Cosa succede se una delle caratteristiche principali degli impianti di incenerimento, vale a dire il recupero energetico, viene messo in discussione? Quando si parla del ciclo di gestione dei rifiuti il ruolo degli inceneritori appare ancora centrale, soprattutto per la politica, come dimostra il caso di Roma. Ancor di più in questa fase di crisi energetica. Ma se questo assunto venisse meno?
L’ultimo report di Zero Waste Europe analizza le prestazioni degli impianti di incenerimento dell’Unione europea. Più precisamente si concentra sulla formula di efficienza energetica che viene usata per giustificare questo tipo di strutture. Si tratta del criterio R1, stabilito per aiutare a tracciare una distinzione tra recupero e smaltimento.
Tuttavia, secondo l’analisi del report, questo criterio “non riesce a fare una distinzione significativa tra gli impianti ritenuti meritevoli di autorizzazione – che dovrebbero dimostrare il recupero di calore “per quanto possibile” – e gli impianti che hanno raggiunto prestazioni relativamente elevate in termini di efficienza energetica. Le statistiche dell’Ue rivelano che il 98% dei rifiuti urbani inceneriti nell’Ue viene incenerito in impianti classificati di recupero. A tutti gli effetti, la soglia di efficienza stabilita da R1 è una soglia che viene raggiunta troppo facilmente”.
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La formula dell’efficienza energetica degli inceneritori
Nelle 40 pagine del report di Zero Waste Europe si torna a contestare la legittimità della distinzione operata nella direttiva quadro sui rifiuti, che nel 2008 distingueva tra inceneritori da considerare come smaltimento e inceneritori che possono essere considerati come impianti di recupero. Non è andata meglio, secondo ZWE, con le modifiche successive.
“L’introduzione di un fattore di correzione climatica – si legge nel report – ha contribuito a restringere la distinzione, ma in realtà il criterio è sempre stato impostato in modo tale che anche gli impianti più recenti potessero raggiungere lo stato di recupero con un’efficienza lorda di appena il 23% circa, equivalente a un’efficienza netta di circa il 19%. Pertanto, i fattori di correzione climatica consentono di soddisfare il criterio R1 con efficienze ancora più basse”.
Fa riflettere poi il fatto che gli Stati membri che più inceneriscono i propri rifiuti sono quelli che ne producono di più.
E c’è un altro aspetto da tenere a mente: la presunta maggiore efficienza degli inceneritori rispetto ad altre forme di generazione di energia e calore. Anche in questo caso la bocciatura di Zero Waste Europe è netta.
“L’incenerimento è spesso considerato una fonte di energia a basse emissioni di carbonio, a volte persino rinnovabile (anche se solo in parte). Non è né l’uno né l’altro. Soprattutto per quanto riguarda la generazione di sola elettricità, le tipiche efficienze di generazione si confrontano male con quelle delle centrali elettriche a carbone, e ancora peggio se confrontate con le turbine a gas a ciclo combinato. Anche se le emissioni di gas serra per unità di contenuto energetico sono relativamente basse per i rifiuti, la bassa efficienza di generazione dell’incenerimento porta a emissioni di gas serra per unità di elettricità quasi doppie rispetto a quelle associate alla generazione di gas naturale. La situazione è leggermente migliore, in confronto, per quanto riguarda la generazione di calore, ma anche in questo caso le prestazioni non sono migliori di quelle delle caldaie domestiche a gas. La situazione peggiora – le emissioni di fatto raddoppiano, sia per l’elettricità che per il gas – se si considerano le emissioni di CO2 non fossili derivanti dall’incenerimento dei rifiuti”.
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Sulla generazione di energia elettrica
Nelle conclusioni del report di Zero Waste Europe l’efficienza energetica degli inceneritori viene definita “scandalosamente bassa”. Una valutazione che si allarga anche alla generazione di elettricità, in cui l’efficienza del processo viene definita “limitata” e stimata attorno al 20%.
“I singoli impianti – si legge ancora nel report – possono raggiungere prestazioni migliori, e un’efficienza più elevata potrebbe essere riscontrata in impianti più grandi. Sia i valori lordi che quelli netti sono espressi rispetto al valore calorico netto dei rifiuti in ingresso (sarebbero più bassi se espressi rispetto ai valori calorici lordi). Ciò può essere confrontato con le principali fonti di produzione di energia elettrica da combustibili fossili, che raggiungono efficienze di generazione dell’ordine del 30 per cento superiore nel caso del carbone e della metà del 50 per cento per il gas, espresse rispetto al valore calorico netto dei combustibili bruciati”.
Le conclusioni del report di ZWE sugli inceneritori
Va un po’ meglio se il confronto lo si fa per la generazione di calore. “In Stati membri come la Svezia, la Danimarca, la Finlandia e, in misura proporzionalmente minore, la Germania, le reti di teleriscaldamento costituiscono la base per fornire calore derivato dai rifiuti (e da altri combustibili) in una rete di calore, mentre il vapore di processo può essere fornito ad altri utenti – riporta il report – Le reti di calore non sono un investimento banale e alcune di quelle esistenti nei Paesi nordici sono in funzione già da molti anni. Tuttavia, in Svezia si teme che l’esistenza di reti di teleriscaldamento possa indebolire l’importanza di migliorare l’efficienza termica degli edifici, ad esempio attraverso la scelta dei materiali. Si teme che questo possa, a sua volta, “bloccare” i comuni nell’uso dei rifiuti per il teleriscaldamento e ridurre l’enfasi sulla riduzione e il riciclo di tali rifiuti”.
La conclusione, dunque, è che ha poco senso concentrarsi sull’incenerimento dei rifiuti per il futuro, sia per quanto riguarda la generazione di energia elettrica che di calore. Non solo perché l’efficienza energetica degli inceneritori è bassa, non solo perché la direzione intrapresa dall’Unione europea è quella di evitare a monte la produzione di rifiuti ma anche perché, se non soprattutto, per quanto riguarda la produzione di energia elettrica le rinnovabili sono ormai molto più convenienti mentre per quel che riguarda la produzione di calore la strada più indicata è quella delle pompe di calore.
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