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venerdì, Novembre 15, 2024

Ricerca sugli animali in laboratorio, l’Ue va avanti nella riduzione: “Sempre più marginali”

Il divieto assoluto è nella ricerca sui cosmetici, ma secondo il JRC della Commissione europea ci sono progressi ovunque nella sostituzione e riduzione dell’uso degli animali nei test da laboratorio. Eppure l’Ue utilizza ancora milioni di animali ogni anno per la ricerca e i test. Nonostante le alternative già esistenti

Tiziano Rugi
Tiziano Rugi
Giornalista, collaboratore di EconomiaCircolare.com, si è occupato per anni di cronaca locale per il quotidiano Il Tirreno Ha collaborato con La Repubblica, l’agenzia stampa Adnkronos e la rivista musicale Il Mucchio Selvaggio. Attualmente scrive per il blog minima&moralia, dove si occupa di recensioni di libri. Ha collaborato con la casa editrice il Saggiatore e con Round Robin editrice, per la quale ha scritto il libro "Bergamo anno zero"

“La comunità scientifica sta compiendo importanti passi avanti nello sviluppo di metodi di sperimentazione non animale, grazie ai finanziamenti dell’Unione europea e alle iniziative di ricerca”. A sostenerlo è il Joint Research Center della Commissione europea, in una relazione pubblicata recentemente. Il JRC attesta i progressi compiuti nell’applicare il “principio delle 3R” (Replacement, Reduction e Refinement, ossia sostituzione, riduzione e perfezionamento), che stabilisce la necessità di sostituire gli studi basati sugli animali con altri metodi, diminuire il numero di animali necessari nei test scientifici e perfezionare i metodi per ridurre al minimo il dolore e la sofferenza degli animali utilizzati a tali fini.

Secondo le statistiche ufficiali, nel territorio dell’Ue si utilizzano ancora milioni di animali ogni anno per la ricerca e gli esperimenti. Oltre alle crescenti preoccupazioni di carattere etico, i notevoli progressi nel campo delle biotecnologie e dell’informatica stanno spingendo sempre più cittadini a chiedere di utilizzare metodi scientifici che non prevedano l’impiego di animali. L’Unione europea ha l’obiettivo di eliminare completamente l’utilizzo degli animali nella ricerca, ma la Commissione europea ha ribadito l’anno scorso, in risposta a una petizione di alcuni attivisti per i diritti degli animali, che intende farlo gradualmente, mano a mano che si rendano disponibili alternative.

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Cosa ha fatto finora l’Unione europea

In risposta all’iniziativa dei cittadini europei “Salva i cosmetici senza crudeltà – Impegnati per un’Europa senza test sugli animali”, Bruxelles ha fatto un quadro della situazione attuale. Innanzitutto dal 2013 vige il divieto totale della sperimentazione animale per i cosmetici e l’immissione sul mercato di prodotti cosmetici che sono stati testati sugli animali.

Inoltre la Commissione avvierà una nuova tabella di marcia con una serie di azioni legislative e non legislative per ridurre ulteriormente la sperimentazione animale, con l’obiettivo di passare infine a un sistema normativo che escluda la sperimentazione animale per le sostanze chimiche (ad esempio regolamento REACH, regolamento sui biocidi, regolamento sui prodotti fitosanitari e medicinali per uso umano e veterinario) continuando a sostenere con forza le alternative alla sperimentazione animale.

Sempre secondo quanto emerge dalla risposta della Commissione all’iniziativa dei cittadini, negli ultimi due decenni l’Ue ha stanziato oltre 1 miliardo di euro per sostenere più di 300 progetti volti a sviluppare alternative alla sperimentazione animale. Il bilancio destinato a questo settore è aumentato costantemente nel corso degli anni, passando da circa 11 milioni di euro all’anno nel periodo 1998-2002 a oltre 75 milioni di euro all’anno in media nel periodo 2014-2020.

Il laboratorio del JCR in prima linea nella ricerca di nuovi approcci

Il laboratorio di riferimento dell’Ue per le alternative alla sperimentazione animale (EURL ECVAM) del JCR, come si legge nella relazione, svolge un ruolo cruciale nel promuovere e agevolare l’uso di metodi non basati sugli animali nella sperimentazione e nella ricerca all’interno dell’Ue. Sia nell’attività di ricerca e sviluppo volte a migliorare i metodi non basati sugli animali a fini scientifici, sia nella convalida dei metodi alternativi utilizzati per le valutazioni della sicurezza delle sostanze chimiche, al fine di promuovere l’accettazione e l’adozione di metodi scientificamente validi da parte delle autorità di regolamentazione.

Attualmente, spiegano i ricercatori, vengono sviluppate, esaminate e integrate nei quadri di valutazione nuove metodologie che comprendono una serie di tecnologie innovative, tra cui i metodi in vitro che impiegano tessuti e cellule 3D, le tecnologie “organ-on-chip”, i modelli computazionali (compresi l’apprendimento automatico e l’intelligenza artificiale) e gli “omici” (trascrittomica e metabolomica), al fine di migliorare l’efficienza e l’efficacia della valutazione dei pericoli e dei rischi delle sostanze chimiche e dei prodotti in vari contesti normativi.

Gli ultimi lavori di ricerca dell’ECVAM

L’introduzione di nuovi approcci non basati sugli animali nella ricerca e nella sperimentazione richiede forti partnership tra più attori, che collaborano per massimizzare l’impatto e fare il miglior uso delle risorse. Ad esempio, l’ECVAM è coinvolto nel cluster ASPIS, finanziato da Bruxelles, che riunisce più di 70 organizzazioni scientifiche di 16 Paesi dell’Ue, del Regno Unito e degli Stati Uniti in tre progetti complementari, tutti incentrati sulla valutazione della sicurezza chimica basato esclusivamente su metodi non animali.

Il JRC ha inoltre stabilito una collaborazione formale con la partnership PARC, il principale partenariato pubblico-privato cofinanziato dall’Ue e dagli Stati membri con un importo di 400 milioni di euro. Il PARC è un’iniziativa settennale che coinvolge 200 istituzioni di 28 Paesi, che lavorano sulla valutazione del rischio chimico di prossima generazione per fornire migliori livelli di protezione della salute umana e dell’ambiente. Attraverso questa collaborazione, l’ECVAM sostiene diversi progetti PARC incentrati sull’utilizzo di metodi non animali nell’ambito di approcci integrati ai test e alla valutazione.

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La formazione nelle scuole e nelle università

Inoltre il laboratorio svolge un ruolo cruciale nel contribuire alla diffusione di informazioni e conoscenze relative al principio delle 3R e ai metodi alternativi fornendo orientamenti, organizzando seminari e conferenze nelle università e nelle scuole. Sebbene la Commissione non condivida l’opinione secondo cui sia necessaria una proposta legislativa per raggiungere l’obiettivo di eliminare gradualmente l’uso degli animali nella ricerca, nella formazione e nell’istruzione, sostiene attraverso l’ECVAM lo sviluppo di approcci alternativi con finanziamenti adeguati e intensificando la cooperazione tra Stati membri.

Tra i programmi citati nel documento del JCR un esempio è una nuova applicazione di realtà virtuale per condurre esperimenti simulati. Sviluppata nell’ambito di un progetto promosso dal Parlamento europeo, ha coinvolto gli studenti di età compresa tra i 14 e i 18 anni “trasportandoli” in un laboratorio virtuale dove devono affrontare una serie di sfide pratiche per impostare e realizzare il proprio esperimento in vitro utilizzando cellule umane.

Nel maggio 2023, l’ECVAM ha tenuto, inoltre, la quarta edizione della scuola estiva del JCR sugli approcci non animali nella scienza, accogliendo 120 studenti internazionali e scienziati a inizio carriera. Il programma, altamente interattivo, ha combinato lezioni di esperti, tavole rotonde, presentazioni e dibattiti, offrendo una ricca esperienza di apprendimento e un’opportunità di networking.

Leggi anche: La plastica che beviamo

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