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La crescente consapevolezza da parte dell’Industria Tessile/Moda circa la sua caratteristica di settore produttivo “ad alta intensità di risorse” e a rapida obsolescenza dei prodotti (il “fast fashion” spinge i consumatori a cambiare frequentemente il proprio guardaroba) da tempo ha stimolato una riflessione anche a livello della nostra Associazione, che è una delle più grandi organizzazioni mondiali di rappresentanza dell’Industria tessile e moda del mondo occidentale, aderisce a Confindustria ed è il socio più importante di Euratex.
Le proposte di Confindustria Moda per l’EPR: oltre la sola gestione dei rifiuti tessili
Confindustria Moda (CM), nel proprio ruolo di Associazione di Categoria, ha ritenuto quindi utile presentare già nel 2021 la propria strategia industriale complessiva, al fine di condividere con il decisore pubblico e gli altri stakeholder le proprie proposte per un’efficace transizione verso assetti organizzativi e produttivi decisamente improntati alla sostenibilità.
Tra gli orientamenti strategici, le aree di intervento e gli strumenti individuati figurano diversi punti che possono essere efficacemente attuati dalle imprese in forma collettiva, attraverso sistemi di gestione istituiti nell’ambito di un regime di Extended Producer Responsibility (EPR).
Pertanto, CM già nel 2021 ha presentato al Ministero dell’Ambiente (allora Ministero della Transizione Ecologica) la propria proposta per l’introduzione di un regime EPR “ad ampia portata” nel settore tessile, valutando che tale strumento rappresenta un’ottima base di partenza per affrontare il problema dei rifiuti tessili da diverse prospettive, complementari tra loro, utili a conseguire importanti obiettivi, più ampi della sola gestione del fine vita dei prodotti, quali:
- l’incentivazione della prevenzione della produzione di rifiuti tessili tramite il riutilizzo e la riparazione, attività che dovrebbero essere inserite nel perimetro di azione dei Sistemi dei produttori;
- la capillare diffusione dell’ecodesign, che consenta di produrre capi con maggiore durabilità e riparabilità;
- lo sviluppo di progetti di ricerca e sviluppo per introdurre nuove tecnologie per il sorting automatizzato e, soprattutto, il riciclo di tutti quei tessuti, multi-fibra o multi-materiale, che ad oggi non possono essere trattati e rappresentano il vero fallimento di mercato della filiera di gestione dei rifiuti tessili.
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Decoupling per migliorare la competitività
Come Associazione di Categoria di imprese industriali siamo ben consci che il miglioramento delle caratteristiche di durabilità e riparabilità dei capi si tradurrà già nel medio periodo in una diminuzione, all’inizio modesta ma progressivamente sempre più importante, delle quantità prodotte.
Sarà così sicuramente per la nostra industria, che si posiziona sulle fasce di mercato più elevate e si rivolge ai consumatori più evoluti e sofisticati a livello mondiale.
Naturalmente questo effetto è parte della strategia di decoupling che non solo l’Unione Europea raccomanda, ma che lo stesso settore riconosce come necessario assetto per migliorare la propria competitività nel lungo periodo.
Siamo però convinti che grazie allo sviluppo di nuove tecnologie e nuovo know-how per il riciclo dei capi a fine vita e dei rifiuti industriali, la nostra filiera sarà in grado di creare nuove aziende, nuovi posti di lavoro e nuove professioni.
La transizione verso la circolarità secondo CM deve pertanto essere accompagnata e sostenuta da misure di politica industriale in grado di facilitare le riconversioni produttive e gli ingenti investimenti che saranno necessari.
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