La Commissione europea ha adottato l’Atto delegato complementare sulla tassonomia in cui definisce “verdi” gli investimenti nel gas e nell’energia nucleare, a patto che rispettino determinate condizioni. Nessuna sorpresa, quindi, da Bruxelles che conferma l’impianto della bozza inviata agli Stati membri lo scorso 31 dicembre.
Aspramente criticata dai tecnici stessi della Piattaforma della finanza sostenibile con cui la Commissione europea ha lavorato per elaborarla e da diversi governi nazionali come Austria, Spagna e Lussemburgo. Nonostante la Commissione europea un parziale passo indietro l’abbia fatto per quanto riguarda i criteri che permettono di definire gas ed energia nucleare fonti di energia pulite.
La tassonomia è la normativa dell’Unione europea che stabilisce quali attività economiche e fonti di energia possono essere definite “green”. Il suo scopo, in futuro, sarà favorire l’afflusso di capitali finanziari verso tutto ciò che è ritenuto “non dannoso” per l’ambiente e contrastare il greenwashing.
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Cosa prevede l’Atto delegato complementare su gas e nucleare
All’interno dell’Atto delegato complementare approvato oggi, ad essere criticata dai tecnici della Commissione e da alcuni Stati membri, non era tanto la soglia di emissione di 100 grammi di CO2 per kWh al di sopra della quale una centrale elettrica alimentata a gas non è ritenuta “verde”. Anzi, si tratta questo di un limite da più parti definito rigoroso.
Il problema erano tutta una serie di escamotage inseriti per favorire l’utilizzo del gas come fonte energetica di transizione. Adesso Bruxelles ha fatto una parziale retromarcia su questi obiettivi intermedi. La prima versione prevedeva che tali centrali dovessero utilizzare almeno il 30 per cento di gas rinnovabili o a basse emissioni di carbonio a partire dal primo gennaio 2026, per poi far salire tale quota almeno al 55 per cento a partire dal primo gennaio 2030 e di passare totalmente a gas rinnovabili o a basse emissioni entro il 31 dicembre 2035.
Solo quest’ultimo obiettivo viene confermato nella versione finale del documento, di fatto rendendo meno semplice investire su centrali a gas di vecchia generazione. Bruxelles ha inoltre respinto le richieste dell’Italia che aveva indicato di innalzare la soglia di emissione di CO2/kWh fino a 340 grammi. Una posizione, quella dell’Italia, in controtendenza rispetto agli altri Stati che invece consideravano la presenza del gas stesso contraria agli obiettivi climatici.
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Non si placano le polemiche e McGuinnes ammette: “È un atto imperfetto”
“Abbiamo trovato un equilibrio tra opinioni molto differenti”, ha ammesso in conferenza stampa la Commissaria Ue per i servizi finanziari Mairead McGuinness. Bruxelles, insomma, invita a concentrare l’attenzione sugli aspetti positivi: “L’Atto delegato complementare può essere imperfetto, ma è una soluzione reale che ci spinge ulteriormente verso l’obiettivo finale della neutralità dal carbonio”, ha dichiarato McGuinness.
Insomma, per la Commissione europea, qualsiasi strumento adatto a raggiungere la neutralità climatica va bene e per questo ha riconosciuto il gas una fonte energetica di transizione e ha incluso il nucleare tra le fonti di energia pulite, nel rispetto dei criteri di sicurezza e tutela dell’ambiente. “Oggi definiamo condizioni rigorose per aiutare a mobilitare i finanziamenti per sostenere questa transizione, lontano da fonti energetiche più dannose come il carbone”, ha aggiunto McGuinness.
Su quanto siano “rigorosi” i criteri, il dibattito non è destinato, però, ad esaurirsi nelle prossime settimane. Secondo McGuinness, ad esempio, l’energia nucleare farà parte del mix energetico europeo anche nel 2050. Una posizione sicuramente indigesta alla Germania, che ha immediatamente fatto sapere di non aver modificato la posizione contraria al nucleare e che nei prossimi quattro mesi valuterà se comportasi di conseguenza.
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L’iter di approvazione dell’Atto delegato
L’ultima parola sull’Atto delegato, spetta infatti al Consiglio Ue, composto dai singoli Stati membri, e al Parlamento europeo, che avranno quattro mesi per scrutinare il documento, più altri due se faranno richiesta. Dopodiché le istituzioni europee avranno due strade di fronte a sé: approvare l’Atto, senza possibilità di emendarlo, oppure bocciarlo.
Uno scenario piuttosto complicato, visto all’interno del Consiglio Ue servirà il voto contrario di almeno il 72% degli Stati membri, vale a dire almeno 20 nazioni, a patto che rappresentino almeno il 65% della popolazione dell’Unione. Mentre il Parlamento europeo deciderà con la maggioranza assoluta dell’Assemblea, quindi almeno 353 eurodeputati.
Una volta passato il periodo di scrutinio, l’Atto entrerà in vigore, ma questo non metterà la parola fine sul processo di sviluppo della tassonomia. La Commissione, infatti, ha intenzione in futuro di estendere ad altre attività economiche l’Atto delegato e adeguare i criteri tecnici per considerarle allineate alla tassonomia, probabilmente attraverso una revisione ogni tre anni.
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Le prossime tappe
Quello di oggi non è l’ultimo Atto delegato che sarà elaborato da Bruxelles, ma è solo il primo capitolo verso la creazione di una tassonomia europea. Ad anticipare ad Economiacircolare.com le prossime tappe è Marzia Traverso, ingegnera ambientale e professore ordinario all’Università di Aquisgrana, nonché membro della Piattaforma della finanza sostenibile della Commissione europea.
“La finanza sostenibile – spiega Traverso – mira a identificare quelle attività economiche che realizzano un contributo sostanziale al raggiungimento di almeno uno dei sei obiettivi ambientali definiti nel regolamento Tassonomia dell’Ue (in questo caso i due obiettivi sul clima: la riduzione dei cambiamenti climatici e l’adattamento ai cambiamenti climatici) e non danneggiano significativamente gli altri quattro obiettivi”, precisa la professoressa.
Quindi, entro il 2022 un nuovo Atto delegato riguarderà le attività che apportano un contributo sostanziale agli altri quattro obiettivi ambientali: uso sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine, transizione verso un’economia circolare, prevenzione e riduzione dell’inquinamento, protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.
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