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mercoledì, Gennaio 8, 2025

Agenzia europea per l’ambiente: “Accelerare verso economia circolare è una priorità politica per l’Europa”

Dall’Agenzia un bilancio non positivo sull’economia circolare dei Paesi Ue, sia dal lato del consumo che, soprattutto, da quello della produzione: “Necessità di una maggiore attuazione delle politiche, di un sostegno finanziario e di una diffusione dei modelli di business e di consumo circolari”

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Redazione EconomiaCircolare.com

Due certezze sull’economia circolare europea. La prima è che il nostro continente ha fatto grandi progressi – dal punto di vista delle conoscenze, delle politiche dei risultati pratici. La seconda è che questi progressi sono insufficienti: restiamo una della aree della terra che, nonostante l’ottimo lavoro sul riciclo, consuma più materia e produce più rifiuti. Con inevitabili conseguenze sulle crisi ambientali che colpiscono il Pianeta, quella climatica, l’inquinamento e la perdita di biodiversità. Può essere sintetizzato così documento “L’economia circolare europea in fatti e cifre” (Europe’s circular economy in facts and figures’) dell’Agenzia europea per l’ambiente (AEA). Che conclude non solo sostenendo la necessità di fare di più e meglio, ma affermando che questa necessità “è diventata una priorità politica”.

Produttività delle risorse e riciclo, risultati insufficienti

In alcuni aspetti dell’economia circolare l’Europa eccelle, non c’è dubbio. Ad esempio l’AEA ricorda che il nostro continente è “altamente efficiente nell’estrazione di valore dalle risorse”. Come i lettori di EconomiaCircolare.com sanno, si tratta di quanta ricchezza (e, teoricamente, di quanto benessere) si ottiene dalle materie prime che utilizziamo: questa efficienza si misura infatti in euro ottenuti per unità di materia. L’Europa, si legge nel documento dell’agenzia, può vantare una produttività delle risorse superiore a 2 euro/kg: se questo dato ci dice poco, l’AEA sottolinea trattarsi di “più di 2,5 volte la media mondiale”.

Andando invece al fine vita dei beni ottenuti da quella materia, l’AEA osserva che “l’Europa ricicla quasi la metà dei rifiuti che produce”. Grazie a questa capacità – impiantistica, logistica, normativa – di riciclo, il nostro tasso di circolarità (la percentuale di materiali riciclati sul totale di quelli impiegati) “superiore a quella di altre regioni del mondo”. Possiamo farne un vanto, ma non possiamo essere soddisfatti: il tasso di circolarità europeo, cioè la percentuale di materia riciclata sul totale della materia utilizzata, è pari al solo 11,8%. Tra tutte le tonnellate di materia utilizzate dalla nostra economia, poco più di una su 10 arriva da riciclo. Dati insoddisfacenti e stagnanti: “i miglioramenti – sottolinea l’agenzia – sono stati limitati negli ultimi anni”.

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Imprese e consumatori

Dipende da questo e da stili di consumo ipertrofici se “ogni europeo utilizza circa 14 tonnellate di materiali e genera 5 tonnellate di rifiuti all’anno”. Sono tanti? No, peggio: sono “tra i livelli più alti a livello globale e oltre i limiti sostenibili”, sottolinea l’AEA.

I nostri modelli di consumo “non sono sostenibili e non si intravedono miglioramenti: ognuno di noi genera 70 kg di rifiuti alimentari ogni anno, mentre gli impatti del nostro consumo non mostrano segni di riduzione. Anzi, negli ultimi anni tali impatti sono aumentati. Il livello di questi impatti ambientali e climatici oltrepassa diversi confini planetari”.

Sono quindi necessari cambiamenti nei nostri modelli di consumo (prodotti e servizi a basso impatto, modelli di condivisione e di prodotto come servizio). “La nostra cultura del consumo, attualmente sotto la forte influenza del marketing, deve cambiare e forse essere stimolata da cambiamenti legislativi”. Ma i consumatori possono fare poco se il mercato, le imprese, non adeguano l’offerta ai bisogni del Pianeta. Sebbene le scelte dei consumatori siano importanti, quindi, rifletta infatti l’AEA, “esse sono condizionate dagli attuali sistemi di produzione”.

E veniamo allora alle imprese. Se è vero che le aziende europee stanno mostrando” segni di adozione della sostenibilità in generale e degli approcci circolari nei loro modelli di business in particolare”, altrettanto vero è che uno sguardo ai numeri assoluti invece che alle tendenze rivela che “le imprese orientate all’economia circolare sono ancora un po’ di nicchia e sono necessari ulteriori sforzi per integrare le pratiche di circolarità nel settore delle imprese”.

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Economia circolare, una priorità politica

Il bilancio insomma, al di là di primati, non è positivo. “La circolarità dei materiali in Europa è stata bassa e relativamente stabile negli ultimi anni, in quanto sia i volumi di riciclo che l’uso dei materiali sono rimasti fermi dal 2014. Inoltre, gli impatti ambientali globali del consumo europeo sono in aumento e i benefici ambientali della circolarità non sono ancora evidenti”.

Eppure l’Agenzia rileva che i Paesi Ue sono riusciti “a far crescere la propria economia utilizzando una quantità stabile di risorse e generando una quantità stabile di rifiuti”, raggiungendo quindi “un modesto livello di disaccoppiamento” tra crescita economica e impatti ambientali della crescita.

Economia circolare Europa
Fonte AEA

È chiaro, quindi, che dobbiamo fare di più: “Esiste un consenso sul riconoscimento di alcuni progressi – afferma l’AEA – accanto alla chiara necessità di una maggiore attuazione delle politiche, di un sostegno finanziario e di una diffusione dei modelli di business e di consumo circolari”.

Insomma, è il messaggio col quale potremmo sintetizzare il paper dell’agenzia, “accelerare la transizione verso un’economia circolare è diventata una priorità politica”.

Economia circolare Europa
Foto: Canva

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