Dopo l’allarme degli anni scorsi delle autorità sanitarie francesi a milioni di residenti nella regione dell’Île de France di non mangiare uova provenienti da pollai domestici nell’area, un nuovo biomonitoraggio condotto da Zero Waste Europe e Fondazione ToxicoWatch sulle emissioni dei (co)inceneritori di rifiuti in Slovacchia e nei Paesi Bassi ha riscontrato alti livelli di inquinanti organici persistenti (POP) negli alimenti vicini agli impianti.
Secondo Janek Vahk, Zero Pollution Policy Manager di Zero Waste Europe, “i rapporti rivelano prove molto preoccupanti del fatto che gli alimenti coltivati in prossimità degli inceneritori sono contaminati da sostanze molto pericolose. Questa contaminazione rappresenta una minaccia significativa sia per la salute e le comunità. È imperativo agire con urgenza per affrontare questo problema crescente e salvaguardare la salute e il benessere pubblico”.
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I risultati dei biomonitoraggi nei pressi degli inceneritori
Quando si parla di biomonitoraggio si intende “lo studio e la valutazione dello stato dell’ambiente mediante un insieme di metodiche scientifiche che utilizzano specie animali o vegetali per misurare l’impatto degli agenti inquinanti sull’ambiente stesso” (Arpa). Cosa hanno rilevato i biomonitoraggi di Zero Waste Europe e ToxicoWatch Foundation?
Un impianto di Turňa nad Bodvou, in Slovacchia, ha rivelato che le uova, gli aghi di pino e i muschi presenti nelle vicinanze presentano concentrazioni “significativamente elevate” di diossine e PFAS, le “sostanze chimiche per sempre”. In particolare, i livelli di diossina nelle uova provenienti dal villaggi di Zádiel “superano i limiti europei del 300%”. Sono poi “molto preoccupanti gli elevati livelli di PFAS riscontrati nei corsi d’acqua di superficie vicino al forno per cemento” dove vengono co-inceneriti i rifiuti. I campioni di muschio presentano alcuni dei più alti livelli di metalli pesanti registrati in Europa.
L’indagine sull’inceneritore di rifiuti Reststoffen Energie Centrale (REC) di Harlingen, nei Paesi Bassi, ha rivelato che “le concentrazioni di diossina nelle uova delle galline da cortile a 2 km dall’inceneritore superavano di quasi il 300% il limite consentito dall’UE,”. Inoltre, le concentrazioni di PFOS (PFAS classificato come possibile cancerogeno per l’uomo) nelle uova provenienti dalla stessa località “hanno superato i livelli più alti precedentemente registrati nelle uova nei Paesi Bassi” (38,4 nanogrammi per grammo di grasso), secondo ZWE e ToxicoWatch Foundation: “La concentrazione di PFAS in questi tuorli d’uovo è paragonabile ai livelli riscontrati nei pressi dell’impianto fluorochimico di Anversa, dove sono stati rilevati 11 diversi composti PFAS”.
Gli studi, parte di un più ampio progetto di ricerca sul biomonitoraggio che abbraccia cinque Paesi europei (Belgio, Paesi Bassi, Spagna, Slovacchia e Francia) secondo le due associazioni testimoniano del fatto che “ulteriori ricerche sono essenziali per comprendere appieno le fonti e i modelli di deposizione di questi contaminanti”.
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