Di diritto alla riparazione qui su EconomiaCircolare.com si sente parlare spesso. Non lo stesso si può dire degli USA, dove l’argomento è ancora di nicchia. Ma qualcosa si sta evidentemente muovendo anche da quella parte dell’oceano, se la settimana scorsa il presidente Joe Biden ha voluto addirittura dedicare un tweet alla questione.
“Quando possiedi un prodotto – ha scritto il presidente sul suo profilo Twitter ufficiale – dovresti essere in grado di ripararlo da te. Ecco perché ho incluso il supporto per il ‘diritto alla riparazione’ nel mio ordine esecutivo. Ora, aziende come Apple e Microsoft stanno cambiando le loro politiche in modo che le persone possano riparare i propri dispositivi da sole”.
When you own a product, you should be able to repair it yourself. That’s why I included support for the “right to repair” in my Executive Order.
Now, companies like Apple and Microsoft are changing their policies so folks will be able to repair their devices themselves.
— President Biden (@POTUS) January 24, 2022
È questione di competizione
L’occasione per il tweet è stata un incontro con il Competition Council della Casa Bianca durante il quale Biden ha fatto il punto su un suo ordine esecutivo dello scorso luglio, inteso a stimolare la competizione, che, ha spiegato il presidente, “si traduce in prezzi più bassi per le famiglie, in salari equi per i lavoratori e [..] incoraggia le aziende a innovare”.
Il provvedimento contiene 72 azioni che le varie agenzie federali dovranno intraprendere per riportare la competizione sui mercati. Tra queste, si raccomanda alla Federal Trade Commission (FTC) di creare regole che vietino alle aziende di impedire la riparazione dei propri prodotti da parte dei consumatori e di tecnici indipendenti, con particolare attenzione alle aziende produttrici di macchinari agricoli e di elettronica di consumo.
“Negare il diritto alla riparazione – ha spiegato Biden – aumenta i prezzi per i consumatori, significa che le officine di riparazione indipendenti non possono competere per offrirti servizi”.
Durante l’incontro della scorsa settimana l’inquilino della Casa Bianca ha voluto fare il punto della situazione su quell’ordine esecutivo ed è tornato sull’argomento del diritto alla riparazione, utilizzandolo come storia di successo e mostrando i progressi fatti. A seguito di quell’ordine infatti, la FTC ha formalmente adottato una posizione pro diritto alla riparazione, ha votato all’unanimità un’iniziativa per intensificare le indagini delle forze dell’ordine sulle pratiche che impediscono a privati e piccole aziende di riparare i loro prodotti e ha iniziato a studiare nuovi meccanismi per far rispettare il diritto dei consumatori alla riparazione fai da te.
Inoltre, ha spiegato Biden, alcune grandi aziende si sono offerte volontariamente di cambiare approccio: “Quello che è successo è stato che molte di queste aziende hanno detto: ‘Hai ragione, non c’è bisogno che ci ordini di farlo, lo faremo di nostra volontà’. Ad esempio, Apple e Microsoft stanno cambiando le loro politiche in modo che le persone possano riparare da sole i loro telefoni e laptop”.
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Cauto ottimismo tra utenti e addetti ai lavori
Su Twitter l’esplicita presa di posizione del presidente è stata accolta con entusiasmo dai tanti utenti appassionati di fai da te che da anni si scontrano con le limitazioni imposte dalle aziende. In particolare, hanno espresso approvazione per le iniziative del Governo i lavoratori del settore agricolo che negli ultimi anni, proprio in reazione alle barriere create dalle aziende, ha visto crescere il mercato di macchinari di vecchia generazione sui quali è ancora possibile fare riparazioni in autonomia. Sotto accusa aziende come John Deere, produttore di macchine agricole che non consente agli agricoltori di intervenire sui propri trattori e che per questo è stato portato più volte in corte, oltre ad essersi guadagnato il “premio” 2021 della Right to Repair Association come peggior prodotto per riparabilità.
Allo stesso tempo, c’è chi raccomanda un po’ di sano scetticismo, ricordando che le grandi aziende non sempre hanno dimostrato di saper mantenere le promesse fatte ai consumatori. Anche iFixit, un gruppo che offre supporto alla comunità di “riparatori” (ve ne abbiamo parlato qui), invita alla cautela: “Apple e Microsoft sono grandi aziende, certo – si legge in un articolo pubblicato sul loro sito internet – ma ci sono molti altri produttori che non faranno nulla per rendere i loro dispositivi più riparabili senza intervento dell’azienda. Inoltre, quei due giganti aziendali non metteranno la riparazione indipendente sullo stesso piano dei loro servizi interni: stanno compiendo piccoli passi, seppur storici”.
L’articolo prosegue lamentando un mancato riconoscimento da parte dell’amministrazione del lavoro fatto dagli attivisti, dalle associazioni di categoria e dalla stampa per sensibilizzare l’opinione pubblica al problema.
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Dalle battaglie alle leggi
E non sbaglia iFixit a voler riportare l’attenzione verso chi per il diritto alla riparazione si batte da anni, perché è solo grazie a quelle battaglie che oggi la questione sta arrivando sui tavoli dei decisori pubblici di tanti paesi, tra cui, ultima, l’America, dove di recente diversi stati stanno discutendo legislazioni specifiche. Non senza difficoltà: in Massachusetts, dove poco più di un anno fa i cittadini hanno votato a larga maggioranza a favore di leggi che dovrebbero consentire alle autofficine indipendenti di ricevere dati telematici per intervenire sui veicoli (un problema che riguarda in modo particolare i proprietari di auto Tesla), i gruppi che rappresentano le case automobilistiche stanno ora introducendo proposte mirate a ritardare l’entrata in vigore della legge, con l’obiettivo di farla slittare dal 2022 al 2025.
Ma la rivoluzione della riparazione non si ferma: lo scorso ottobre il movimento era riuscito a portare a casa un’altra grande vittoria quando il Copyright Office aveva emesso delle esenzioni dal Digital Millennium Copyright Act che consentono ai consumatori di hackerare, a scopo di “diagnosi, manutenzione e riparazione”, dispositivi che contengono blocchi software. Un piccolo passo alla volta, si fa la storia.
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