mercoledì, Novembre 5, 2025

Circular Economy Act, la consultazione pubblica e l’appello delle ONG

Fino al 6 novembre è possibile partecipare alla consultazione pubblica sul Circular Economy Act, il primo passo verso quella che sarà la prima legge-quadro europea sull’economia circolare. Temi che saranno anche al centro di Intelligenza Circolare, l’evento internazionale in programma a Roma il 2 ottobre, organizzato da ISIA Roma Design ed EconomiaCircolare.com

Vittoria Moccagatta
Vittoria Moccagatta
Classe 1998. Laureata in filosofia all'Università degli Studi di Torino, è dottoranda in Design for Social Change presso l'ISIA Roma Design. È stata ricercatrice per il progetto "Torino città solidale e sostenibile"

La Commissione europea ha avviato, lo scorso 1 agosto, una consultazione pubblica, insieme a un invito a presentare evidenze, dati, studi e contributi tecnici, per raccogliere opinioni, esperienze e proposte sul futuro Circular Economy Act (CEA). Si tratta del primo passo formale verso quella che sarà la prima legge-quadro europea sull’economia circolare, destinata a orientare strategicamente produzione, consumo, gestione delle risorse e politiche industriali nel prossimo decennio, anche con l’obiettivo di rendere l’Europa più autonoma, competitiva e resistente agli shock globali.

La consultazione, aperta fino al prossimo 6 novembre 2025, coinvolgerà cittadini, aziende, pubbliche amministrazioni, ONG, enti di ricerca e associazioni di categoria di tutti gli Stati membri. La commissaria europea all’Ambiente, la svedese Jessika Roswall, ha salutato il Circular Economy Act come il futuro “asse portante del Clean Industrial Deal e del Competitiveness Compass, rafforzando la sicurezza economica dell’Unione, la resilienza delle sue filiere produttive e contribuendo alla decarbonizzazione profonda dell’economia”. L’obiettivo è ambizioso quanto necessario: trasformare l’attuale mosaico normativo europeo in un sistema integrato e coerente che consenta all’economia circolare di passare da opzione complementare a infrastruttura portante del modello di sviluppo europeo, riducendo la dipendenza da altri Paesi e continenti per l’approvvigionamento di materie prime.

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Come (e perché) nasce il Circular Economy Act

L’idea di un Circular Economy Act si sviluppa come prosecuzione del Circular Economy Action Plan del 2020, che ha introdotto misure su prodotti sostenibili, rifiuti, imballaggi, plastica e materie prime critiche. Nel tempo è emersa con chiarezza la necessità di un salto di qualità: non più soltanto azioni settoriali o regolamenti frammentati, ma un quadro legislativo integrato che desse centralità ai modelli di produzione circolari.

Questa esigenza è al centro di diversi documenti sottoposti al dibattito pubblico a Bruxelles e non solo: dal rapporto Letta sul futuro del mercato unico al rapporto Draghi sugli investimenti strategici europei, fino all’Antwerp Declaration dell’industria europea e alla Budapest Declaration del Consiglio. Tutte le analisi convergono su un punto: senza un uso più efficiente e circolare delle risorse, l’Europa non potrà essere né competitiva, né sovrana, né sostenibile. Nel 2025 il Circular Economy Act è così entrato a pieno titolo tra le priorità strategiche della Commissione von der Leyen II, assumendo un ruolo centrale nell’attuazione del Green Deal, del Clean Industrial Deal e della nuova agenda di competitività dell’Unione, anche se non si può non cogliere la contraddizione tra la spinta alla circolarità e alla rigenerazione delle risorse e la scelta di puntare sul riarmo con forti investimenti nell’industria bellica, per definizione distruttiva.

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Circular Economy Act: l’iter legislativo

L’iter legislativo del Circular Economy Act sarà scandito da diverse tappe. Dopo la fase di consultazione pubblica e call for evidence (agosto-novembre 2025), seguirà l’impact assessment, che analizzerà costi, benefici e ricadute socioeconomiche delle varie opzioni normative.

La proposta legislativa ufficiale da parte della Commissione è prevista entro il quarto trimestre del 2026, con l’obiettivo di avviare l’iter di approvazione in Consiglio e Parlamento nel 2027. Parallelamente, verranno portate avanti alcune riforme complementari: la revisione della direttiva RAEE (qui), la digitalizzazione delle spedizioni transfrontaliere di rifiuti (con l’obbligo in vigore da maggio 2026) e l’armonizzazione della classificazione dei rifiuti a livello europeo.

Il CEA intende rispondere a una serie di problemi strutturali che frenano la transizione circolare: scarsa domanda di materiali secondari, barriere normative e tecniche agli scambi intra-UE, bassi tassi di riutilizzo e riciclo, e poca prevedibilità per le imprese. Un primo obiettivo sarà quindi costruire un mercato unico europeo per le materie prime seconde, che oggi sono ostacolate da normative divergenti e da un’offerta ancora limitata. Il secondo è promuovere la domanda di materiali riciclati tramite appalti pubblici verdi, incentivi, standard minimi e meccanismi di responsabilità estesa del produttore. Il terzo è integrare le politiche industriali, ambientali e di prodotto in un quadro normativo coerente. Tra gli strumenti ipotizzati figurano: obiettivi vincolanti di circolarità, requisiti di durabilità, riparabilità e riciclabilità per i prodotti (in sinergia con l’Ecodesign for Sustainable Products Regulation, ESPR), digital product passport, armonizzazione dei codici doganali per i rifiuti, misure di sostegno per le PMI e hub industriali regionali.

Il CEA non nasce per sostituire ma per coordinare e rafforzare le norme esistenti. Si integrerà con il Green Deal, di cui rappresenta uno dei motori realizzativi dal lato produttivo, con l’ESPR in fase di attuazione, con cui condivide l’obiettivo di migliorare l’impronta ambientale dei beni immessi sul mercato, e con il Critical Raw Materials Act, al fine di ridurre la dipendenza strategica da paesi terzi. Le prossime fasi di messa a punto del provvedimento ci diranno, poi, quanto si spingerà “in alto” nell’attuazione della gerarchia europea dei rifiuti, promuovendo la prevenzione, il riuso oltre che il riciclo e rendendo sempre più residuali recupero e smaltimento (e qui si apre la riflessione su quanto e se affidarsi all’incenerimento dei rifiuti).

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Economia, lavoro e ambiente: le promesse del Circular Economy Act

Ridurre la dipendenza dalle importazioni di materie prime critiche e stimolare modelli di business innovativi, abbassando peraltro i costi di produzione, significa generare un valore economico netto positivo per le imprese e accrescere la competitività del manifatturiero europeo, spiega la Ellen MacArthur Foundation. Mentre il Circularity Gap Report della Circle Economy Foundation ci ricorda annualmente che la “rivoluzione circolare” offre uno dei pochi strumenti in grado di riportare le attività produttive europee entro i confini planetari. La sola transizione energetica, infatti, non basta, è necessario intervenire anche sull’uso di risorse materiali: si stima che fino al 45 % delle emissioni globali non energetiche può essere ridotto grazie all’economia circolare, oltre a benefici sulla biodiversità e sulla qualità del suolo e dell’acqua.

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Anche sul piano sociale, il CEA ha potenzialità significative: potrà creare nuovi posti di lavoro nei settori della manutenzione, riparazione, riutilizzo, riciclo e logistica inversa, con vantaggi distribuiti su tutto il territorio europeo, in particolare nelle aree industriali in transizione.

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La lettera congiunta delle organizzazioni europee

A poche ore dal lancio della consultazione, otto importanti organizzazioni europee – tra cui la Ellen MacArthur Foundation, l’European Environmental Bureau (EEB), la rete RREUSE, il think tank IEEP (Institute for European Environmental Policy), Zero Waste Europe (che già aveva espresso in un documento le proprie proposte) e il Cambridge Institute for Sustainability Leadership – hanno firmato una lettera congiunta indirizzata alla Commissione per chiedere che il Circular Economy Act sia ambizioso, sistemico e vincolato a obiettivi scientifici.

“La legislazione europea sull’economia circolare deve diventare uno strumento per riorientare strutturalmente l’economia europea, non un semplice esercizio di semplificazione normativa”, si legge nel testo. “Abbiamo bisogno di obiettivi chiari, strumenti efficaci e meccanismi di monitoraggio”.

Le priorità del CEA per le ong sono chiare. Una prima aspettativa è che si stabiliscano obiettivi science based sull’uso delle risorse arrivando, come previsto dal Circular Economy Action Plan del 2020, a un accordo internazionale sulla gestione delle risorse naturali. C’è poi da utilizzare appieno il potenziale di mantenere in uso prodotti e componenti, non solo i materiali. “La legge – ricordano i firmatari dell’appello – dovrebbe dare priorità al riutilizzo, alla riparazione, al rinnovamento e alla rigenerazione rispetto al riciclo. Questo obiettivo può essere raggiunto introducendo obiettivi di prevenzione dei rifiuti, riutilizzo e preparazione per il riutilizzo nella legislazione pertinente, introducendo al contempo incentivi economici (comprese politiche fiscali e di appalti pubblici) per rendere la riparazione, la rigenerazione e i prodotti di seconda mano più attraenti dal punto di vista economico”.

Priorità che andrebbero estese anche ai programmi di responsabilità estesa del produttore (EPR), “garantendo la piena copertura dei costi per queste attività e includendo il sostegno finanziario agli attori dell’economia sociale”. La lettera accende anche i riflettori sulla necessità di garantire la circolazione sicura dei materiali integrando la legislazione in materia di sostanze chimiche e di economia circolare, migliorando l’accesso alle informazioni e garantendo la piena tracciabilità delle sostanze chimiche contenute nei prodotti. “Allo stesso tempo, è necessario istituire solidi sistemi di controllo per i materiali riciclati importati al fine di evitare rischi per la salute e l’ambiente” aggiunge la missiva, che si conclude con la disponibilità ad aprire un confronto su questi temi.

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Il Circular Economy Act al centro di “Intelligenza Circolare”

Proprio con l’obiettivo di alimentare la discussione EconomiaCircolare.com e l’università pubblica ISIA Roma Design hanno organizzato una giornata di riflessione, il prossimo 2 ottobre a Roma, in cui i contenuti e gli obiettivi del Circular Economy Act sono tra i temi chiave insieme al Regolamento Ecodesign (ESPR), al ruolo dell’intelligenza artificiale nella doppia transizione e in generale all’ecoinnovazione. L’evento “Intelligenza Circolare”, in programma negli spazi di Villa Altieri grazie al patrocinio della Città Metropolitana di Roma Capitale, coniugherà la prospettiva globale ed europea – con il contributo di diversi relatori internazionali – con quella italiana, mettendo a confronto istituzioni, mondo accademico e della ricerca, imprese impegnate nella transizione circolare e società civile (tutte le informazioni sono disponibili su www.intelligenzacircolare.com).

intelligenza circolare

Per l’Italia il CEA può diventare una leva di valorizzazione delle competenze nazionali, oltre che un’opportunità per promuovere innovazione, occupazione e riduzione degli impatti. E La consultazione pubblica appena avviata è una chiamata all’azione per tutti gli attori della transizione ecologica. I prossimi mesi saranno decisivi per definire il profilo e l’ambizione del futuro quadro normativo: quello che potrebbe cambiare per sempre il modo in cui l’Europa produce, consuma e rigenera valore e risorse.

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