stand, i tendoni, avranno una seconda vita dopo i Giochi, fa sapere l’organizzazione. Ridistribuzione, riutilizzo o, come ultima risorsa, riciclaggio.
Quanto agli allestimenti interni delle circa 40 sedi di gara e non l’organizzazione spiega di aver scelto l’acquisto solo dopo essersi chiesta “se sia effettivamente necessario” e optando per soluzioni in leasing. Un approccio che avrebbe permesso, ad esempio, “di ridurre il numero di elementi di arredo di quasi il 25%, passando dagli 800.000 richiesti all’inizio a circa 600.000. a seguito di questi sforzi di riduzione.”.
Dei due milioni di attrezzature sportive, “tre quarti saranno noleggiati o forniti dalle federazioni sportive. Anche più di tre quarti delle attrezzature elettroniche, come schermi, computer e stampanti, sono noleggiati”. Gli organizzatori confermano che il 90% dei sei milioni di beni utilizzati per l’evento sarà ripreso e riutilizzato dai partner, mentre per il restante 10% “si sta ora definendo il piano di seconda vita”.
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Fare (quasi) a meno di energia fossile
“A Parigi 2024 – ha affermato Tony Estanguet, presidente dell’evento in un report pubblicato l’anno scorso – vogliamo organizzare Giochi spettacolari, ma anche più sobri e responsabili. Per questo abbiamo un obiettivo chiave: dimezzare le emissioni di gas serra rispetto alle edizioni precedenti. In particolare, ciò significa collegare le sedi alla rete di distribuzione elettrica pubblica, utilizzare il 100% di elettricità da fonti rinnovabili e puntare a zero energia da combustibili fossili durante i Giochi per alimentare le sedi”. Come sanno tutti quelli che frequentano eventi come concerti o festival o gare sportive, spesso le strutture necessarie per l’organizzazione sono alimentate con gruppi elettrogeni diesel. Estanguet ha detto che di questi generatori diesel Parigi 2024 avrebbe provato a fare a meno (“puntare a zero energia da combustibili fossili”). Questo grazie all’allacciamento delle sedi di gara e non alla rete elettrica, con un risparmio stimato di 10.000 litri di gasolio (cioè l’equivalente di 150-170 taniche di benzina) per giorno di attività. Questo obiettivo lodevole si è però, come nel caso delle emissioni, ridimensionato. Scrivevano infatti gli organizzatori il 22 aprile scorso che “oltre a utilizzare il 100% di energia rinnovabile durante i Giochi, Parigi 2024 sta riducendo al minimo l’uso di generatori diesel”. Ridurre, non azzerare. E questo anche grazie a generatori alimentati da biocarburante o idrogeno e all’uso di batterie.
Cibi, bevande, plastica usa e getta (e sponsor scomodi)
L’attenzione di Parigi 2024 ha riguardato ovviamente anche la somministrazione di alimenti e bevande: “13 milioni di pasti saranno consegnati in modo più responsabile”. Sarà raddoppiata la percentuale di ingredienti a base vegetale e aumentate le opzioni a base vegetale, sia per gli spettatori che per la forza lavoro. L’approvvigionamento dell’80% degli ingredienti avverrà “da produzioni agricole locali, con un quarto prodotto entro 250 km dalla rispettiva sede” (non proprio a chilometro zero, insomma, ma vista l’affluenza sarebbe impossibile”.
Parigi 2024 punta a dimezzare la plastica monouso utilizzata nel catering e riutilizzare il 100% delle attrezzature e delle infrastrutture di catering dopo i Giochi. “Il partner olimpico mondiale Coca-Cola installerà 700 fontane di acqua e soda in tutti i siti di Parigi 2024 e gli organizzatori installeranno punti di distribuzione gratuita di acqua potabile”. In questo modo, si legge sul sito dell’evento, “gli spettatori potranno entrare in tutte le sedi con le proprie bottiglie riutilizzabili”.
Mentre in documenti precedenti si faceva riferimento anche a forme di deposito su cauzione, questi riferimenti scompaiono nelle pubblicazioni più recenti.
A proposito di Coca-Cola e degli sponsor, Carbon Market Watch evidenzia “incoerenze”: “L’assenza di criteri climatici” imposti ai partner “è un’occasione mancata (…) per influenzare le grandi aziende“.
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Le onde della Polinesia
Se, come abbiamo visto, tutte le sedi dei giochi dovrebbero essere a portata di due ruote o di metropolitana, un’eccezione importante (dal punto di vista ambientale e anche simbolico) riguarda le gare di surf. Che si terranno infatti nell’incontaminato scenario di Teahupo’o, un villaggio situato lungo la costa sud-occidentale di Tahiti, nella Polinesia francese, che per la meraviglia delle sue onde è tappa fissa del campionato mondiale. Gli organizzatori dicono di aspettarsi circa 1.300 persone con accredito olimpico sull’isola, di cui 500 in aereo. Il villaggio olimpico che ospiterà gli atleti è composto, dice l’organizzazione, da case modulari temporanee modellate sulle tradizionali abitazioni polinesiane, e dopo le olimpiadi sarà trasferito e riassegnato come alloggi sociali. Ma ad accendere le polemiche dei cittadini di Tahiti e degli osservatori internazionali è stata la sostituzione della tradizionale torre in legno per i giudici e i fotografi con una torre di alluminio più grande. Le critiche dei Tahitiani (che hanno raccolto 160 mila firme e organizzato manifestazioni per utilizzare la vecchia torre in legno) hanno spinto l’organizzazione a ridurre dimensioni e portata della nuova struttura in alluminio, fissata su fondamenta in cemento ancorate alla barriera corallina. La vecchia struttura, hanno risposto gli organizzatori, “non può essere certificata per le Olimpiadi per motivi di sicurezza”. Il tempo e l’erosione ne avrebbero “indebolito e corroso le fondamenta”.
I trasporti
Tornando a Parigi, per le olimpiadi e paraolimpiadi sono attesi oltre 15 milioni di visitatori, di cui 1,9 milioni provenienti da fuori della Francia, con almeno 850.000 voli a lungo raggio.
In vista dei Giochi, la sindaca di Parigi Anne Hidalgo ha annunciato il progetto di rendere ogni sito olimpico accessibile in bicicletta, creando una rete ciclabile di sessanta chilometri che colleghi le location delle varie competizioni; aumentando il numero di parcheggi per le biciclette e potenziando il servizio di bike sharing (Vélib). Tutte le sedi di gara, assicura l’organizzazione, saranno accessibili con i mezzi pubblici: i servizi di autobus, metropolitana e treno nella regione di Parigi saranno aumentarti del 15%.
Quanto agli spostamenti delle atlete e degli atleti – certamente poca cosa e più controllabili rispetto a quelli del pubblico – oltre l’80% delle sedi olimpiche si trova nel raggio di 10 km dal Villaggio Olimpico, per ridurre al minimo i tempi di viaggio; e la flotta di veicoli al loro servizio comprenderà mezzi elettrici, ibridi e a idrogeno. Nel tentativo di ridurre ulteriormente l’impatto, la flotta utilizzata sarà ottimizzata, con circa il 40% di veicoli in meno rispetto ai Giochi precedenti.
Ma uno dei maggiori problema delle Olimpiadi, gli impatti del traffico aereo, non è stato regolato in alcun modo (e, forse, difficilmente avrebbe potuto esserlo). Per questo, se Parigi 2024 sarà a minor impatto ambientale rispetto alle edizioni precedenti, “i giochi olimpici restano ancora troppo grandi per i limiti planetari”, sottolinea Mael Besson specialista di transizione ecologica dello sport, ex portavoce del Wwf e capo della missione sviluppo sostenibile e transizione ecologica al Ministero francese dello Sport dal 2010 al 2018.
“Gli organizzatori di Parigi hanno compiuto sforzi lodevoli per ridurre l’impronta di carbonio all’interno del vecchio modello storico dei Giochi Olimpici”, così César Dugast, senior manager della società di consulenza climatica Carbone 4, al Guardian. “Ma la vera domanda è se questo modello sia effettivamente compatibile con i limiti del nostro pianeta e con l’accordo sul clima di Parigi. L’elefante nella stanza è il trasporto aereo internazionale: un evento di questa portata con così tanti spettatori che volano da ogni angolo del mondo verso un unico luogo significa enormi emissioni di carbonio nei trasporti”.
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Le critiche all’idea di “Olimpiadi sostenibili”
Besson e Dugast colgono nel segno e riconducono l’analisi degli impatti alla cornice più corretta, che è appunto quella dei limiti planetari. Se il confronto con le passate edizioni mostra senza dubbio che abbiamo a che fare con olimpiadi più sostenibili, difficile ritenerle “sostenibili” tout court. “Un grande evento internazionale non può essere perfettamente sostenibile”, spiega l’esperta di ecologia dello sport Madeleine Orr, docente alla Loughborough University del Regno Unito: “L’evento più sostenibile è quello che non si verifica”.
“Forse cose come le Olimpiadi devono essere riconsiderate”, afferma Seth Warren Rose dell’Eneref Institute, un gruppo di ricerca e advocacy per lo sviluppo sostenibile.
Ancora Dugast riflette: “È ora di reinventare completamente i Giochi, ad esempio dividendo i diversi sport in diverse città del mondo, in modo che gli spettatori siano locali e che altri sport possano essere seguiti in TV. Ci sono molti modi in cui i Giochi Olimpici possono essere reinventati, in modo da essere davvero all’altezza della sfida della crisi climatica”.
“Alla fine, Parigi 2024 sarà il modello più verde possibile nell’ambito dell’attuale formato olimpico”, riassume Besson a France24. “Lo considero un buon passo avanti. Ora dobbiamo pensare a una riforma radicale dei Giochi”.
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