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venerdì, Dicembre 13, 2024

Per le persone ricche il nuovo bene di lusso è l’aria

Anche un elemento democratico come l’aria che respiriamo sta per diventare un elemento di disuguaglianze. Sempre più spesso, infatti, in Paesi come Usa, Cina e India negli appartamenti si offrono pacchetti completi che includono costosi filtri per l’aria. Mentre i miliardari aumentano

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Redazione EconomiaCircolare.com

Immaginate di andare a trovare una persona a casa e di notare che questa persona continua a inspirare ed espirare aria in un modo un po’ teatrale, eccessivo, quasi sottolineando quel che per voi è un gesto naturale. Lo trovereste quantomeno strano, no? È quel che è capitato a Shayla Love, giornalista statunitense, che ha raccontato la propria esperienza su The New Republic. Ma di eccentrico il miliardario asiatico John Roe. E allora perché quella pantomima? Perché Roe ci teneva a far notare alla giornalista la qualità dell’aria del proprio appartamento, nel pieno centro di Manhattan.

Tutto, in quella  residenza di nove piani in mattoni e terracotta, è costruito per avere l’aria più sana che ci possa essere.“L’approccio dell’edificio alla filtrazione è innegabilmente sofisticato – riconosce Love – L’aria in ciascuna unità non è condivisa con nessun’altra. L’aria esterna viene introdotta, filtrata, trattata con una luce ultravioletta-C che uccide il 99,9% degli agenti patogeni e cambiata completamente una volta all’ora. La circolazione può essere accelerata o rallentata. La maggior parte degli appartamenti con sistemi simili riciclano l’aria ogni quattro o cinque ore al giorno”.

Quella che poteva essere la più classica delle bizzarrie da miliardari, però, si è rivelata un vero e proprio business. Che rischia di realizzare le peggiori fantasie distopiche.

Leggi anche: Ridurre le emissioni dei ricchi per contrastare la crisi climatica. Lo studio su Science Direct

L’aria delle persone ricche è diversa dalla nostra

È il 7 giugno 2023 quando a New York la fantascienza sembra essere diventata realtà. A causa del fumo degli incendi in Cana il cielo diventa arancione e la foschia divora l’orizzonte. L’aria diventa davvero irrespirabile, in una metropoli che già di suo deve convivere ogni giorno con lo smog. Forse è in quella data che John Roe si accorge che l’utopia è diventata una necessità. Ma non è il solo a pensarla in questo modo.

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Il George Washington Bridge, che collega Manhattan al New Jersey, fotografato da Fort Lee (NJ), 7 giugno

“Poiché il fervore per la ventilazione iniziato durante la pandemia incontra la necessità di bloccare il fumo, alcune persone benestanti faranno qualsiasi cosa, e pagheranno qualsiasi cifra, per garantire che avranno sempre una boccata d’aria fresca – scrive Love – Dai uno sguardo casuale agli annunci immobiliari di lusso oggi stesso e scoprirai che Charlotte dell’Upper West Side non è sola: molti edifici attirano gli acquirenti con la promessa di un’esperienza respiratoria eccezionale”.

Se fino a pochi anni fa potevamo considerare l’aria come l’elemento più democratico di tutti, che riguardava allo stesso modo persone ricche e persone povere, ora anche la sua qualità sta per diventare un ulteriore sintomo di disuguaglianza. Stati come India e Cina, in cui la qualità dell’aria è pessima per via del tumultuoso sviluppo industriale e l’esorbitante numero degli abitanti (solo in questi due Paesi vive più di un quarto della popolazione mondiale), da tempo offrono esperienze di “lavaggio dei polmoni” e, più concretamente, tecnologie di filtraggio dell’aria all’avanguardia. E la tendenza si sta diffondendo: a Chicago, ad esempio, l’edificio Elevate afferma di essere il primo in città a installare filtri dell’aria UV-C/HEPA di livello ospedaliero nella hall, negli ascensori e nei servizi igienici.

Ovviamente installare tali filtri in singoli appartamenti ha un costo notevole. Ma secondo uno studio del 2022 pubblicato su Nature Human Behaviour ciò non ha dissuaso i ricchi, che sembrano essere più preoccupati per la qualità dell’aria. D’altra parte, avendo spazi molto ampi a disposizione, possono permettersi di restare a casa per tutto il tempo che reputano utile alla propria salute fisica e mentale. È la realizzazione di una tesi avanzata dalla scrittrice Naomi Klein nel libro The Shock Doctrine, in cui sostiene che sempre più aziende sono pronte a monetizzare i problemi causati dal collasso climatico e dall’inquinamento ambientale.

La ricchezza si eredita, così come le emissioni

Recentemente è stato il Guardian a far notare che “tutti i miliardari del mondo di età inferiore ai 30 anni hanno ereditato la loro ricchezza”. Secondo il noto giornale britannico attualmente ci sono già più miliardari che mai – sono ben 2.781 – e si prevede che il loro numero “aumenterà vertiginosamente nei prossimi anni man mano che una generazione anziana di super-ricchi si prepara a donare le proprie fortune ai propri figli”. Inoltre una ricerca della rivista Forbes ha scoperto che nel 2023 c’erano 15 miliardari di età pari o inferiore a 30 anni, ma che nessuno aveva creato la propria ricchezza, beneficiando invece di enormi eredità.

Ed è facile prevedere che i nuovi miliardari saranno anche i maggiori inquinatori. Poco prima della Cop28, a novembre 2023, Oxfam, in collaborazione con lo Stockholm Environment Institute, aveva diffuso uno studio in cui si attestava che una persona che fa parte dell’1% più ricco dell’umanità genera i gas ad effetto serra che qualsiasi altro essere umano produrrebbe in quasi 1.500 anni.

Di più: l’1% di super-ricchi corrisponde attualmente, su una popolazione globale di 8 miliardi di persone, a circa 77 milioni di persone. Una fascia molto minoritaria che però, per l’appunto, inquina enormemente. Come riesce a farlo? In tre modi, secondo Oxfam. Il primo è il più immediato, e riguarda i consumi legati allo stile di vita. Dai jet privati per qualsiasi spostamento al progetto di Mark Zuckerberg (il fondatore di Facebook) di una carne di pregio da oltre 1000 euro al chilo – con le mucche che berranno birra – che ovviamente sarà rivolta solo a chi potrà permettersela. Se tali insostenibili scelte suscitano rabbia e indignazione, a volte pure un po’ di invidia sociale, l’attenzione maggiore andrebbe comunque finalizzata altrove, sottolinea la ong che si dedica alle disuguaglianze.

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E più precisamente agli investimenti finanziari delle persone più ricche del mondo che, spesso, continuano a privilegiare settori dall’impatto climatico e ambientale catastrofico, dalle armi alle fonti fossili. Senza contare la vera e propria “egemonia culturale” che queste persone continuano a esercitare su tutte e tutti noi, convincendoci che non ci sia alternativa al sistema estrattivista e consumista che permette loro di prosperare. E di ricreare persino l’aria più sana, dopo aver più di tutti contribuito a inquinare quella collettiva. Quasi un’ammissione: non sarà la forestazione a salvarvi.

Leggi anche: Cosa resterà della Cop28? Per Oxfam “i Paesi ricchi hanno mancato ancora una volta i propri obblighi”

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