Lo scorso 14 ottobre il giudice del tribunale amministrativo di Parigi ha imposto allo Stato francese di ridurre di 15 milioni di tonnellate le emissioni di gas serra entro il 31 dicembre del 2022. Tra il 2015 e il 2018, infatti, la Francia ha sforato il livello di emissioni massimo previsto dalla legge per oltre 62 milioni di tonnellate. Una violazione a cui la sentenza tenta di dare rimedio, richiamando lo Stato alle sue responsabilità.
La sentenza era già stata preceduta dalla condanna a febbraio scorso dello Stato per “inazione climatica” e “danno ecologico“, un danno che in Francia è normato anche dal codice civile. La vittoria era il frutto della causa lanciata nel 2019 da quattro organizzazioni attive nella lotta ai cambiamenti climatici: Notre Affaire à Tous, Fondazione Nicolas Hulot, Greenpeace Francia e Oxfam Francia.
Rispetto alla richiesta degli attivisti, però, il giudice ha optato per una soluzione di compromesso, sottraendo ai 62 milioni da pagare la quota di risparmio in termini di emissioni determinata dal periodo Covid.
“Questa decisione segna l’inizio di una nuova era per le politiche ambientali della Francia: d’ora in poi nessun presidente potrà pensare di ignorare la lotta ai cambiamenti climatici”, gioiscono gli attivisti di Notre Affaire à Tous dal loro account Facebook.
In Europa questa rappresenta un’altra vittoria storica, dopo i casi di Germania, Olanda e Belgio. Lo scorso aprile, infatti, grazie alla causa intentata da diverse organizzazioni ambientaliste la Corte costituzionale ha chiesto allo Stato obiettivi di riduzione più ambiziosi, tanto che il governo è stato costretto ad alzare il target di riduzione al 65%.
Anche in Olanda nel novembre del 2018 gli attivisti per il clima di Urgenda hanno festeggiato una notevole vittoria in tribunale, tanto che il governo ha deciso di aumentare il livello di riduzione del 25 per cento rispetto ai livelli del 1990. Intanto anche in Italia lo scorso giugno l’associazione A Sud insieme ad altri 200 ricorrenti tra cui Fridays for Future e molti altri hanno aperto la prima causa contro lo Stato italiano per inazione climatica. La prima udienza si terrà il 14 dicembre e gli attivisti stanno già preparando le richieste da portare al giudice.
“La via legale è uno strumento formidabile per fare pressione sullo Stato affinché moltiplichi i suoi sforzi nella lotta al cambiamento climatico. Come società civile abbiamo il compito di fare tutto il possibile per scongiurare la catastrofe alle porte, per questo abbiamo deciso di promuovere la prima causa climatica italiana”, dichiara Maura Peca, tra le autrici del libro La causa del secolo.
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