mercoledì, Dicembre 3, 2025

Al via la Strategia Ue per la bioeconomia: ecco cosa prevede (e cosa non quadra)

La Commissione Europea ha diffuso il testo della nuova Strategia per la bioeconomia. L'obiettivo è sostituire materiali e prodotti derivati da fonti fossili con soluzioni a basso impatto e circolari, utilizzando risorse biologiche rinnovabili. Numerosi e importanti i settori di applicazione. Ma non mancano le critiche

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Redazione EconomiaCircolare.com

La Commissione Ue ha adottato ieri, 27 novembre, la nuova Strategia per la bioeconomia (“A strategic framework for a competitive and sustainable EU bioeconomy”), con la previsione di emanare le prime proposte legislative già nel primo trimestre del 2026, per poi adottare ulteriori misure fino al 2030. L’obiettivo è sostituire materiali e prodotti derivati da fonti fossili con soluzioni a basso impatto e circolari utilizzando risorse biologiche rinnovabili, su terra e in mare, per produrre alimenti, materiali, energia, prodotti chimici, biomasse, fibre tessili, bioplastiche, fertilizzanti, e molto altro. 

Questo approccio può riguardare settori molto diversi tra loro: agricoltura, silvicoltura, pesca e acquacoltura, produzione industriale di materiali, biotecnologie, biofabbricazione, fino alla chimica “verde” e ai nuovi materiali. Quelli definiti come prioritari dal documento sono la plastica bio-based, i materiali da imballaggio e le fibre tessili.

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La Strategia per la bioeconomia come driver per la “crescita verde”

Nel presentare la Strategia per la bioeconomia la Commissione insiste sul fatto che si tratti di un driver di crescita verde, competitività e resilienza, nonché motore per garantire la sicurezza alimentare e nutrizionale, gestire le risorse naturali in modo più sostenibile, ridurre la dipendenza da risorse non rinnovabili, contribuire alla lotta al cambiamento climatico, rafforzare la competitività europea e creare posti di lavoro.

L’11 marzo 2025 la Commissione aveva avviato una consultazione pubblica per raccogliere idee e contributi in vista di una nuova strategia per la bioeconomia, invitando cittadini, imprese, agricoltori, silvicoltori, società civile e tutti gli stakeholder interessati. Dopo mesi di elaborazione, il varo della Strategia per la bioeconomia segna, nelle intenzioni della Commissione, la possibilità di mobilitare investimenti, promuovere innovazione e creare le condizioni di mercato per i prodotti bio-based.

Strategia per la bioeconomia
Fonte: Commissione UE

L’esecutivo europeo evidenzia infatti come già oggi la bioeconomia dell’UE impieghi più di 17 milioni di persone (circa l’8% dei posti di lavoro nell’UE) e nel 2023 abbia raggiunto un valore stimato in circa 2.700 miliardi di euro. Eppure, secondo Bruxelles, “siamo solo all’inizio”: grazie alla nuova strategia, sarà possibile “sbloccare il potenziale” della bioeconomia, per farla diventare parte decisiva della transizione verso industrie pulite, circolari e resilienti.

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I pilastri della nuova Strategia per la bioeconomia

La nuova strategia punta su una combinazione di misure, investimenti e strumenti normativi per trasformare la bioeconomia in un motore industriale, economico e ambientale. Ecco i principali elementi del piano.

Rendere concrete le innovazioni bio-based

  • Scale-up delle innovazioni bio-based, grazie a un mix di investimenti pubblici e privati, e a un ambiente regolatorio più snello e chiaro, che faciliti l’approvazione di nuove soluzioni, in particolare per le piccole e medie imprese.
  • Creazione di un gruppo di investimento per la bioeconomia volto a stimolare capitali privati.

Sviluppo di “mercati guida” per materiali e tecnologie bio-based

  • Incentivare la domanda di prodotti bio-based: per esempio, introducendo obiettivi vincolanti nei quadri legislativi, affinché l’uso di materie prime fossili venga progressivamente sostituito da alternative sostenibili.
  • Istituire una “Alleanza per l’Europa bio-based”, un’associazione volontaria di imprese europee impegnate ad acquistare collettivamente soluzioni bio-based, con l’obiettivo di generare 10 miliardi di euro di domanda bio-based entro il 2030.

Uso sostenibile della biomassa e promozione di economie locali

  • Promuovere la circolarità e valorizzare la biomassa secondaria (rifiuti agricoli, sottoprodotti, scarti) come materia prima per bioenergie, bioplastica, fertilizzanti e altri usi.
  • Incentivi per agricoltori e forestali che adottano le pratiche più ecocompatibili: tutela del suolo, conservazione dei sink di carbonio, uso responsabile della biomassa.
  • Progetti sperimentali per implementare la bioeconomia a livello locale, in aree rurali, costiere e urbane.

Internazionalizzazione e resilienza della catena produttiva europea

– Sfruttare le risorse biologiche europee per ridurre la dipendenza da materie prime fossili e da importazioni critiche.

– Favorire l’accesso dell’industria europea ai mercati globali, rafforzando la posizione competitiva dell’UE e la sua autonomia strategica.

Misure per sostenere la domanda e gli investimenti

  • Il regolamento per l’ecodesign prodotti sostenibili (ESPR) stabilirà requisiti di prestazione e durata per i tessuti, inclusi quelli realizzati con fibre bio-based.
  • La revisione dei metodi di Product Environmental Footprint considererà indicatori relativi alla prestazione delle fibre e all’impatto ambientale, facilitando la comprensione dei materiali bio-based.
  • Un gruppo di lavoro della Rete della Politica agricola comuna esplorerà come rafforzare la capacità di lavorazione della lana nell’UE e diversificare il reddito degli agricoltori.

Integrazione con l’innovazione scientifica e le biotecnologie

Il nuovo quadro strategico si inserisce in una visione più ampia, che lega la bioeconomia alle politiche per l’innovazione, la decarbonizzazione, l’economia circolare e l’industria pulita. In particolare, con l’azione del Circular Bio-based Europe Joint Undertaking (CBE JU), la Commissione destina risorse a ricerca e innovazione: tecnologie cross-settoriali, nuovi materiali, processi di biomanifattura efficienti, bioremediation e circolarità del carbonio.

strategia bioeconomia 2

Sparito il riferimento alle pressioni sugli ecosistemi

Nel presentare la novità, la Commissione sottolinea l’obiettivo di “creare un quadro per la bioeconomia che stimoli innovazione e investimenti, sviluppi mercati guida per materiali e tecnologie a base biologica, garantisca un approvvigionamento sostenibile di biomassa e sfrutti le opportunità a livello globale”. Una visione che non convince l’European Environmental Bureau, che riunisce oltre 160 Ong ambientaliste europee

Per la responsabile dell’economia circolare Eva Bille, “invece di definire una strategia che affronti l’eccessiva domanda di risorse da parte dell’Europa, la Commissione si aggrappa all’illusione che possiamo semplicemente sostituire i nostri consumi attuali con input di origine biologica, trascurando il danno grave e immediato che ciò infliggerà alle persone e alla natura”. I timori nascono anche dal cambio di rotta registrato rispetto alla bozza di Strategia per la bioeconomia circolata solo un mese fa, a ottobre 2025. 

In quella versione del documento si riconosceva con chiarezza la necessità di ridurre drasticamente la pressione sugli ecosistemi, cosa che non avviene nel testo del documento poi adottato. Bille parla di “un’omissione cruciale” perché non tiene conto del superamento dei limiti ecologici in atto e delle due conseguenze.

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Nessuna spinta a ridurre l’uso a fini energetici

Anche la mancanza di un riferimento a “standard e metodologie per un uso e un non uso responsabili” delle biomasse e l’assenza di una gerarchia di utilizzo che premi le applicazioni meno impattanti e riduca gradualmente quelle più impattanti, come l’uso a fini energetici e i relativi incentivi, rappresenta un forte elemento di criticità per EEB, perché premia “usi inefficienti, ad alta intensità di carbonio e inquinanti della biomassa, nonostante le schiaccianti prove scientifiche che tali incentivi abbiano contribuito ad aggravare la crisi climatica, erodendo la capacità delle foreste di assorbire carbonio, distorcendo i mercati del legname e minando la sicurezza alimentare a lungo termine”.

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Poca attenzione all’agroecologia

Inoltre, osserva ancora l’EEB, “la proposta non prevede incentivi significativi per pratiche di gestione sostenibile del territorio, come la silvicoltura più vicina alla natura, l’agroecologia e l’agricoltura biologica, approcci che possono contribuire a soddisfare la crescente domanda del mercato di prodotti di origine ecologica”.

E della stessa opinione è anche Samy Porteron, Senior Programme Manager di ECOS, Environmental Coalition on Standards, secondo il quale la Strategia per la bioeconomia “invece di correggere altri vecchi errori, li mette al centro dell’attenzione e li riveste di un nuovo marchio. La competitività è importante e può funzionare a lungo termine solo se rimaniamo entro i limiti del pianeta. Le foreste, i suoli e i sistemi idrici europei sono già degradati e devono essere ripristinati man mano che ci allontaniamo dalle risorse fossili. I semi del potenziale di questa strategia devono ora essere coltivati ​​per trasformarli in una bioeconomia veramente moderna che soddisfi i bisogni umani e del pianeta”.

Bene il richiamo al regolamento Ecodesign

Per Zero Waste Europe l’enfasi della strategia sulla produzione di materiali piuttosto che sulla bioenergia è un passo positivo, e l’integrazione dell’uso a cascata come requisito pratico garantirebbe che la biomassa venga mantenuta in applicazioni di alto valore e di lunga durata, anziché essere dirottata verso usi di minor valore o di breve durata. La rete europea delle associazioni rifiuti zero evidenzia quanto sia importante che la Strategia abbia riconosciuto il Regolamento sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili (ESPR) come quadro di riferimento per orientare i prodotti biologici sostenibili. 

Aline Maigret, responsabile delle politiche di Zero Waste Europe, aggiunge poi: “ZWE ritiene che la strategia possa essere rafforzata agendo sulle nostre sei priorità: dare priorità ai prodotti riutilizzabili, garantire la sicurezza chimica, proteggere i contenuti riciclati, gestire efficacemente i rifiuti organici, promuovere un uso responsabile dei materiali, salvaguardare gli ecosistemi e integrare la circolarità in tutti i mercati principali”.

Insomma, il raggiungimento degli obiettivi legati alla decarbonizzazione e alla circolarità è tutt’altro che garantito: molto dipenderà da come saranno implementati gli strumenti, da come sarà gestita la biomassa, da quanto il settore pubblico e privato collaboreranno, e da quanto le politiche ambientali e industriali sapranno andare di pari passo. Ma soprattutto da quanto si terrà in conto la necessità di riportare produzione e consumo entro i limiti planetari.

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