Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha reso noto di aver avviato a consultazione lo schema di decreto che introduce un sistema di responsabilità estesa del produttore (in inglese EPR, Extended producer responsibility) per il settore del tessile e della moda.
Una notizia attesa da tempo, al punto che EconomiaCircolare.com ha aperto un dibattito su come si dovrebbe modellare, a giudizio degli operatori del settore, lo schema EPR. Intanto nei mesi scorsi sono nati diversi consorzi che si candidano a gestire in forma collettiva (ma il decreto lascia aperta la possibilità della gestione individuale) questa frazione di rifiuto, come già accade per altre frazioni come gli imballaggi, i Raee, i penumatici. Anche abbigliamento, calzature, accessori, pelletteria e tessili per la casa si faranno, dunque, carico di garantire una maggiore sostenibilità dei loro prodotti, in particolare dopo che gli utilizzatori cessano di usare il capo o tessuto.
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Consultati soltanto gli stakeholder “principali”
La consultazione, ha spiegato il ministro, riguarderà soltanto “gli stakeholder principali” e terminerà il prossimo 3 marzo. Non è ancora noto quale sia il criterio con il quale il ministero abbia individuato i soggetti da coinvolgere e quelli, invece, esclusi dalla possibilità di fornire il loro contributo alla messa a punto del decreto.
La nota del Mase che annuncia la consultazione focalizza poi l’attenzione sulla necessità di “affermare la centralità di chi produce nel rispetto della legge e dell’ambiente, fermando quegli smaltimenti incontrollati di rifiuti tessili che nascondono una filiera dell’illegalità a danno dell’imprenditoria onesta”.
Nasce il CORIT, Centro di Coordinamento per il Riciclo dei Tessili
Tornando al sistema di EPR per i tessili e il settore moda, il Mase ricorda che il sistema di gestione è sostenuto dagli stessi produttori (termine che di solito include produttori e importatori dei beni), che versando un contributo economico “assicura idonei mezzi finanziari e organizzativi”, realizzando – specifica sempre la nota – una rete capillare di raccolta in accordo con gli Enti d’ambito e “lo sviluppo di sistemi di raccolta selettivi per incrementare la qualità delle frazioni tessili”.
Per raggiungere gli obiettivi fissati e per garantire il necessario coordinamento dell’attività di raccolta differenziata, viene inoltre istituito il CORIT, Centro di Coordinamento per il Riciclo dei Tessili, costituito da tutti i sistemi individuali e collettivi di gestione riconosciuti dal Mase.
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Il contributo ambientale e il focus sull’ecoprogettazione
Il ministro Pichetto tiene poi a chiarire che questo contributo ambientale non dovrà essere superiore ai costi necessari per coprire i costi di gestione dei rifiuti e per “dovrà favorire l’innovazione orientata verso modelli di economia circolare”. Ma l’attenzione del decreto, sempre stando alla nota stampa, si appunta anche sulla ecoprogettazione (o ecodesign) e sulla finalità di ridurre a monte gli impatti ambientali e la generazione di rifiuti. Per questo, è chiesto al produttore di sviluppare, produrre, commercializzare prodotti “adatti al riutilizzo e alla riparazione, contenenti materiali riciclati, tecnicamente durevoli e facilmente riparabili”.
Le buone pratiche elencate dallo schema di decreto EPR tessile
Elencando le buone pratiche possibili, la nota fa poi riferimento a “fibre tessili e materiali naturali biocompatibili, l’eliminazione di componenti e sostanze pericolose anche con riferimento alle microplastiche rilasciate nell’ambiente, la riduzione di difetti di qualità che portino il consumatore a disfarsene, ma anche l’impiego di tecniche di mischia delle fibre e di tessuti che favoriscano adattabilità a usi multipli e riparabilità”.
Si parla poi di ricerca, sviluppo e utilizzo di tecnologie avanzate per la cernita di fibre provenienti dal trattamento dei rifiuti e per il riciclaggio, nonché di un sistema di “etichettatura digitale” che descriva caratteristiche e composizione fibrosa, indicando parti non tessili di origine animale, “una etichettatura digitale che descriva caratteristiche e composizione fibrosa, indicando parti non tessili di origine animale”.
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Il ministro: “Valorizzare l’eccellenza italiana e l’eco-innovazione”
“Nel tessile – spiega il ministro Pichetto Fratin – l’Italia esprime da sempre una straordinaria eccellenza, fatta di piccole e medie imprese di altissima qualità: è il motivo per cui abbiamo il dovere di costruire, con il contributo irrinunciabile di chi opera in questo mondo, un sistema che valorizzi l’eco-innovazione e ci aiuti ad affermare la centralità di chi produce nel rispetto della legge e dell’ambiente, fermando quegli smaltimenti incontrollati di rifiuti tessili che nascondono una filiera dell’illegalità a danno dell’imprenditoria onesta. Il regime di responsabilità estesa prevede che il produttore si faccia carico del finanziamento e della organizzazione della raccolta, dell’avvio a preparazione per il riutilizzo, riciclaggio e recupero dei rifiuti derivanti dai prodotti tessili”.
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