mercoledì, Novembre 5, 2025

“Rinnovare l’EPR per aumentare produttività delle risorse e autonomia strategica UE”

E' necessario allargare gli effetti della responsabilità estesa del produttor (EPR) alla prevenzione dei rifiuti. Lo chiedono 38 associazioni europee e nazionali: “Un EPR più efficiente non sarà sufficiente a far progredire la circolarità”

Vittoria Moccagatta
Vittoria Moccagatta
Classe 1998. Laureata in filosofia all'Università degli Studi di Torino, è dottoranda in Design for Social Change presso l'ISIA Roma Design. È stata ricercatrice per il progetto "Torino città solidale e sostenibile"

Benissimo il rafforzamento della responsabilità estesa del produttore (EPR) nel Circular Economy Act, ma dovrà andare oltre la mera gestione dei rifiuti e garantire resilienza e competitività all’economia continentale. Attraverso un rinnovamento degli schemi EPR che incentivi economicamente anche la prevenzione dei rifiuti. In modo da garantire “l’aumento della produttività delle risorse” che è “fondamentale per l’UE per affrontare tempi incerti che coi attendono.

In una lettera aperta inviata ai vicepresidenti esecutivi della Commissione europea Teresa Ribera e Stéphane Séjourné e alla commissaria Jessika Roswall, una coalizione di 38 organizzazioni della società civile ha chiesto di “riavviare” la responsabilità estesa del produttore.

Leggi anche lo speciale EPR, oltre la gestione dei rifiuti

Efficienza e armonizzazioni non bastano

Le associazioni – dallo European Environmental Bureau (EEB) a vari Zero Waste nazionali, da RREUSE fino alla tedesca Deutsche Umwelthilfe alla Association of Cities and Regions for sustainable Resource management (ACR+) a Ecopreneur.eu – nella lettera affermano di sostenere i piani della Commissione per ottimizzare i sistemi EPR “migliorando l’armonizzazione e riducendo gli oneri amministrativi per i produttori in tutta l’UE”. Un quadro EPR più efficiente, infatti, “aiuterebbe ad affrontare sfide chiave come la mancanza di trasparenza, la frammentazione, il controllo limitato e il parassitismo”. L’istituzione di un organismo europeo di consulenza e monitoraggio degli EPR, sottolineano, potrebbe “alleggerire ulteriormente il carico amministrativo”.

Eppure la prevista ottimizzazione del sistema “non sarà sufficiente a far progredire la circolarità”. Per un motivo che risiede nel cuore stesso del meccanismo della responsabilità estesa come è stato concepito sinora. Se è vero che l’EPR è una delle principali fonti di finanziamento per la creazione e il funzionamento delle infrastrutture di gestione dei rifiuti nell’UE, i sui effetti – con alcune eccezioni – non risalgono la gerarchia dei rifiuti: “Attualmente non contribuisce a finanziare opzioni più efficienti dal punto di vista delle risorse come la prevenzione dei rifiuti, il riutilizzo, la riparazione, la rimessa a nuovo o la rifabbricazione”.

Le accezioni sono l’ERP francese per i prodotti tessili, che “già destina una parte delle entrate a un fondo per il riutilizzo e la riparazione”. E poi il regolamento imballaggi, che “prevede che una parte del bilancio dell’EPR sostenga le misure di prevenzione e riutilizzo, anche se non è riuscito a imporre una quota di finanziamento significativa”, si legge nella lettera.

Secondo le associazioni, proprio questa riduzione dell’influenza positiva sulla circolarità alla sola gestione dei rifiuti è uno dei motivi che spiegano “in parte i limitati progressi compiuti nell’ultimo decennio in materia di circolarità. I flussi di rifiuti come gli imballaggi o i RAEE sono cresciuti a un ritmo molto più veloce rispetto ai loro tassi di raccolta e riciclaggio”.

imballaggi 1 EPR

Le proposte

Come queste associazioni vorrebbero che fossero i nuovi EPR europei? Dovrebbero obbligatoriamente finanziare prevenzione dei rifiuti, riparazione e riutilizzo; includere anche i costi di pulizia e smaltimento dei rifiuti abbandonati; dovrebbero prevedere una revisione della governance, finalizzata all’armonizzazione e alla supervisione delle prestazioni dei Consorzi (PRO- Product Responsibilty Organization) ma anche per garantire che i comuni, le imprese sociali, le organizzazioni di riutilizzo e i riciclatori abbiano un posto a tavola nella progettazione degli schemi e nel processo decisionale; dovrebbero poi includere un “meccanismo di trasferimento delle tariffe” per finanziare il trattamento di fine vita dei prodotti usati quando questi vengono esportati al di fuori dell’UE; e poi prevedere obiettivi vincolanti per la prevenzione e il riutilizzo dei rifiuti (oltre al riciclaggio).

Leggi anche lo Speciale EPR per i rifiuti tessili

Anche le città in campo

Questa lettera congiunta è solo uno degli appelli, capitanati da Zero Waste Europe, per migliorare l’EPR. Durante l’estate, ad esempio, 36 città europee – tra cui Riga, Parigi, Tallinn e Bruxelles – e le imprese del settore del riutilizzo degli imballaggi hanno presentato un manifesto che chiede alla Commissione europea proprio di riformare i sistemi EPR. In particolare finanziando il riutilizzo e le iniziative di prevenzione e garantendo la trasparenza nella governance delle PRO, con un ruolo riconosciuto anche per i comuni.

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